Leonardo Fibonacci: differenze tra le versioni
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== L'introduzione dei numeri indo-arabi in Europa ==
{{vedi anche|Liber abbaci}}
Nel [[1202]] e poi successivamente nel [[1228]] Leonardo Fibonacci pubblicò il ''[[Liber abbaci]]'', opera in quindici capitoli con la quale introdusse le nove cifre da lui definite "indiane", e il segno 0 (gli altri popoli non utilizzavano questo simbolo perché non ne sentivano il bisogno) che in latino è chiamato ''zephirus'', adattamento dell'arabo ''sifr'', ripreso a sua volta dal termine sanscrito ''śūnya'', che significa "vuoto". ''Zephirus'' in veneziano divenne ''zevero'' ed infine comparve l'italiano "zero".<ref>Constance Reid, ''Da zero a infinito. Fascino e storia dei numeri '', Bari, Dedalo, 2010. ISBN 978-88-220-6812-5.</ref> Per mostrare ''[[ad oculum]]'' l'utilità del nuovo sistema numerico, egli pose sotto gli occhi del lettore una tabella comparativa di numeri scritti nei due sistemi romano e indiano. Fibonacci espose così per la prima volta in Europa la [[numerazione posizionale]] [[india]]na, così come l'aveva appresa dai matematici persiani e arabi (tale numerazione era stata infatti adottata dagli
Nel libro presentò inoltre criteri di divisibilità, regole di calcolo di [[Radicale (matematica)|radicali]] quadratici e cubici ed altro. Introdusse con poco successo anche la barretta delle [[Frazione (matematica)|frazioni]], nota al mondo
All'epoca il mondo occidentale usava i [[numeri romani]] e il [[sistema di numerazione greco]], i calcoli si eseguivano con l'[[abaco]]. Il nuovo sistema introdotto da Fibonacci stentò molto ad essere accettato, tanto che nel [[1280]] la città di [[Firenze]] proibì l'uso delle cifre indo-arabe da parte dei banchieri, alcuni dei quali pare falsificassero lo zero a loro vantaggio, modificandolo in 6, 8 o 9. Da allora infatti lo zero, invece che a "cerchio" fu rappresentato ad "uovo"
in modo da impedirne la falsificazione. Si riteneva inoltre che lo "0" apportasse confusione e venisse impiegato anche per mandare messaggi segreti e, poiché questo sistema di numerazione veniva chiamato "cifra", da tale denominazione deriva l'espressione "messaggio cifrato".<ref>[[Simon Singh]], ''Codici & segreti. La storia affascinante dei messaggi cifrati dall'antico Egitto a Internet'', Milano, Rizzoli, 2001. ISBN 88-17-12539-3.</ref>
L'uso delle cifre arabe era in ogni caso già conosciuto da alcuni dotti dell'epoca. Il primo caso del quale si ha notizia è stato quello del [[Silvestro II|monaco Gerberto]] (poi diventato papa dal [[999]] al [[1003]] col nome di [[Silvestro II]]): egli propose l'uso di questo sistema in alcuni conventi in cui si scrivevano opere scientifiche, ma il metodo rimase sconosciuto nel mondo esterno<ref>Ch. Burnett,
La prima edizione del ''Liber abbaci,'' del [[1202]], è andata persa, mentre la seconda edizione del 1228, che Fibonacci aveva preparato su richiesta del filosofo scozzese [[Michele Scoto]]<ref>{{Cita pubblicazione|nome1=T.C.|cognome1=Scott|nome2=P.|cognome2=Marketos|url= http://www-history.mcs.st-andrews.ac.uk/Publications/fibonacci.pdf |titolo= On the Origin of the Fibonacci Sequence |editore= [[MacTutor History of Mathematics archive]], University of St Andrews|formato= PDF |data= March 2014}}</ref>, si è conservata in numerosi manoscritti ed è stata ristampata nel [[1857]] a [[Roma]] dalla Tipografia delle scienze matematiche e fisiche, in un'edizione curata da [[Baldassarre Boncompagni]].
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