Beat Kuert: differenze tra le versioni

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== Anni 90: i documentari sull’architettura ==
Nel 1996 Kuert diresse numerosi documentari incentrati su alcune delle figure chiave dell’architettura contemporanea: [[Jean Nouvel]], [[Mario Botta]], [[Herzog & de Meuron]], [[Luigi Snozzi]], Max Dudler.<ref>{{Cita web|url=https://www.swissfilms.ch/en/film_search/filmdetails/-/id_film/276|titolo=SWISS FILMS: Der Reichtum der Askese<!-- titolo generato automaticamente -->}}</ref> Per questi lavori Kuert adottò un particolare punto di vista e uno stile personale per trasmettere la visione e il senso estetico di ogni architetto.
 
== Anni 2000: dust&scratches ==
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== Anni 10 ==
L’opera di Kuert continua negli anni '10 con importanti installazioni inserite all’interno di ''Personal Structures / Crossing Borders'', eventi collaterali della [[Esposizione internazionale d'arte di Venezia|Biennale d’Arte di Venezia]] nelle quali, oltre ad approfondire i temi già ampiamente esplorati nei decenni precedenti, si accosta a nuovi nuclei tematici come quelli dell’allucinazione e del desiderio. Nel 2015 presenta ''FaultLine / TimeLine'' a [[palazzo Bembo]]<ref>{{Cita web|url=http://www.clponline.it/mostre/beat-kuert-faultline-timeline|titolo=BEAT KUERT. FaultLine / TimeLine {{!}} CLP Relazioni Pubbliche|sito=www.clponline.it|accesso=7 marzo 2018|dataarchivio=8 marzo 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180308042904/http://www.clponline.it/mostre/beat-kuert-faultline-timeline|urlmorto=sì}}</ref> e nel 2017, presso la stessa sede, ''GOOD MORNING DARKNESS'' <ref>{{Cita web|url=http://www.clponline.it/mostre/beat-kuert-good-morning-darkness|titolo=BEAT KUERT Good Morning Darkness {{!}} CLP Relazioni Pubbliche|sito=www.clponline.it|accesso=7 marzo 2018|dataarchivio=8 marzo 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180308042933/http://www.clponline.it/mostre/beat-kuert-good-morning-darkness|urlmorto=sì}}</ref>. Nel novembre dello stesso anno è protagonista dell'evento ''Processualità ideative e attuative di un libro d’artista''<ref>{{Cita web|url=http://www.clp1968.it/news/16-novembre-incontro-con-beat-kuert-processualit%C3%A0-ideative-e-attuative-di-un-libro-d%E2%80%99artista|titolo=16 novembre {{!}} Incontro con BEAT KUERT: Processualità ideative e attuative di un libro d’artista {{!}} CLP Relazioni Pubbliche|sito=www.clp1968.it|accesso=7 marzo 2018|dataarchivio=8 marzo 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180308043533/http://www.clp1968.it/news/16-novembre-incontro-con-beat-kuert-processualit%C3%A0-ideative-e-attuative-di-un-libro-d%E2%80%99artista|urlmorto=sì}}</ref> tenutosi alla [[Biblioteca Nazionale Braidense]] di Milano durante il quale presenta il suo ultimo libro ''Beat Me, A Pictorial Requiem'' <ref>{{Cita news|url=http://pinacotecabrera.org/attivita/il-caso-beat-kuert/|titolo=Il caso Beat Kuert - 16/11/2017|accesso=7 marzo 2018}}</ref>. Prende parte a MIA Photo fair,<ref>{{Cita news|nome=DANIELE|cognome=MONACO|url=https://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/mia-photo-fair-1.3774425|titolo=Mia Photo Fair, foto d'arte in mostra: l'edizione più grande di sempre al The Mall / FOTO - Il Giorno|pubblicazione=Il Giorno|data=8 marzo 2018|accesso=8 marzo 2018}}</ref> la prima e più importante fiera d’arte dedicata alla fotografia e all’immagine in movimento in Italia nel marzo 2018 con il progetto ''Quella Croce Bianca'' <ref>{{Cita web|url=http://www.miafair.it/milano/artisti/beat-kuert/|titolo=MIA PHOTO FAIR » Beat Kuert|sito=www.miafair.it|accesso=8 marzo 2018|urlmorto=sì}}</ref>.
 
== Ricerca artistica ==
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== Percorso artistico ==
Le opere di Kuert indagano i dilemmi esistenziali dell’umanità. Il primo tema che sviluppa è legato al concetto di tempo. I personaggi dei suoi film fanno esperienza di un’eterna agonia che sovente si trasforma in tragedia. Questa è l’espressione primaria del dolore e della profonda agonia che Kuert identifica come paralisi. L’espressione di quest’angoscia cresce fino a diventare un grido violento per affermare il proprio sé o per cercare una risposta. Nel progetto ''Donna Carnivora'', i suoi personaggi sono distruttivi ed esprimono fortemente il loro tormento. Sono presentati come figure mitiche, sempre femminili, in quanto è nell’immagine della donna che lui distingue l’elemento vitale e sensuale che infine trascende l’aspetto carnale per diventare un simbolo dell’umanità.<ref>{{Cita web |url=http://www.imagine-gallery.com/artists/beat-kuert/statement/ |titolo=Copia archiviata |accesso=5 marzo 2018 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180305062913/http://www.imagine-gallery.com/artists/beat-kuert/statement/ |dataarchivio=5 marzo 2018 |urlmorto=sì }}</ref> L’immobilità, i confini, i contorni esterni delle figure hanno lo stesso significato nelle opere di Kuert. Nella sua poetica il colore e un senso di movimento prevalgono sulla definizione precisa di “soggetto”, come si può vedere in ''Destroyed Lines'', che afferma il desiderio di una maggiore fluidità. L’obiettivo è di rappresentare emozioni e mettere assieme, attraverso la loro raffigurazione, le chiavi d’accesso a un mondo interiore. Questa finalità è sempre guidata dalla più ampia ispirazione che l’esperienza può offrire. Quando Kuert entra in contatto con le filosofie orientali, apre i suoi orizzonti a nuovi temi, come in ''Kan-Longing for Rain''; scopre come la distruzione e il caos possono diventare motore di una nuova rigenerazione o cambiamento.
Esprime l’idea che non sia la morte a rappresentare la fine, ma l’assenza di movimento. Con la creazione della sua ''Wunderkammer'', la camera delle curiosità di Kuert, la sua visione del mondo si amplia, perché ci sono molte realtà coesistenti che sono sempre lievemente diverse tra loro che tuttavia sono sempre parte di un tutto.<ref>{{Cita web |url=http://www.beatkuert.com/pubblication/the-alchemy-of-art-by-enzo-di-martino/ |titolo=Copia archiviata |accesso=5 marzo 2018 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141110234729/http://www.beatkuert.com/pubblication/the-alchemy-of-art-by-enzo-di-martino/ |dataarchivio=10 novembre 2014 |urlmorto=sì }}</ref> .[16] Kuert condivide con lo spettatore lo stupore che sente quando sonda l’animo umano e si sforza di farci desiderare di afferrare il senso di meraviglia nella vita di tutti i giorni. Il senso di speranza, di energia, che è sopito in tutto quello che ci circonda è espresso anche nelle serie ''Moving Mountains'' e ''Illustrating Cities''. Nella prima serie usa la metafora delle montagne per manipolare le loro forme e donando loro movimento. Nella seconda serie, offre invece un’istantanea di una vibrante [[New York|New York City]]. Egli scelse questo soggetto a causa della tragedia che ha toccato la città e la magnificenza che New York esprime per mostrare come le vite degli uomini e le loro abitudini sono sostituiti: è dalle macerie che la ricostruzione è possibile.
 
== Temi ricorrenti ==
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* ''Am Ende der Zeit'' (1998)<ref>{{Cita web|url=https://www.swissfilms.ch/en/film_search/filmdetails/-/id_person/784|titolo=SWISS FILMS:<!-- titolo generato automaticamente -->}}</ref>
* ''Jean Nouvel, Ästhetik des Wunderbaren, portrait of the architect Jean Nouvel'' (1998)<ref name="swissfilms.ch">{{Cita web|url=https://www.swissfilms.ch/en/film_search/filmdetails/-/id_film/327|titolo=SWISS FILMS: Jean Nouvel<!-- titolo generato automaticamente -->}}</ref>
* ''Tate Modern, Portrait of the Restored London Art Gallery'' (2000) <ref name="swissfilms.ch"/><ref>{{Cita web|url=https://www.imdb.com/title/tt2846826/|titolo=Tate Modern (2000) - IMDb<!-- titolo generato automaticamente -->}}</ref>
* ''Herzog & de Meuron'' (2002)<ref>{{Cita web|url=https://www.archdaily.com/324255/the-30-architecture-docs-to-watch-in-2013/|titolo=The 30 Architecture Docs To Watch In 2013 {{!}} ArchDaily<!-- titolo generato automaticamente -->}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://searchworks.stanford.edu/view/7613904|titolo=Architects Herzog &amp; de Meuron {{(q}}videorecording{{)q}} : two films by Beat Kuert in SearchWorks catalog<!-- titolo generato automaticamente -->}}</ref> (2002)
* ''Architectour de Suisse-Portraits of Swiss architects (Herzog & de Meuron, Mario Campi, Luigi Snozzi, Ivano Gianola, Moro & Moro, Mario Botta)'' (2002)