Concept store: differenze tra le versioni
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Il termine "concept store" nacque però nel [[1991]], coniato dal [[sociologo]] italiano [[Francesco Morace]] per definire questo tipo di luogo<ref>Claire Baldewyns, ''Une avant-garde qui s'inspire de la jeunesse de la rue'', Gala, n. 1080, 19 febbraio 2014, p. 45 ([[ISSN]] 1243-6070)</ref>. [[Carla Sozzani]] ha recentemente aperto a [[Milano]] la ''Galleria Carla Sozzani'', un punto vendita a metà strada tra una libreria e uno spazio espositivo, poi ribattezzato ''10 Corso Como'', il suo indirizzo. Vi sono mescolate fotografie, creazioni uniche (come quelle di [[Azzedine Alaïa]]), mobili, libri e un caffè. Durante la sua visita al luogo, il sociologo sopra citato affermò: «Niente più negozi di immagini, ecco il concept shop»<ref>Mathilde Auvillain, ''Carla Sozzani : l'italienne qui a ouvert le premier concept store'', Capital, n° 8F, dicembre 2015 - gennaio-febbraio 2016, p. 96 ([[ISSN]] 1162-6704)</ref>.
Diversi anni dopo, il concetto di Carla Sozzani è stato sviluppato in [[Asia]]. <br>Altri [[Stati dell'Europa|Paesi europei]] hanno i loro concept store di riferimento, come l'[[Andreas Murkudis]] a [[Berlino]] che vende cosmetici, abbigliamento, illuminazione o bagagli, o
== Obiettivi e mezzi del concept store ==
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