Worldbuilding: differenze tra le versioni
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Alcuni di questi ''franchise'' iniziarono ad essere anche [https://www.treccani.it/enciclopedia/transmediale_%28Lessico-del-XXI-Secolo%29/ transmediali], apparendo in fumetti, serie, corti animati, trasmissioni radiofoniche e lungometraggi; questo portò al riconoscimento della natura transmediale dei mondi immaginari. Il primo grande mondo transmediale fu [[Libri di Oz|Oz]] di [[L. Frank Baum]], che inglobò la maggior parte dei media esistenti all'epoca.<ref name="Building Imaginary Worlds" />
Negli anni Duemila, il worldbuilding nei [[film]] è diventato sempre più popolare e riflette lo spostamento dell'attenzione del pubblico dalla trama centrale al mondo in cui si svolge la storia, dove più trame possono intrecciarsi in una rete di storie "iperseriali". In un'iperserie, tutti i personaggi minori sono potenziali protagonisti delle loro stesse storie, fornendo così prospettive alternative all'interno della rete della storia.<ref>{{Cita libro|autore=Janet H. Murray|titolo=Hamlet on the Holodeck: The Future of Narrative in Cyberspace|url=https://archive.org/details/hamletonholodeck00murr|anno=1997|editore=MIT Press|lingua=inglese|ISBN=978-0262631877}}</ref>
Con la diffusione su larga scala di [[Videogioco|videogiochi]] e [[Gioco di ruolo|giochi di ruolo]], il worldbuilding crea mondi sempre più interattivi, in cui la partecipazione del pubblico modifica attivamente gli eventi che si verificano nei mondi immaginari.<ref>{{Cita libro|autore=Eddie Paterson|autore2=Timothy Williams|autore3=Will Cordner|titolo=Once Upon a Pixel: Storytelling and Worldbuilding in Video Games|anno=2019|editore=CRC Press|ISBN=978-1138499775}}</ref>
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