Arco di Augusto (Rimini): differenze tra le versioni

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L''''Arco di Augusto''' di [[Rimini]] è il più antico arco romano tra quelli conservati<ref name="P72-1213">{{Cita|Pasini (1972)|pp. 12-13}}.</ref> ed è stato costruito nel [[27 a.C.]] con decreto del [[Senato romano]] al fine di onorare l'imperatore [[Augusto]] per aver restaurato la [[via Flaminia]] e le più importanti strade italiane e come la via Emilia e la via Popilia;<ref name="P72-11">{{Cita|Pasini (1972)|p. 11}}.</ref> {{Senza fonte|come la via Emilia e la via Popilia}}; esso, infatti, segnava la fine della via Flaminia che collegava Rimini a [[Roma]], capitale dell'Impero, confluendo poi nel [[decumano massimo]], l'odierno corso d'Augusto,<ref name="P72-11" /> e che portava all'imbocco dell'antica [[via Emilia]] ([[cardo massimo]]).<ref>{{Cita|Pasini (1972)|p. 16}}.</ref> Insieme al [[ponte di Tiberio]], è uno dei simboli della città di Rimini, tanto da comparire nello stemma della città.<ref>{{Cita web|url=http://comune.rimini.it/amministrazione/luoghi/monumenti/arco-daugusto|titolo=Arco d'Augusto {{!}} Comune di Rimini|sito=comune.rimini.it|accesso=2021-10-06}}</ref>
 
==Descrizione==
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File:Arco di augusto, rimini, interno 04.1.jpg|[[Minerva]] con il [[Gladio (arma)|gladio]] e la [[corazza]]-[[trofeo]]
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[[File:Sigillo del Duca Orso (X secolo), Rimini.JPG|miniatura|154x154px|Sigillo della città con raffigurazione dell'arco e del ponte (XIII secsecolo d.C.) recante la scritta "ARIMINVM MITTIT QUOD PRESENS PAGINA PANDIT / ARCVS / PONS"<ref name="P72-14">{{Cita|Pasini (1972)|p. 14}}.</ref>]]
L'attico nella sua forma originale è andato distrutto, probabilmente a causa di terremoti, e fu ricostruito nella sua forma attuale in [[epoca medievale]] (circa [[X secolo]] [[d.C.]]), periodo in cui la città venne tenuta dai [[ghibellini]]; il documento grafico più antico del monumento in epoca medievale è il [[Sigillo (oggetto)|sigillo]] del [[duca]] Orso (X sec.secolo), rinvenuto da [[Luigi Tonini]], oltre che un altro sigillo della città del [[XIII sec.secolo]].<ref name="P72-14" />
 
La funzione principale dell'opera, oltre a quella di porta urbica, era quella commemorativa e propagandistica svolta dall'iscrizione presente nell'attico, andata parzialmente persa, e probabilmente da un gruppo plastico,<ref name="P72-14" /> come poteva essere la statua bronzea dell'[[Augusto|imperatore Augusto]] ritratto nell'atto di condurre una [[quadriga]], o, {{chiarire|secondo un'altra ipotesi del riminese Danilo Re<ref>[http://www.chiamamicitta.net/1/5660/notizie/RIMINI/Re_Danilo/articolo/I_BRONZI_DI_CARTOCETO_ERANO_SULLARCO_DAUGUSTO.html I bronzi di Cartoceto erano sull'Arco di Augusto?] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140413154654/http://www.chiamamicitta.net/1/5660/notizie/RIMINI/Re_Danilo/articolo/I_BRONZI_DI_CARTOCETO_ERANO_SULLARCO_DAUGUSTO.html|data=13 aprile 2014}}</ref>, i quattro [[Bronzi dorati da Cartoceto di Pergola|Bronzi dorati da Cartoceto]] ([[Provincia di Pesaro e Urbino|PU]]), che rappresenterebbero in questo caso [[Giulio Cesare]], Augusto, [[Azia maggiore]] (madre di Augusto) e [[Giulia minore (sorella di Cesare)|Giulia minore]] (madre di Azia e sorella di Cesare), il che spiegherebbe anche il nome di "Porta Aurea", usato fin dal Medioevo|ipotesiattendibilità di un riminese (neanche studioso in materia), che potrà fare anche accedere gli animi dei riminesi, ma è totalmente totalmente priva di risconto in campo archeologicoincerta}}; tuttavia, esistono altre ipotesi per la collocazione originaria e l'identificazione dei Bronzi dorati di Cartoceto<ref>Sandro Stucchi, ''Il gruppo bronzeo tiberiano da Cartoceto'', Roma 1998; F. Coarelli, in ''I bronzi dorati di Pergola: un enigma?'', a cura di Mario Luni, Fermo Giovanni Motta, edizioni QuattroVenti, 2000; Lorenzo Braccesi, ''Terra di confine: archeologia e storia tra Marche, Romagna e San Marino'', L'ERMA di BRETSCHNEIDER, 2007 (pagg. 209 e seguenti); [https://it.calameo.com/read/00052364735397bc07456 Notizia tratta dal mensile della Regione Marche anno XXIX n. 9-12/2001 Ipotesi di Viktor H. Böhm]</ref>.
 
L'iscrizione, ora mutila delle parti ricostruite tra parentesi quadre, era la seguente:[[File:Rimini 14.jpg|miniatura|Dettaglio dell'iscrizione superstite nell'attico]]{{Citazione|Il Senato e il popolo romano (dedicarono) al condottiero Cesare, figlio del divino Giulio, Augusto,