Terza guerra servile: differenze tra le versioni

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== Contesto storico ==
La [[Repubblica romana]] attraversò, nel corso del [[I secolo a.C.]], un lungo periodo di crisi che la portò al definitivo crollo, e permise l'affermarsi del [[principato (storia romana)|principato]]. La situazione politica, dunque, si caratterizzò lungo tutto il corso del secolo per una costante instabilità, favorita dai continui contrasti tra la fazione dei ''[[populares]]'' e quella degli ''[[ottimati|optimates]]'': dopo la [[guerra civile tra Mario e Silla|guerra civile]] tra l<nowiki>{{'</nowiki>}}''[[homo novus]]'' [[Gaio Mario|Mario]] e l'aristocratico [[Lucio Cornelio Silla|Silla]] e la successiva [[Lucio Cornelio Silla#Dittatore a vita|dittatura sillana]], si era consolidato il predominio della fazione aristocratica, divenuta sempre più la padrona incontrastata del [[senato romano|senato]] e della politica romana.<ref>Emilio Gabba, ''Esercito e società nella tarda repubblica romana'', Firenze 1973, pp. 383 (cap. 8) e segg.; pp. 407 e segg. (cap. 9)</ref><ref>Sul rapporto tra il predominio politico della fazione aristocratico e le condizioni degli schiavi si veda {{cita|Mommsen 1973|pp. 88-94}}.</ref> Da questa situazione di conflitto si sviluppò nell'[[80 a.C.]] la rivolta del popolare [[Quinto Sertorio]]: egli radunò attorno a sé i seguaci mariani sfuggiti alle [[proscrizione|proscrizioni]] di Silla e si rifugiò in ''[[Spagna romana|Hispania]]'', dove ottenne l'alleanza dei [[Lusitani]], mai realmente sottomessi all'autorità di Roma. Contro lo Stato ribelle organizzato da Sertorio grazie al continuo afflusso di "perseguitati politici" da Roma fu inviato, nel [[76 a.C.]], [[Gneo Pompeo Magno|Gneo Pompeo]], che poté avere la meglio solo quando la confederazione guidata da Sertorio si sfaldò, nel [[72 a.C.]]<ref>{{cita|Mommsen 1973|pp. 581 segg}}.</ref> Contemporaneamente, i Romani erano impegnati a Oriente nella [[guerre mitridatiche|terza guerra]] contro [[Mitridate VI del Ponto]], condotta dal generale [[Lucio Licinio Lucullo]]:<ref>{{cita|Mommsen 1973|pp. 622 e segg}}.</ref> il duplice impegno militare riduceva di fatto la presenza di truppe in Italia, rendendo l'esercito inadeguato e permettendo l'iniziale successo della rivolta guidata da Spartaco.<ref>{{cita|Antonelli 1986|pp. 96-97}}; {{cita|Scullard 1992|pp. 120-121}}; {{cita|Mommsen 1973|pp. 656-659}}; {{cita|Brizzi 1997|p. 348}}.</ref>
 
{{Citazione|Mancavano soldati addestrati non meno che generali sperimentati. Quinto Metello e Gneo Pompeo erano impegnati in Spagna, Marco Lucullo nella Tracia, Lucio Lucullo nell'Asia minore, e non vi erano disponibili che milizie inesperte e tutt'al più ufficiali mediocri.|[[Theodor Mommsen]]<ref>{{cita|Mommsen 1973|pp. 657-658}}.</ref>}}
 
Altro stimolo alla rivolta da parte degli schiavi (rivolta peraltro generale più che regionale, al contrario della [[prima guerra servile|prima]] e della [[seconda guerra servile]]) fu certamente il successo e l'inquietudine sociale dei [[popoli italici]] (che, in precedenza, erano sempre stati considerati solo federati),<ref>{{cita|Piganiol 1989|cap. 21 ''La rivolta contro Roma. Tentativo di restaurazione del regime aristocratico. (91-71 a.C.)'', pp. 385 e segg}}; {{cita|Antonelli 1986|pp. 89-93}}; {{cita|Brizzi 1997|p. 349}}.</ref> i quali erano riusciti ad ottenere, a prezzo di una lunga e sanguinosa "[[guerra sociale|guerra interna]]" durata ben tre anni ([[91 a.C.|91]]-[[88 a.C.]]), un'estensione dei diritti di cittadinanza.