Roberto Pane: differenze tra le versioni

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Sul finire del [[1920]] si trasferisce a [[Roma]] per seguire, dal gennaio [[1921]], i corsi della neonata [[Sapienza – Università di Roma#Facoltà di Architettura|Scuola superiore di Architettura]], istituita da [[Gustavo Giovannoni]] fin dal 1919, di cui sarà il terzo laureato, nel dicembre [[1922]], con una tesi relativa al progetto di un “Istituto musicale in Roma”, più tardi pubblicata<ref>A. Pane, ''Da Vecchie città a Città antiche: l’eredità di Gustavo Giovannoni nell’opera di Roberto Pane'', in ''Gustavo Giovannoni e l’architetto integrale'', Atti del convegno internazionale, a cura di G. Bonaccorso e F. Moschini, in «Quaderni degli Atti», 2015-2016, [[Accademia Nazionale di San Luca]], Roma 2019, pp. 415-416.</ref>. A partire dal suo soggiorno romano Pane subirà l'influenza di due figure antitetiche ma complementari: Gustavo Giovannoni e [[Benedetto Croce]]. Al primo, al quale rimarrà legato almeno fino alla fine degli anni Trenta, pur mantenendo una certa autonomia rispetto ad altri discepoli più fedeli, egli dovrà la sua formazione architettonica, nonché diverse occasioni professionali e la stessa carriera accademica. Al secondo, conosciuto già sul finire della prima guerra mondiale attraverso il critico letterario [[Luigi Russo]], suo istruttore alla Scuola militare di Caserta, Pane dovrà una profonda influenza sul piano estetico ed etico, perdurata per tutta l'arco della sua vita, pur con evoluzioni e innesti provenienti da altri orizzonti culturali, come la [[Scuola di Francoforte]] e la psicologia [[jung]]hiana<ref>A. Pane, ''Da Croce a Jung: Roberto Pane tra estetica, psiche e memoria'', in A. Anzani, E. Guglielmi (a cura di), ''Memoria, bellezza e transdisciplinarità. Riflessioni sull’attualità di Roberto Pane'', [[Maggioli Editore|Maggioli]], Santarcangelo di Romagna 2017, pp. 29-58.</ref>.
 
Dal 1923, rientrato a Napoli, insegna Storia dell'arte al [[Liceo classico Umberto I|liceo Umberto I]]<!-- di Napoli--> e lavora fino al 1925 presso la Soprintendenza alle Antichità della Campania, retta da [[Amedeo Maiuri]], dove dirige lavori di scavo, liberazione e consolidamento di importanti monumenti romani<ref>Tra questi: lo scavo di un tempio imperiale e il consolidamento dell’anfiteatro augusteo a Pozzuoli, il dragaggio del porto sommerso di Baia, la liberazione del teatro romano di Benevento. Cfr. V. Russo, ''Tra cultura archeologica e restauro dell’antico. Il contributo di Roberto Pane nella prima metà del Novecento'', in S. Casiello, A. Pane, V. Russo (a cura di), ''Roberto Pane tra storia e restauro'', cit., pp. 159-169.</ref>. Intanto, il legame con Giovannoni lo conduce a una prima affermazione professionale (frontone occidentale della Galleria Vittoria, 1926-28, assegnatogli in secondo grado, dopo che nel primo la commissione presieduta da Giovannoni, Arturo Casalini e Michele Platania aveva riconosciuto parimenti vincitori assieme al suo i progetti di [[Camillo Guerra (ingegnere)|Camillo Guerra]], [[Marcello Canino]] e Michele Jammarino), e a collaborare con il maestro al piano regolatore di Napoli del 1926-27, dove progetta alcune sistemazioni come la liberazione del fianco di [[Chiesa di Santa Caterina a Formiello|Santa Caterina a Formiello]] (1926), poi realizzata dieci anni più tardi<ref>A. Pane, ''L’influenza di Gustavo Giovannoni a Napoli tra restauro dei monumenti e urbanistica. Il piano del 1926 e la questione della «vecchia città»'', in R. Amore, A. Pane, G. Vitagliano, ''Restauro, monumenti e città. Teorie ed esperienze del Novecento in Italia'', Electa Napoli, ivi 2008, pp. 31-32.</ref>.
[[Immagine:GalleriaVittoriaNaplesPiazzaVittoria.jpg|miniatura|Ingresso occidentale della Galleria della Vittoria, presente nella [[Piazza della Vittoria (Napoli)|piazza omonima]].]]
 
A partire dal [[1930]], ottenuta nello stesso anno la libera docenza in Architettura Generale, è incaricato di Scenografia presso la neocostituita Scuola Superiore di Architettura di Napoli, dove insegnerà diverse discipline per tutti gli anni Trenta, tra cui principalmente Storia e Stili dell’Architettura, fino a ottenere la cattedra di Caratteri Stilistici e Costruttivi dei Monumenti nel 1942. Il suo dichiarato antifascismo non gli impedisce intanto di ottenere alcuni incarichi dal regime,: come l’Istituto di Scienze Economiche e Commerciali in [[via Partenope]] (1934-37), e il Padiglione della "Civiltà Cristiana in Africa" alla Mostra d'Oltremare (1940),; mentre un piccolo edificio oggi scomparso, il caffè-panoramico a [[Posillipo]] (1934), testimonia la sua apertura al [[Razionalismo italiano|razionalismo]]. Dal 1939 dirige per un triennio la Regia Scuola d’Arte per la tarsia e l’ebanisteria di Sorrento, orientando gli allievi alla riproduzione di architetture tradizionali della penisola sorrentina e facendo eseguire oggetti d’arredo e mobili su suo disegno<ref>Cfr. R. Pane, ''La R. Scuola d'arte per la tarsia e l'ebanisteria di Sorrento'', Le Monnier, Firenze 1941; A. Fiorentino (a cura di), ''L’intarsio. La R. scuola d’arte di Sorrento e Roberto Pane'', catalogo della mostra (Sorrento 19 dicembre 2007 - 30 marzo 2008), MUTA, Sorrento 2007.</ref>.
 
Nel corso degli anni Trenta, mentre intensifica le frequentazioni con Benedetto Croce e il circolo di intellettuali liberali e antifascisti raccolto intorno al filosofo, si avvicina anche a [[Bernard Berenson]], definendo e consolidando il proprio percorso di studioso. Collabora con articoli e recensioni a diverse riviste, da ''“[[Pan (rivista)|Pan]]”'' a ''“Rassegna di architettura”'', per poi pubblicare un volume sulla ''Architettura rurale campana'' (1936), illustrato da suoi disegni, un breve saggio sull'acquaforte di [[Giovan Battista Piranesi]] (1938) e due studi monografici fondamentali, che costituiranno il plot di tutte le sue future ricerche: ''Architettura del Rinascimento in Napoli'' (1937) e ''Architettura dell’età barocca in Napoli'' (1939).