Sensibilità (sentimento): differenze tra le versioni
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La '''sensibilità''' (dal [[lingua latina|latino]] ''sēnsibilitās'') nel campo della [[filosofia]] e della [[psicologia]], così come negli [[letteratura|studi letterari]] e nel linguaggio colloquiale, denota
[[File:Meliboeus and Tityrus.jpg|thumb|upright=1.3|Esempio letterario di sensibilità nel personaggio Titiro delle ''[[Bucoliche]]'', che solidarizza col destino di profugo di Melibeo, offrendogli in ospitalità la propria casa (I Egloga).<ref>Miniatura da un manoscritto francese del 1469.</ref>]]
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La filosofia del [[sensismo]] nell'Inghilterra del XVII secolo si basava sulla capacità di [[sensazione]] come elemento fondamentale della [[conoscenza]]. Nel periodo successivo, per i materialisti sensuali come [[Claude Adrien Helvétius]] o [[Diderot]] la sensibilità corporea (sensibilité physique) è la caratteristica centrale dell'essere umano, da cui deriva anche la facoltà di [[giudizio (filosofia)|giudizio]]. Per [[Diderot]], la sensibilità universale della materia consente alle sostanze organiche di emergere dai più piccoli elementi costitutivi della materia. [[Pierre Louis Moreau de Maupertuis]] attribuiva sensibilità anche alla natura inanimata.<ref>Analogamente [[Giacomo Leopardi]] per certi versi ha fatto riferimento al [[panpsichismo]], dichiarando: «Che la materia pensi, è un fatto» ([[s:Zibaldone/4288|''Zibaldone'', 4288]].</ref>
Dal XVII secolo, il termine ''sensibilité'' è stato usato più frequentemente in Francia nei discorsi morali, sensuali e amorosi, fino a diventare un [[ideale (etica)|ideale]] etico ed estetico nella narrativa [[illuminismo|illuminista]] inglese e francese del XVIII secolo, in qualità di sentimento della propria [[esistenza]] e come risultato di un'intensa [[introspezione]] dentro di sé.<ref>Eric Voegelin, [https://books.google.it/books?id=czCHCwAAQBAJ&newbks=1&newbks_redir=0&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q=sensibilit%C3%A9%20illuminismo&f=false ''Dall'illuminismo alla rivoluzione''], a cura di Dario Caroniti, Gangemi Editore, 1975.</ref>
L'epoca letteraria della sensibilità si fermò con la [[Rivoluzione francese]] ma continuò nel [[Romanticismo]], rappresentando una reazione al [[razionalismo]]. L'accresciuta sensibilità assumeva ora spesso un carattere [[malinconia|malinconico]], come nel concetto di «[[Weltschmerz|dolore cosmico]]» coniato da [[Jean Paul]], o si manifestava sotto forma di sensibilità, introspezione ed entusiasmo [[cristianesimo|cristiani]] veicolati dal [[pietismo]].<ref>[https://books.google.it/books?newbks=1&newbks_redir=0&hl=it&id=osc9AQAAIAAJ&dq=jean+paul+%22sensibilit%C3%A0%22+pietismo&focus=searchwithinvolume&q=%22jean+paul%22+%22sensibilit%C3%A0%22+pietismo ''Rivista di letterature moderne'', pag. 225], Casa Editrice Arethusa, 1950.</ref>
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===Sensibilità come capacità di sensazione===
{{vedi anche|Sensazione}}
Il termine ''sensibilità'' è usato anche in [[fisiologia]] per definire genericamente la capacità, mediata dal [[Sistema nervoso umano|sistema nervoso]], di percepire [[sensazioni]] e di reagire agli [[stimoli]]
===Sensibilità morale e artistica===
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