Controllo sociale: differenze tra le versioni

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{{cn|Secondo il pensiero di [[Émile Durkheim]], il controllo sociale rappresenta l'idea che la società possa influenzare in modo coercitivo il comportamento del singolo soggetto, andando a generare, talvolta, comportamenti di rifiuto dello ''status quo'' e comportamenti anti-convenzionali. Egli concepiva la società come una entità esterna all'individuo, che esiste prima di esso e che ne influenza il comportamento. Celebre la sua affermazione: «''La società perpetua se stessa''», con cui è possibile comprendere il significato che il sociologo attribuiva alla società ed il suo potere.}}
 
Il filosofo Danilo Campanella ha introdotto il concetto di "controllo dall'alto"<ref name="riflessioni">{{Cita web |autore=Danilo Campanella |url=http://www.riflessioni.it/riflessioni-politiche/era-del-controllo-dall-alto.htm |titolo=La contestazione del '68 e la crisi dell'autorità: nasce dell'era del controllo dall'alto |sito=Riflessioni.it |accesso=27 novembre 2014 |data=ottobre 2014}}</ref> ossia quello dei ''mass media'' al servizio del potere politico. Secondo l'autore i media e le nuove tecnologie della [[terza rivoluzione industriale]] avrebbero trovato il pieno sviluppo negli anni settanta, sviluppatisi dopo le contestazioni del [[Sessantotto]]<ref name="riflessioni" /><ref>{{Cita|Danilo Campanella, 2015}}.</ref>
 
Per il politologo [[Giovanni Sartori]] il controllo sociale sarebbe un fenomeno tipico del postmodernismo, in particolare riferimento alla nascita del quinto potere, che avrebbe decostruito l'uomo a immagine e somiglianza del capitalismo<ref>{{Cita|Giovanni Sartori, 2009|p. 145}}.</ref>. Questo è un processo antropologico uniformativo<ref>{{Cita|Riccardo Narducci, 2016|pp. 89-90}}.</ref>, che, secondo il filosofo e saggista [[Noam Chomsky]] conduce ad un medesimo modello di vita per un unico tipo di cittadino: pacifista, lavoratore, consumatore<ref>{{Cita|Edward S. Herman e Noam Chomsky, 2008}}.</ref>.
 
== Tipologia ==
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* Il controllo ''formale'', o ''esterno'', è il controllo attuato dalle istituzioni, dalle norme penali e dalle sanzioni, ossia da agenti esterni che sorvegliano la condotta dell'individuo.
 
== Sanzione sociale ==
Per [[Pietro Rescigno]] "là dove l’ordinamento statuale rinuncia o sceglie di non giungere" proprio la censura pubblica può sostituire il vincolo giuridico imposto dalle norme di diritto positivo: grazie al precetto imposto dalla società può realizzarsi "un’originale vitalità del diritto, sia pure affidata a forme nuove rispetto alla concezione propria dei moderni; ed esso va completato, come si è detto, con la menzione delle autonomie collettive private a base non territoriale"<ref name="rescigno">{{Cita|Pietro Rescigno, 2009|p. 83}}.</ref>.
 
In questi casi l'esclusione o la riprovazione dei gruppi sociali o degli ambiti territoriali ben delimitati, può addirittura essere più efficace della sanzione giuridica (persino quella espressa nella forma della pena); accade in quelle realtà "che rispecchiano esigenze e moduli organizzativi legati ai luoghi, le autonomie collettive", che "possono essere una fonte di diritto di cui lo stato si avvale nella disciplina di particolari rapporti, o divenire il solo fattore produttivo di un regime vincolante"<ref name="rescigno" />.
 
Ma può accadere anche in contesti professionali particolarmente conchiusi: "lo strumento della sanzione sociale che risulta essere più efficace in un contesto socio-economico maggiormente integrato, quale quello del distretto. Nell’ambiente distrettuale, infatti, l’«ostracismo dalla comunità» non ha solo effetti economici, la negazione di credito per i periodi futuri, ma ha connotati anche sociali risultando essere un forte disincentivo per comportamenti opportunistici da parte del debitore"<ref>{{Cita|Fabrizio Cafaggi, 2004|p. 466}}.</ref>.
 
== Note ==