Moby Dick: differenze tra le versioni
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Sul modello dell'opera settecentesca ''[[Vita e opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo|Tristram Shandy]]'' di [[Laurence Sterne]], demistificatore del romanzo, [[genere letterario]] più in voga ai suoi tempi, anche l'opera di Melville vuole essere fuori dagli schemi tradizionali narrativi: il contenuto [[Enciclopedia|enciclopedico]] e allo stesso tempo fortemente digressivo richiede che la lettura sia accompagnata dall'interpretazione, in quanto l'autore utilizza un gran numero di citazioni di storie epiche, [[William Shakespeare|shakespeariane]], [[Bibbia|bibliche]] che rendono Melville quasi un precursore del [[modernismo (letteratura)|modernismo]], come quello in particolare di [[James Joyce]].
In ''Moby Dick'' oltre alle scene di [[caccia alla balena]], si affronta il dilemma dell'ignoto, del senso di speranza, della possibilità di riscattarsi che si può presentare da un momento all'altro. Alla paura e al terrore e alle tenebre, si affiancano lo stupore, la diversità, le emozioni che convivono insieme in questo romanzo di avventure: interiorizzando tutte le questioni, Melville vi profuse riflessioni scientifiche, religiose, filosofiche - il dibattito sui limiti umani, sulla verità e la giustizia - e artistiche del narratore ''Ismaele'', suo alter ego e una delle voci più grandi della letteratura mondiale, che trasforma il viaggio in un'allegoria della condizione della natura umana e al contempo in una parabola avvincente dell'imprudente espansione della giovane repubblica americana.<ref>Il Pequod rappresenta l'America così come i 30 membri dell'equipaggio - una mistura di razze e fedi - rappresentano i 30 stati facenti parte all'epoca dell'Unione: «''la nave e il suo equipaggio diventano un microcosmo della società americana''» (in [https://bibliotecalesca.wordpress.com/2012/01/23/con-melville-a-bordo-della-pequod/ ''BIBLIOTECA MULTIMEDIALE "GIUSEPPE LESCA"''])</ref>
Per il puritano Melville la lotta epica tra Achab e la balena rappresenta una sfida tra il Bene e il Male. Moby Dick riassume, inoltre, il Male dell'universo e il demoniaco presente nell'animo umano. Achab ha l'idea fissa di vendicarsi della balena che lo ha mutilato e a ciò si unisce una furia autodistruttiva: «''La Balena Bianca gli nuotava davanti come la monomaniaca incarnazione di tutte quelle forze malvagie da cui certi uomini profondi si sentono rodere nell'intimo....''» (trad. di [[Cesare Pavese]]).
Ma la balena rappresenta anche l'Assoluto che l'uomo insegue e non può conoscere mai:
{{Citazione|Ma non abbiamo ancora risolto l'incantesimo di questa bianchezza né trovato perché abbia un così potente influsso sull'anima; più strano e molto più portentoso, dato che, come abbiamo veduto, essa è il simbolo più significativo di cose spirituali, il velo stesso, anzi, della Divinità Cristiana, e pure è insieme la causa intensificante nelle cose che più atterriscono l'uomo!
Quanto alla rappresentazione nel romanzo della natura, essa è un'entità tremenda e fascinosa (il mare, gli abissi) e può essere vista come esempio di [[Sublime]] romantico: lo spruzzo intermittente della balena è come un soffio potente per cui i marinai «''non avrebbero potuto rabbrividire di più, eppure non provavano terrore, ma piuttosto un piacere....''».<ref name="Op. cit."/>
In una lettera a Hawthorne, Melville definiva il suo romanzo come il "libro malvagio"<ref>«''Ho scritto un libro malvagio e mi sento innocente come un agnello;''» (Lettera a Nathaniel Hawthorne, 17 novembre 1851, in ''The Portable Melville'', a cura di J. Leyda, Penguin, Harmondsworth 1978, p. 453.)</ref> poiché il protagonista del racconto era il [[male]], della natura e degli uomini, che egli però voleva descrivere senza rimanerne sentimentalmente o moralmente coinvolto.
Poiché l'edizione inglese mancava dell'Epilogo, che racconta la salvezza di Ishmael, sembrava che la storia fosse raccontata da qualcuno che si supponeva fosse perito. Il fatto fu riconosciuto da molti recensori britannici come una violazione delle regole delle opere di ''fiction'' e una seria pecca dell'autore.<ref>[[David Herbert Lawrence]], «Classici americani», Adelphi, 2009, Cap.XI nota 5</ref>
== Trama ==
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