Franco Teodoro: differenze tra le versioni
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Dal 1965 al 1975, durante la lunga frequentazione con la Abet il suo lavoro di design spazia dalla ricerca di nuovi colori, decorazioni e finiture del laminato plastico allo studio di nuove applicazioni nel settore dell'architettura d'interni e degli elementi di arredo, fino agli allestimenti nei Saloni del Mobile di Milano e alle Eurodomus di Genova, Torino e Milano.
Nel 1967 nasce il gruppo di lavoro con [[Piero Gatti]] (1940-2017) e [[Cesare Paolini]] (1937-1983), con un piccolo studio in piazza Hermada, a Torino. La loro collaborazione porta i tre designer a partecipare a M.I.A. Mostra Internazionale dell'arredamento di Monza nel 1968, dove ricevono il primo premio ex aequo con il prototipo di MIA '68, contenitore rotante (ideato con l’architetto Guido Drocco)
La poltrona è presente in molte collezioni permanenti tra cui Museum of Modern Art di New York fin dal 1972, Victoria and Albert Museum di Londra, Israel Museum di Gerusalemme, Uméleckoprumyslové Muzeum di Praga, Staatliches Museum fur Angewandte Kunst di Monaco, Kunstgewerbemuseum di Berlino, Museum Fur Angewandte Kunst di Colonia, Museum für angewandte Kunst di Vienna, Taideteollisuusmuseo Konstindustrimuseet di Helsinki, Musée des Arts Décoratifs di Parigi, Fondazione Triennale Design Museum di Milano, Tel Aviv Museum of Art, Musée National d'Art Moderne di Parigi, Thessaloniki Design Museum, Brücke-Museum- di Berlino, Powerhouse Museum di Sydney, Philadelphia Museum of Art, Shiodome Italia Creative Center di Tokyo.
Entrano così a pieno titolo nel campo del Radical design<ref>https://www.
Parallelamente si avvia la collaborazione di Teodoro con l’Azienda Comus [[Bontempi (azienda)|Bontempi]]- [[Farfisa]] che durerà più di venticinque anni, dove affronta il tema della progettazione altamente industrializzata di strumenti musicali elettronici, dal giocattolo allo strumento musicale professionale di alta qualità tecnica.
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L'Archivio di Francesco Teodoro, conservato privatamente, contiene documentazione relativa all'attività svolta tra cui progetti su carta da lucido, elaborati grafici (in eliocopia), materiale fotografico e documentario per un totale di circa 10.000 pezzi.
L’immagine emblematica dell’Archivio è il Sacco del 1969, ma intorno ad esso ruota un’attività di designer che si sviluppa fino al 2005 e che prende le mosse proprio da un’interpretazione che nasce dalla spinta innovativa e propulsiva di quegli anni Sessanta evidenziata nella recente mostra di Milano, ''Oggetti e progetti per un mondo nuovo'' del 2018<ref>
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▲rinnovamento irreversibile, rivoluzionando anche l’idea dell’abitare e del design italiano. </ref>, di oggetti di design domestici, di allestimenti di stand, di mostre attraverso soluzioni geniali ispirate anche a materiali nuovi e malleabili. L’archivio è inoltre ricco di documentazione fotografica e tecnica ripercorrendo negli anni la storia di un lavoro di equipe con Gatti e Paolini e, alla scomparsa di Paolini nel 1983, un percorso individuale aperto però anche a nuove collaborazioni insieme a Gatti.
Dall’Archivio emergono inoltre con chiarezza quelle che sono state le costanti della riflessione di Teodoro, legate da una parte a un discorso critico nei confronti della società consumistica, delle grandi case di produzione, della concorrenza straniera a favore delle realtà locali, delle piccole imprese, della creatività individuale e dall’altra di rivisitazione della tradizione attraverso l’uso di materiali poveri, eco/compatibili, di redesign a partire da oggetti utilizzati in altri campi diversi da quello dell’arredamento, di riflessione su un design che traduce i cambiamenti in atto nella società.
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