Vulci: differenze tra le versioni

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La presenza umana a partire dell'età del Ferro, è testimoniata dai ritrovamenti delle tombe a pozzo e a fossa, tra le quali si citano i sepolcri dell'Osteria, del Mandrione di Cavalupo, di Ponte Rotto e della Poledra, che a causa della loro rispettiva posizione, vengono riferiti a quattro diversi nucli abitati originari, che in seguito si riuniranno nell'unico abitato di Vulci.<ref name="ebianchi" />
 
La ricchezza di risorse metalliche presente nelle [[Colline Metallifere]], come anche lungo la valle del Fiora,<ref name="ebianchi" /> favorì a partire dal IX secolo a.C. lo sviluppo di un artigianato locale, e di conseguenza anche degli scambi comemrcialicommerciali, come quelli con la [[Sardegna]]. La scoperta più importante che testimonia il contatto tra Etruschi e Sardi in questo periodo, è rappresentata dalla ''Tomba dei Bronzi Sardi'' avvenuta nel [[1958]] nella ''necropoli di Cavalupo'', datata tra il 850–800 a.C., e attribuita a una donna di alto rango di origine sarda. Tra i contenuti del sepolcro si evidenzia una magnifica statua in bronzo di un guerriero, ora esposta nel [[Museo nazionale etrusco di Villa Giulia]]; numerose fibule villanoviane sono state trovate anche in Sardegna, a testimonianza degli scambi commerciali.<ref>{{Cita web|url=http://www.canino.info/inserti/monografie/etruschi/vari/porti_vulci/|titolo=I porti antichi di Vulci|nome=Giacomo|cognome=Mazzuoli|sito=www.canino.info}}</ref> I commerci si dovettero sviluppare anche verso gli insediamenti greci in Italia, almeno fino a tutto il V secolo a.C., come dimostrato dai reperti qui ritrovati di origine [[Cuma|cumana]]. <ref name="ebianchi" />
 
Essa proseguì la sua affermazione anche nel campo della ceramica e della lavorazione della pietra fino al [[IV secolo a.C.]] Il suo contributo al commercio con i mercanti greci nell'importazione di ceramiche corinzie, ioniche e attiche fu molto importante; anche per queste ragioni si trovò più volte a guidare la Lega delle città etrusche contro Roma.<ref name="vulci">Roberto Bosi, ''Il libro degli etruschi'', 1983, p. 56.</ref>