Gruppo di forze sovietiche in Germania: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m smistamento lavoro sporco e fix vari |
Corretto: "a disposizione" |
||
Riga 113:
Mentre negli anni seguenti gli effettivi e gli armamenti del GSVG aumentarono progressivamente nel 1979-80, sulla base di una risoluzione del governo centrale sovietico, circa 20.000 militari, 1.000 carri armati e molto equipaggiamento fu ritirato dal territorio tedesco, compresa la 6ª Divisione corazzata della Guardia di stanza a [[Wittenberg]]. Dopo questa riduzione, peraltro gli effettivi del Gruppo di forze sovietiche in Germania tornarono a salire, mentre dal punto di vista operativo, dal 1984 al 1992 il GSVG venne subordinato direttamente all'Alto comando sovietico della direttrice occidentale con sede a [[Legnica]] in [[Polonia]].
I capi delle [[forze armate sovietiche]] prestarono sempre grande attenzione all'efficienza e alla preparazione operativa del Gruppo di forze sovietiche in Germania che fu per tutto il periodo della Guerra fredda una precisa e controllata macchina da guerra. Alla metà degli [[anni 1980|anni ottanta]], il GSVG era equipaggiato con 7.700 carri armati dei modelli più recenti (principalmente [[T-64]] e [[T-80]]), di cui 5.700 erano assegnati alle forze operative, costituite da 11 divisioni corazzate e 8 divisioni motorizzate, mentre altri 2.000 mezzi erano a
Mentre la pianificazione strategica dell'Unione Sovietica e del Patto di Varsavia in teoria assegnava al GSVG compiti essenzialmente difensivi, la percezione presente nella dirigenza politico-militare della NATO sul ruolo e il significato operativo del Gruppo di forze sovietiche in Germania era molto diversa. Durante tutto il periodo della Guerra fredda la presenza del potente raggruppamento di forze sovietiche sul territorio tedesco, costituito dai reparti meglio addestrati ed equipaggiati dell'Armata Rossa, venne considerato minaccioso e diretto principalmente a compiti aggressivi. Si temeva seriamente un'inarrestabile offensiva delle truppe corazzate sovietiche che avrebbe potuto mettere in pericolo la sicurezza di tutta l'Europa occidentale. Durante gli [[anni 1970|anni settanta]], in corrispondenza con un ulteriore rafforzamento e modernizzazione del GSVG, i pianificatori della NATO ritennero che i sovietici disponessero di una netta superiorità e fossero in grado di effettuare la cosiddetta "partenza a freddo" (un'offensiva-lampo attraverso il territorio tedesco senza necessità di rinforzi)<ref>AA.VV., ''Guerre in tempo di pace dal 1945'', p. 269.</ref>. La strategia della "risposta flessibile" prevedeva quindi, nel caso si fosse dimostrato impossibile fermare l'avanzata delle colonne corazzate sovietiche, l'impiego graduale anche di armi nucleari tattiche<ref>AA.VV., ''Guerre in tempo di pace dal 1945'', p. 273.</ref>.
|