Classe Navigatori: differenze tra le versioni
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|Sistemi_difensivi = 2 [[paramine]] tipo C per dragaggio in corsa
|Artiglieria = * 3 impianti binati scudati da [[120/50 Mod. 1926]]
* 2 [[mitragliera|mitragliere]] antiaeree da [[Vickers-Armstrong QF 2 lb|40/39 Mod. 1915]]
* 4 mitragliere antiaeree da [[Breda Mod. 31
|Siluri = * 6 lanciasiluri da 533 mm in 2
* 1 torpedine da rimorchio
|Altro_armamento = * 54 [[mina navale|mine]]
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|Ref = fonti citate nel corpo del testo
}}
La '''classe Navigatori''' era una serie di [[nave|navi da guerra]] della [[Regia Marina]] originariamente impostate, nel [[1928]], come appartenenti alla tipologia "[[esploratore (nave)|esploratore]]" e riclassificate [[cacciatorpediniere]] dal 5 settembre [[1938]]. La classe era composta da 12 unità che avevano i nomi di altrettanti celebri navigatori italiani: ''[[Alvise da Mosto (cacciatorpediniere)|Alvise da Mosto]]'', ''[[Antonio da Noli (cacciatorpediniere)|Antonio da Noli]], [[Nicoloso da Recco (cacciatorpediniere)|Nicoloso da Recco]], [[Giovanni da Verrazzano (cacciatorpediniere)|Giovanni da Verrazzano]], [[Lanzerotto Malocello (cacciatorpediniere)|Lanzerotto Malocello]], [[Leone Pancaldo (cacciatorpediniere)|Leone Pancaldo]], [[Emanuele Pessagno (cacciatorpediniere)|Emanuele Pessagno]], [[Antonio Pigafetta (cacciatorpediniere)|Antonio Pigafetta]], [[Luca Tarigo (cacciatorpediniere)|Luca Tarigo]], [[Antoniotto Usodimare (cacciatorpediniere)|Antoniotto Usodimare]], [[Ugolino Vivaldi (cacciatorpediniere)|Ugolino Vivaldi]]'' e ''[[Nicolò Zeno (cacciatorpediniere)|Nicolò Zeno]]''.
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La classe Navigatori fu l'ultima classe di "esploratori" progettata e costruita per la Regia Marina, in un momento storico in cui le strategie della guerra marittima stavano già mutando e l'aviazione stava già prendendo un ruolo preponderante nei compiti di ricognizione e avanscoperta<ref name=autogenerato1 />. Per capire quindi i motivi che spinsero la Regia Marina a dotarsi di un tipo di nave di per sé obsoleto occorre fare un passo indietro.
Dall'[[Unità d'Italia]] in poi cominciò a farsi strada nella classe politica italiana l'idea dell'[[Colonialismo italiano|espansione imperialista]]. Uno degli obbiettivi più prevedibili era l'egemonia nello scacchiere mediterraneo e per rendere il [[Mediterraneo]] "mare nostrum" occorreva averne il controllo marittimo e navale. Questi concetti rendevano la [[Francia]] il principale potenziale avversario navale dell'Italia e gli attriti tra le due nazioni si avvicinavano al limite dello scontro quando la [[prima guerra mondiale]], con la necessità di fare fronte comune contro il rischio dell'egemonia degli [[Imperi Centrali]], raffreddò temporaneamente questi attriti. Terminato vittoriosamente il conflitto, le tensioni ripresero e, successivamente al [[Trattato navale di Washington|trattato di Washington]] del [[1920]] in cui l'Italia appoggiata dalla [[Gran Bretagna]] ottenne la parità di tonnellaggio con la Francia<ref>Il trattato di Washington, tra le altre cose, prevedeva i limiti di tonnellaggio totale delle navi da battaglia che ogni nazione aderente poteva possedere. Per Francia e Italia questo limite fu fissato a 177.800 tonnellate (5 unità da 35.000 long tons). Questa decisione indispettì la Francia che dovendo impegnare la propria flotta su due fronti, Atlantico e Mediterraneo, avrebbe voluto per sé un limite più elevato: la parità con l'Italia metteva teoricamente la Francia in condizioni di svantaggio nel Mediterraneo (Alessandro Turrini, ''La strategia italiana dopo la prima guerra mondiale'', in ''La conquista degli abissi'', 2ª ed. Gorizia, Vittorelli Edizioni, 2006, ISBN 88-88264-05-1).</ref>, diedero la spinta ad una strategia di riarmo navale volta interamente alla competizione con la flotta francese<ref>{{cita libro|autore= Alessandro Turrini|capitolo= La strategia italiana dopo la prima guerra mondiale|titolo=La conquista degli abissi|edizione= 2ª ed.|città = Gorizia|editore= Vittorelli Edizioni|anno= 2006| ISBN= 88-88264-05-1}}</ref>. Infatti fino verso il 1936 gli strateghi italiani considerarono come ipotesi bellica più verosimile quella di una guerra contro la Francia, che sarebbe stata combattuta prevalentemente a terra e nella quale gli scontri navali sarebbero state delle prove di forza tra le grandi flotte dei due Paesi<ref>{{cita|Giorgerini}}.</ref>.
In quest'ottica di guerra navale classica, oltre a sviluppare le [[Nave da battaglia|navi da battaglia]] e gli [[Incrociatore pesante|incrociatori pesanti]], la Regia Marina riprese in considerazione l'utilizzo degli esploratori, non ritenendo l'arma aerea sufficientemente affidabile e troppo limitata dalle distanze e dalle condizioni atmosferiche. Pertanto, sempre seguendo l'impulso della competizione con le similari navi francesi (in particolare i grossi cacciatorpediniere delle classi [[Classe
Gli obbiettivi del progetto prevedevano prima di tutto una velocità assai elevata, un [[artiglieria|armamento]] antinave consistente e una discreta autonomia. A parte la velocità nessuno degli altri obbiettivi fu raggiunto in maniera tale da equivalere le suddette navi francesi, che risultarono più grandi e meglio armate. Il costo risultò comunque non indifferente, soprattutto per le scarse risorse che lo Stato italiano poteva dedicare all'industria bellica: infatti ogni unità, escluso l'armamento e gli altri accessori militari e di servizio, venne a costare circa 21 milioni di lire dell'epoca, pari a circa 17 milioni di [[Euro]] attuali ([[2007]]).
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=== Armamento e sistemi di difesa ===
[[File:RCT Da Recco3 Cannone Massimo Messina.jpg|thumb|Il complesso binato prodiero da 120/50 del ''Da Recco'']]
[[File:
L'armamento principale
[[File:Torretta telemetrica 3m Navigatori.jpg|thumb|left|Torretta telemetrica a due telemetri stereoscopici]]
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[[File:Paramine_foto.jpg|thumb|left|Paramine del tipo montato sulle unità della classe Navigatori. Visibili anche le tramogge per le bombe torpedini da getto e, in basso a sinistra, l'apparato nebbiogeno.]]
L'armamento antiaereo era inizialmente basato sulle due [[mitragliera|mitragliere]] [[
L'armamento subacqueo era originariamente costituito da due complessi trinati [[lanciasiluri]] in linea da 533 mm, tipo San Giorgio, posti uno tra i due fumaioli e il secondo a poppavia del secondo fumaiolo. La punteria era comandata elettricamente dalla Direzione Tiro fornita di due stazioni: una per il lancio diurno in coffa e una per il lancio notturno in plancia. Nel periodo prebellico, nell'ambito delle modifiche per migliorare la stabilità, i lanciasiluri furono sostituiti con complessi binati, più leggeri. Ma durante il conflitto sette unità vennero nuovamente attrezzate con gli impianti trinati (con sistemazione però a "piramide", tranne ''Da Recco'' e ''Pigafetta'' che ebbero impianti in linea), mentre le unità ancora superstiti dopo la metà del [[1942]] sbarcarono il complesso poppiero sostituendolo con due mitragliere antiaeree Breda 37/54.
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== Operatività ==
[[File:
=== Tempo di pace ===
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! Note
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| width=25% align=center|
| width=30% align=left|''Vivaldi'' {{simbolo|Burgee of commander of a squadron of destroyers of the Regia Marina.svg}}*, ''Da Noli'', ''Malocello'' e ''Pancaldo''
|rowspan="3"|All'inizio delle ostilità la IXª Divisione
<nowiki>*</nowiki>: {{simbolo|Burgee of commander of a squadron of destroyers of the Regia Marina.svg}} = capo squadriglia
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| align=center|XV
| align=center|IX Divisione
| align=left|''Pigafetta'' {{simbolo|Burgee of commander of a squadron of destroyers of the Regia Marina.svg}}, ''Da Mosto'', ''Da Verazzano'' e ''Zeno''
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| align=center|XVI
| align=center|VIII Divisione
| align=left|''Da Recco'' {{simbolo|Burgee of commander of a squadron of destroyers of the Regia Marina.svg}}, ''Pessagno'', ''Tarigo'' e ''Usodimare''
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