Imperialismo statunitense: differenze tra le versioni
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Il nuovo presidente, [[William McKinley]], uomo di fiducia dei potenti banchieri e industriali dell'Est, era più che mai desideroso di evitare passi falsi che potessero rischiare di rendere inevitabilmente una guerra con la Spagna; inoltre, nel 1897, la comunità statunitense degli affari era nettamente ostile all'idea di una guerra. La prosperità era tornata, ma le ripercussioni psicologiche provocate dal collasso dell'economia statunitense pochi anni prima non erano ancora del tutto cancellate. Particolarmente interessati a un rapido ripristino della pace e dell'ordine a Cuba, anche a costo di un intervento statunitense che portasse a una guerra, erano invece i proprietari di piantagioni di tabacco e di zucchero e gli importatori e raffinatori di zucchero greggio.
[[File:Imperialism cuba.png|thumb|L'imperialismo
Si può affermare, nel complesso, che la parte più influente del mondo degli affari statunitense, più che spingere a favore della guerra tentò per quanto possibile d'impedire tale eventualità. L'impaziente ardore bellico di [[Theodore Roosevelt]] rifletteva l'atteggiamento di due gruppi ristretti ma influenti: il manipolo di politici e intellettuali come [[John Hay]] e [[Brooks Adams]], che da qualche anno si erano fatti assertori instancabili di una politica fortemente espansionistica e dei mezzi per attuarla, e la più vasta schiera costituita da rappresentanti della borghesia professionale e dell'indebolita oligarchia patrizia dell'est, che cominciavano a dare vita al movimento progressista.<ref>Alberto Aquarone, ''Le origini dell'imperialismo americano: da McKinley a Taft (1897-1913)'', Bologna: il Mulino, 1973, p.106</ref>
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L'indignazione del movimento populista per le atrocità spagnole commesse a Cuba, dove il governo spagnolo per placare le rivolte decise di spingere con la forza la popolazione a riversarsi nelle città, cercando così di isolare i ribelli, crebbe. In queste aree di "concentramento e controllo" della popolazione le condizioni di vita erano terribili, e si stima vi abbiano avuto luogo in pochi mesi molte decine di migliaia di decessi, a causa delle precarie condizioni igieniche, sanitarie e alimentari. Caratterizzato da una notevole dose d'incertezza e di ambiguità fu invece l'atteggiamento nei confronti della questione cubana e di un'eventuale guerra contro la Spagna assunto dal movimento sindacale e dagli sparsi nuclei socialisti esistenti negli Stati Uniti. Se in un primo tempo i movimenti anti-bellicistici furono in netta prevalenza, dopo l'affondamento della ''Maine'' e l'aumentare della tensione con la Spagna si registrò un primo evidente mutamento d'opinione.
Gli oppositori dell'intervento statunitense rimasero una modesta minoranza. Dopo la drammatica scomparsa del primo ministro e capo del partito conservatore spagnolo [[Antonio Cánovas del Castillo]], assassinato da un anarchico italiano, ci fu l'ascesa al potere a [[Madrid]] del liberale [[Práxedes Mateo Sagasta]], che si affrettò ad abbracciare una politica più conciliante a Cuba. Infatti il 25 novembre promulgò una serie di decreti, in base ai quali sull'isola avrebbe dovuto venir instaurato un governo autonomo. Gli insorti respinsero questo gesto conciliante e intensificarono sia le loro operazioni militari, sia la loro azione di propaganda in vista del raggiungimento del loro obbiettivo: la completa indipendenza.<ref>Alberto Aquarone, ''Le origini dell'imperialismo americano: da McKinley a Taft (1897-1913)'', Bologna, il Mulino, 1973, p.109</ref>
=== La guerra ispano americana ===
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