Concept store: differenze tra le versioni

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{{C|la definizione di concept store è errata, vedi discussione, il seguito della pagina è piuttosto arbitrario e approssimativo|economia|dicembre 2010}}
{{f|commercio|settembre 2009}}
[[File:Concept-Store Townhouse.jpg|thumb|240px|L'interno di un concept store a Zurigo]]
 
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== Strategia di marketing ==
 
È possibile ricondurre la nascita dei concept store all'evoluzione del [[marketing]] contemporaneo: il punto vendita deve trasformarsi in un vissuto personale dei clienti carico di fascino, tanto da indurli a diffondere presso i loro conoscenti il desiderio di sperimentare la stessa immersione in un'avventura di [[shopping]] carica di ''glamour''. L'allestimento del concept store produce di conseguenza una riduzione dei costi in [[pubblicità]], dal momento che la conoscenza del marchio e dei prodotti viene diffusa spontaneamente dal pubblico. La strategia di marketing è prossima quindi alle tecniche contemporanee di ''[[Guerriglia marketing|guerrilla]]'' o di ''[[Buzz marketing|word of mouth]]'', diffuse dal mercato americano a quelli di tutto il mondo. L'atmosfera culturale sulla quale fa leva la proposta dei concept store è quella del benessere totale, dell'[[edonismo]] individuale che brama armonie micro- e macro-cosmiche. Al contempo, questa formula di shopping esperienziale rappresenta un'intensificazione ulteriore della dimensione di “spettacolo della merce” di cui parlava [[Guy Debord]] già durante gli [[Anni 1960|anni Sessanta]].
 
== Il concept Storia==
 
Nel [[1950]] a [[Londra]] la stilista [[Mary Quant]] aprì il suo negozio ''Bazaar'' lungo la [[King's Road]]. Divenne rapidamente il simbolo della ''Swinging London'' nel decennio successivo ma anche uno stile di vita, di marketing che diffuse la famosa [[minigonna]] e ad altri capi di abbigliamento, piatti, decorazioni, cosmetici od oggetti di cancelleria. Sempre nella capitale britannica, nello stesso periodo, venne inaugurato ''Biba''.
 
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La capacità di accoglienza e il [[comfort]] stabiliscono i punti cardine della strategia del concept store: l'obiettivo infatti è quello di incrementare il numero dei visitatori e aumentare la loro permanenza all'interno del negozio. Quanto più si prolunga la durata della visita, tanto maggiore appare la probabilità di acquisto. Al contempo, la varietà dell'offerta permette anche di differenziare i target cui sono rivolte le proposte di esperienza. Lo stesso luogo che durante la giornata può proporre articoli di design per la casa, profumi, [[moda]] – la sera può trasformarsi in un luogo di attrazione per l'aperitivo, o in una libreria con [[sala da tè]]. Lo scopo è sempre quello di creare un universo completo di attese e di bisogni intorno ad un argomento, capace di connettere la molteplicità di oggetti e di servizi articolati nello spazio del concept store. Le proposte del concept store sono iper-specializzate: l'idea deve essere in grado di fondere prodotti e servizi di qualità apicale nei diversi settori secondo un progetto di esperienza coerente e armoniosa. L'architettura dell'ambiente deve estremizzare la percezione dei prodotti: la scelta delle luci, delle musiche, degli aromi, deve avvolgere tutti i sensi dei clienti come l'approdo in una città sconosciuta.
 
== Note ==
<references/>
[[Categoria:Esercizi commerciali]]