Partito Ba'th: differenze tra le versioni

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Nel novembre di quell'anno il ''Baʿth'' si fonde con il Partito Socialista Arabo di Akram al-Ḥurānī, un siriano di [[Hama|Hamā]] di estrazione sociale particolarmente disagiata (ʿAflaq e al-Bīṭār provenivano invece da famiglie di medio-piccoli possidenti e commercianti, tant'è vero che Bītār aveva avuto un nonno alto dignitario religioso, assai rinomato al [[Il Cairo|Cairo]] e a [[Istanbul]], le due più importanti città islamiche del tempo). Akram al-Ḥurānī portava in dote un gran numero di iscritti provenienti dalla classe contadina e, già nel primo convegno da lui organizzato nel 1952 ad [[Aleppo]] per tutelare gli interessi degli agricoltori, i partecipanti simpatizzanti erano già 40.000.
 
HurānīḤurānī veniva da una lunga militanza nelle file del Partito Socialista Siriano, organizzazione assai peculiarmente “socialista”, molto forte nel vicino [[Libano]] in cui l'aveva fondata [[Antun Saade|Antūn Saʿdeh]] che sarà più tardi impiccato dalle autorità francesi. Dopo questa militanza HurānīḤurānī era stato animatore di un piccolo partitino fondato dal cugino ʿUthmān (il Partito della Gioventù - ''Ḥizb al-shabāb''). Fu per affinità ideologiche ma anche per la sua capacità di galvanizzare le masse e per il seguito di cui godeva all'interno del mondo contadino che la fusione ebbe luogo nel 1952 e, se il programma d'azione doveva rimanere essenzialmente quello del ''Baˁth'', la denominazione di Partito Arabo della Rinascita si accrebbe però dell'aggettivo “socialista”.
 
Il direttivo fu costituito da 3 baʿthisti (lo stesso ʿAflaq, al-Bīṭār e al-Sayyid) mentre del Partito Socialista Arabo entravano lo stesso al-Ḥurānī e il cristiano ortodosso [[Antun Maqdisi|Antūn Maqdisī]], professore universitario a [[Damasco]].
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Occorre dire che il maggior ideologo del ''Baʿth'' era però in parte responsabile di questa confusione: nel suo pensiero si affrontano infatti, in modo non sempre esemplarmente chiaro, concezioni nazionalistiche, individualistico-illuministiche e democratico-radicaleggianti, di stampo quasi giacobino. Le parole d'ordine del ''Baʿth'' furono essenzialmente tre, riflesse fedelmente nel motto: “unità araba, libertà e [[socialismo]]”, dove l'espressione "unità araba" indicava il collegamento “inevitabile”, al di là delle contingenti contrapposizioni, fra le varie realtà presenti nei vari Paesi arabi mentre il termine “libertà” era da intendersi tanto in senso generale, per la nazione araba, quanto per l'individuo, come affrancamento dal bisogno e dallo sfruttamento. Maggiore attenzione merita invece l'ultima parola d'ordine: socialismo.
 
Si osserverà che il socialismo ebbe - ed abbia ancora - un significato per il movimento panarabo del tutto distante da quello elaborato in ambito marxista e semmai più vicino per alcuni aspetti a quello della [[Associazione internazionale dei lavoratori|Prima Internazionale Socialista]]. Al contrario del [[marxismo]], il [[socialismo arabo]] non è collegato a una visione materialistica della vita ede anzi il ''Baʿth'' si vantava di aver elaborato con la sua dottrina una sorta di socialismo “spirituale”, ripudiando ogni forma di lotta di classe, ritenuta un “fattore di divisione interna e di conflitti” giacché «''tutte le differenze fra i figli [di questa nazione araba] sono incidentali e false''», mentre l'ateismo era del tutto assente ed era tutelato il diritto all'eredità e alla libera iniziativa privata in campo economico: retaggi questi dell'[[Islam]] che considera la prima come uno dei pilastri della società civile e la seconda come forse la migliore attività dell'uomo (''al-kāsib ḥabīb Allāh'', ossia "chi guadagna è amato da Dio").
 
=== Il ''Baʿth'' in Iraq ===
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Il complotto riuscì, grazie anche all'alleanza con [[Abd al-Salam Arif|ʿAbd al-Salām ʿĀrif]], e Qāsim fu trucidato con 5.000 suoi sostenitori, facendo precedere il tutto dall'eliminazione di alcuni esponenti militari comunisti che si temeva avrebbero potuto reagire efficacemente al complotto (uccisione del generale dell'aviazione Jalāl al-Awqātī, superiore di ʿAmmāsh, esonerato e imprigionato pochi giorni prima del nuovo ''putsch''). In base ad alcune rivelazioni ([[Husayn di Giordania|re Ḥusayn di Giordania]] a [[Muhammad Hassaneyn Haykal]], direttore del quotidiano egiziano ''al-Ahrām'') dietro il tutto la CIA non avrebbe svolto un ruolo insignificante.
 
Nel febbraio del 1963 i membri del partito ''Baʿth'' erano ormai non meno di 15 000 ma la gestione del potere non fu assolutamente esente da forme di acceso personalismo, come ebbe a denunciare lo stesso ʿAflaq, mentre saliva la fama di al-Saʿdī e del col. Mundhir al-WandāwīWindāwī, guida di una cosiddetta “Guardia Nazionalista”, i cui organici crebbero in pochi mesi dalle 5.000 unità iniziali fino alle 34.000 dell'agosto 1963: vero strumento di repressione che riuscì rapidamente ad alienarsi le simpatie dei partiti e dei movimenti che avevano inizialmente veduto con favore il colpo di Stato del 1963.
 
La conflittualità peraltro non mancava neppure all'interno del partito e già l'ala militare si scontrava con l'ala civile, la mancanza di programmi aggravava il quadro d'insieme, una certa aria di “reazione” inquinava le coscienze laiche del partito (abrogazione delle norme di equiparazione fra uomini e donne in campo ereditario, perché “non in armonia con la ''[[Shari'a|sharīʿa]]''”) mentre in situazione non dissimile versava la Siria, dove veniva di fatto eliminato politicamente il vecchio gruppo fondatore del partito. Iniziava così la parabola discendente del partito ''Baʿth''.