Liutprando di Cremona: differenze tra le versioni

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== Opere ==
Di Liutprando ci sono giunte quattro opere<ref>L'intero ''corpus'' è stato tradotte e pubblicato in italiano da Alessandro Cutolo (vedi bibliografia) nel 1945. [[Paolo Chiesa]] ha edito in anni recenti testi crici aggiornati con traduzione dell'''Antapososis'' e dell''<nowiki/>'Historia Ottonis'' (da lui chiamata ''De Iohanne papa et Ottone imperatore''); anche per queste si veda bibliografia.</ref>, le quali traggono spunto dagli eventi storici di cui è testimone. A parte l'''Homelia Paschalis'', filologicamente controversa e di tenore differente, i testi di Liutprando, più che opere storiografiche in senso stretto, sono dei vivissimi racconti quasi bozzettistici, pieni di aneddoti salaci attraverso i quali l'autore, ignorando o nella maggior parte dei casi volutamente a dispetto di ogni verità storica, mette in cattiva luce personaggi con i quali si è trovato in conflitto o dai quali ha subito qualche forma di torto.
 
L'esempio più evidente è nell'''[[Antapodosis]]'' che, per l'appunto, significa contraccambio/resa dei conti, suggeritagli da Recemondo, vescovo [[mozarabo]] di Elvira. L'opera, che per ampiezza di argomenti e cura stilistica è considerabile la maggiore opera di Liutprando, è una narrazione che copre diversi decenni del X secolo. Fine dell'opera è vendicarsi, seppur su un piano letterario, di chi nella vita gli ha fatto sgarbi, visto che, come lui afferma, la giustizia divina vince sempre, ma i suoi tempi sono differenti rispetto alle esigenze dell'uomo. I testo pare incompiuto, perciò non si sa con certezza chi sia la persona che più di ogni altra ha "offeso" Liutprando; certo è che tutta l'opera è una difesa di Ottone I e, ancor di più, una sequela di attacchi contro [[Berengario II di Ivrea|Berengario II]], sua moglie [[Willa III d'Arles|Willa]] e altri aristocratici del periodo<ref>Estremamente ilare è, a titolo di esempio, la descrizione di Burcardo, aristocratico tedesco venuto in auito a Rodolfo di Borgogna per aiutarlo a riprendere il trono d'Italia. Burcardo assume subito le pose e il linguaggio del miles gloriosus di Plauto, facendo, ovviamente, una pessima fine. L'esempio dimostra anche la conoscenza approfondita dei classici latini da parte Liutprando (anche di autori quali Plauto, raramente conosciuti nel X secolo) e la sua straordinaria capacità di manipolazione della lingua.</ref>, che Liutprando copre di ingiurie e di ridicolo.