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{{citazione|Io rassegno nelle mani del Podestà e del Popolo di Fiume i poteri che mi furono conferiti il 12 settembre 1919 e quelli che il 9 settembre 1920 furono conferiti a me e al Collegio dei Rettori adunati in Governo Provvisorio. Io lascio il Popolo di Fiume arbitro unico della propria sorte, nella sua piena coscienza e nella sua piena volontà... Attendo che il popolo di Fiume mi chieda di uscire dalla città, dove non venni se non per la sua salute. Ne uscirò per la sua salute. E gli lascerò in custodia i miei morti, il mio dolore, la mia vittoria.|Dalla lettera scritta da D'Annunzio in cui rassegnava le dimissioni al generale Ferrario}}
 
Il 31 dicembre 1920, d'Annunzio firmò la resa che portò alla costituzione dello "[[Stato libero di Fiume]]". Della delegazione di ufficiali incaricati di trattare la resa del “Vate” faceva parte anche l’ardito [[Pietro Micheletti]], fedelissimo del Gen. Caviglia e reduce della [[prima guerra mondiale]].<ref>[https://www.romagnauno.it/rimini/a-maciano-di-pennabilli-saranno-intitolate-due-piazze-e-un-viale-a-tre-illustri-personalita-del-luogo/?fbclid=IwAR1OBI_6aKIMLvAPqJ4gPmK5qvYCMmRMQazfhv8Ge223I9eE1AWiBQ0NrvA>]</ref> Nel gennaio [[1921]] i legionari cominciarono a lasciare la città su vagoni ferroviari predisposti dall'esercito. D'Annunzio partì il 18 gennaio, trasferendosi a [[Venezia]].
 
In Italia, la legislatura a causa delle reazioni nel Paese si chiuse anticipatamente e le elezioni politiche si tennero nel maggio [[1921]], dopo le quali il governo di Giolitti fu sfiduciato dalla [[Camera dei deputati del Regno d'Italia|Camera dei Deputati]] e si formò un nuovo esecutivo guidato da [[Ivanoe Bonomi]].