Papa Leone XII: differenze tra le versioni
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== Pontificato ==
[[File:Leo XII statue de Fabris 1836 Saint Peter's Basilica Vatican City.jpg|thumb|Monumento a papa Leone XII nella [[Basilica di San Pietro in Vaticano]]|sinistra]]
Nel [[conclave del 1823]] l'appoggio dalla fazione degli zelanti gli consentì di essere eletto (28 settembre) nonostante la decisa opposizione della [[Francia]]. Pare che la sua elezione sia stata facilitata dal fatto che si pensava avesse ormai poco da vivere; tuttavia, nonostante l'età e le precarie condizioni di salute, il suo pontificato durò 5 anni.
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L’anno santo iniziò ufficialmente la Vigilia di Natale, il 24 dicembre 1824, con il rito di apertura da parte del papa della porta santa nella basilica di San Pietro, in Vaticano. Contemporaneamente, tre cardinali legati ([[Giulio Maria della Somaglia|Giulio Maria Della Somaglia]], [[Benedetto Naro]] e [[Bartolomeo Pacca]]) aprivano le porte sante delle altre basiliche patriarcali: [[Basilica di San Giovanni in Laterano|San Giovanni in Laterano]], [[Basilica di Santa Maria Maggiore|Santa Maria Maggiore]] e [[Basilica di San Paolo fuori le mura|San Paolo fuori le mura]], che inagibile per l’incendio del 1823 è sostituita da [[Basilica di Santa Maria in Trastevere|Santa Maria in Trastevere]]. Il perdono giubilare veniva ottenuto visitando le quattro basiliche, trenta volte i romani, quindici volte i forestieri.
Della solenne cerimonia d’apertura abbiamo una descrizione che, nel suo genere, è unica, provenendo dalla penna di una principessa reale, [[Maria Cristina di Savoia|Maria Cristina]], figlia di Vittorio Emanuele I re di Sardegna e futura regina delle Due Sicilie, che è onorata dalla Chiesa col titolo di beata. Essa assisté alla funzione con la madre Maria Teresa e la sorella, descrivendo la cerimonia con ricchezza di dettagli<ref>{{Cita libro|titolo=P. Brezzi, Storia degli Anni Santi. Da Bonifacio VIII ai giorni nostri, Milano 1997, pp. 162-163}}</ref>.[[File:Mattone per la chiusura della porta santa del giubileo del 1825.jpg|alt=Mattone per la chiusura della porta santa del giubileo del 1825|miniatura|Mattone in terracotta per la chiusura della porta santa del giubileo del 1825]]Il giubileo del 1825 fu attentamente preparato sul piano spirituale dal papa che volle curare personalmente l’organizzazione dell’evento<ref>{{Cita libro|titolo=D. Rocciolo, La vita religiosa a Roma nell’Anno Santo 1825, in «Si dirà quel che si dirà: si ha da fare il giubileo» cit., pp. 35-43, in particolare p. 39}}</ref>. L’anno santo vero e proprio fu preceduto da missioni, tenute da religiosi predicatori nell’agosto del 1824 nelle principali piazze di Roma con grande afflusso del popolo, e da provvedimenti che regolavano le cerimonie e l’impatto sociale dell’evento. Vennero proibiti gli spettacoli teatrali, i balli, e limitati gli orari delle osterie mentre si provvedeva a restaurare le chiese<ref>{{Cita libro|titolo=M. Caperna, La città e le sue chiese nel giubileo del 1825: politica d’intervento e restauri nella Roma di Leone XII, in «Si dirà quel che si dirà: si ha da fare il giubileo» cit., pp. 61-72}}</ref> e ad attrezzare gli ospizi per accogliere i pellegrini. Le confraternite romane, in particolare l’Arciconfraternita della Trinità dei Pellegrini, si adoperarono per assistere i forestieri che arrivavano a Roma, procurando vitto e alloggio ed elargendo elemosine ai bisognosi. Sull’esempio di Leone XII, che appena eletto aveva voluto ripristinare il pranzo offerto ai pellegrini poveri e servito dal pontefice in prima persona vestito con il grembiule<ref>{{Cita libro|titolo=S. Raponi, Tra cerimonialità e consuetudini pontificie. Alcuni “ripristini” di Leone XII, in La religione dei nuovi tempi. Il riformismo spirituale nell’età di Leone XII, a cura di R. Regoli e I. Fiumi Sermattei, Quaderni del Consiglio Regionale delle Marche, n. 336, Ancona 2020, pp. 317-346, in particolare pp. 327 e ss}}</ref>, tutta la società romana fu coinvolta nell’accoglienza dei forestieri organizzata dalle confraternite, anche le dame dell’aristocrazia, in una gara di carità che rasentava l’ostentazione<ref>{{Cita libro|titolo=G.M. Croce, Da Pio VII a Leone XIII. I giubilei del XIX secolo, cit., p. 26}}</ref>.▼
▲Il giubileo del 1825 fu attentamente preparato sul piano spirituale dal papa che volle curare personalmente l’organizzazione dell’evento<ref>{{Cita libro|titolo=D. Rocciolo, La vita religiosa a Roma nell’Anno Santo 1825, in «Si dirà quel che si dirà: si ha da fare il giubileo» cit., pp. 35-43, in particolare p. 39}}</ref>. L’anno santo vero e proprio fu preceduto da missioni, tenute da religiosi predicatori nell’agosto del 1824 nelle principali piazze di Roma con grande afflusso del popolo, e da provvedimenti che regolavano le cerimonie e l’impatto sociale dell’evento. Vennero proibiti gli spettacoli teatrali, i balli, e limitati gli orari delle osterie mentre si provvedeva a restaurare le chiese<ref>{{Cita libro|titolo=M. Caperna, La città e le sue chiese nel giubileo del 1825: politica d’intervento e restauri nella Roma di Leone XII, in «Si dirà quel che si dirà: si ha da fare il giubileo» cit., pp. 61-72}}</ref> e ad attrezzare gli ospizi per accogliere i pellegrini. Le confraternite romane, in particolare l’Arciconfraternita della Trinità dei Pellegrini, si adoperarono per assistere i forestieri che arrivavano a Roma, procurando vitto e alloggio ed elargendo elemosine ai bisognosi. Sull’esempio di Leone XII, che appena eletto aveva voluto ripristinare il pranzo offerto ai pellegrini poveri e servito dal pontefice in prima persona vestito con il grembiule<ref>{{Cita libro|titolo=S. Raponi, Tra cerimonialità e consuetudini pontificie. Alcuni “ripristini” di Leone XII, in La religione dei nuovi tempi. Il riformismo spirituale nell’età di Leone XII, a cura di R. Regoli e I. Fiumi Sermattei, Quaderni del Consiglio Regionale delle Marche, n. 336, Ancona 2020, pp. 317-346, in particolare pp. 327 e ss}}</ref>, tutta la società romana fu coinvolta nell’accoglienza dei forestieri organizzata dalle confraternite, anche le dame dell’aristocrazia, in una gara di carità che rasentava l’ostentazione<ref>{{Cita libro|titolo=G.M. Croce, Da Pio VII a Leone XIII. I giubilei del XIX secolo, cit., p. 26}}</ref>.
Nel suo diario [[Massimo d'Azeglio|Massimo d’Azeglio]], noto patriota, letterato e artista, piemontese di nascita, ma residente per lunghi periodi a Roma, ci testimonia del clima severo imposto alla città dalle celebrazioni giubilari:
«uno dei primi pensieri di Papa Leone era stato di pubblicare il gran giubileo universale per l'anno ‘25; la qualcosa significava Roma trasformata per dodici mesi in un grande stabilimento di esercizi spirituali. Non teatri, non feste, non balli, non ricevimenti, neppure in piazza i burattini; ed invece prediche, missioni, processioni, funzioni, ecc.»<ref>{{Cita libro|titolo=M. D’Azeglio, I miei ricordi, Milano 1956, cap. XXVII}}</ref>.
Alcune misure furono dirette a migliorare l’amministrazione della città e dello Stato. Esse riguardavano, tra l’altro, la riforma delle parrocchie, la lotta al brigantaggio, la semplificazione delle procedure giudiziarie. Ma anche il blocco dei canoni di affitto e degli sfratti, lo sviluppo edilizio, l’abbigliamento delle donne e il consumo di alcolici. Lo sforzo di buon governo prese l’avvio con la Visita Apostolica, una ricognizione dello stato delle chiese e degli ospedali per focalizzare le criticità, studiare le soluzioni, pianificare il recupero<ref>{{Cita libro|titolo=F. Falsetti, La Visita Apostolica per il giubileo del 1825. Uno strumento per verificare lo stato di conservazione e pianificare gli interventi di restauro della Roma sacra, in «Si dirà quel che si dirà: si ha da fare il giubileo» cit., pp. 93-115}}</ref>. Il giubileo diventò così una occasione di conoscenza e intervento, rappresentativo delle aspirazioni di riforma dell’intero pontificato di Leone XII.
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=== Politica interna ===
[[File:Pope Leo XII.PNG|sinistra|miniatura|Ritratto di Leone XII]]
Leone XII si distinse per la durezza con cui affrontò la società segreta della [[Carboneria]]. Durante il giubileo del 1825 furono ghigliottinati pubblicamente, in [[Piazza del Popolo (Roma)|Piazza del Popolo]] a Roma, i due carbonari [[Angelo Targhini]] e [[Leonida Montanari]]. Il cardinale legato [[Agostino Rivarola]], investito di poteri straordinari, venne mandato a [[Ravenna]] per reprimere i carbonari.
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