Francesco Foscari: differenze tra le versioni

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In quel medesimo 1423, approfittando della debolezza del morente [[Impero bizantino]], venne approvato l'acquisto in Oriente della grande città commerciale di [[Tessalonica]]. La città, allora [[Assedio di Tessalonica (1422)|sotto assedio]] da parte degli Ottomani del [[Sultani ottomani|sultano]] [[Murad II]] (regno 1421-1451) che stava attaccando congiuntamente sia Salonicco sia la [[Assedio di Costantinopoli (1422)|capitale imperiale]], venne ceduta a Venezia dal [[despota (bizantino)|despota]] [[Andronico Paleologo (despota di Tessalonica)|Andronico Paleologo]], nella speranza di salvarla dalle mani degli infedeli<ref>{{cita|Ducas|LVII}}.</ref>. La bandiera di Venezia venne dunque issata sulle mura tessalonicesi il 14 settembre 1423 e le difese vennero assegnate proprio al Loredan che nel [[1424]] mosse contro il Turco, impegnandone la [[flotta ottomana|flotta]] e razziandone i domini costieri<ref name="Manfroni">Manfroni C, ''La marina veneziana alla difesa di Salonicco. 1423-1430'', in ''Nuovo Arch. veneto'', n.s., XX (1910), 1, pp. 15, 17-21, 25 s.</ref> (v.si [[Assedio di Tessalonica (1422-1430)|Assedio di Tessalonica]]).
[[File:Filippo Maria Visconti.jpg|miniatura|sinistra|[[Filippo Maria Visconti]], [[duca di Milano]] dal 1412 al 1447, il grande avversario "lombardo" del Foscari.]]
In ''Terraferma'', erano nel frattempo scoppiate le c.d. "[[Guerre di Lombardia]]" tra Venezia e Milano, trent'anni di campagne militari interrotte da "''paci brevissime o addirittura effimere''"<ref>{{cita|Zorzi|p. 224}}.</ref>, fomentate dalle ambizioni espansionistiche del doge Foscari che pur mosse apertamente guerra al Visconti solo dopo che nel [[1425]] Firenze fu ripetutamente sconfitta dai Milanesi ed ottenne l'appoggio marciano nel dicembre. Esattamente un anno dopo, il [[30 dicembre]] [[1426]], venne siglata dai belligeranti la [[Tregua di Venezia]] che consegnò al Foscari [[Brescia]], conquistata per lui dal [[Francesco Bussone|Carmagnola]] (aiutato dal Loredan<ref name="Loredan">{{DBI|nome = LOREDAN, Pietro|nomeurl = |autore = Giuseppe Gullino|cid=DBI LOREDAN|anno = 2005|pagine = |volume = 65|accesso = }}</ref>) e l'anno dopo difesa con le vittorie a [[Battaglia di Maclodio|Maclodio]] e [[Battaglia di Cremona (1427)|Cremona]]<ref>{{cita|Corio|pp. 605-608}}.</ref>. La Tregua di Ferrara (1428) consegnò a Venezia [[Bergamo]] e parte del Cremonese ma nel [[1430]] il conflitto ricomincia. Proprio in quell'anno, Andrea Contarini, "''un povero squilibrato affetto da una forma di mania di persecuzione''" ferisce al volto il doge con un pugnale "''fatto di legno''": attentato effimero ma latore di un preciso messaggio di sfiducia da parte del patriziato veneto nei confronti della politica che Foscari ha voluto ed incarna<ref>{{cita|Zorzi|p. 225}}.</ref>. La situazione degenerò nel triennio [[1431]]-[[1433]]: nonostante l'ennesima vittoria navale dell'inossidabile Pietro Loredan (questa volta contro i genovesi a [[Battaglia di Rapallo (1431)|Rapallo]]), il Carmagnola venne sconfitto a [[Battaglia di Soncino|Soncino]] e [[Battaglia di Pavia (1431)|Pavia]]<ref>{{cita|Corio|pp. 611-614}}.</ref> né riuscì a contenere le razzie degli Ungheresi del redivivo Imperatore Sigismondo nel Friuli. Il doge ed il [[Consiglio dei Dieci]] iniziarono a sospettare il condottiero di tradimento ([[1432]]), lo misero sotto sorveglianza ed alla fine lo attirarono in Laguna per un abboccamento con Foscari (8 aprile) salvo poi imprigionarlo e farlo [[decapitazione|decapitare]] in [[Piazzetta San Marco]] il [[5 maggio]]<ref>{{DBI| nome = BUSSONE, Francesco, detto il Carmagnola| nomeurl = | autore = Daniel M. Bueno de Mesquita|cid=| anno = 1972| pagine = | volume = 15| accesso = }}</ref>. Le redini del comando passarono al marchese Gonzaga, stretta conoscenza del doge, che riuscì a riconquistare Soncino ma l'armata veneta inviata in [[Valtellina]] venne stroncata da [[Niccolò Piccinino]] a [[Battaglia di Delebio|Delebio]] e la successiva [[Pace di Ferrara (1433)]] ristabilì uno ''status quo'' traballante. Il doge Francesco, sminuito nel suo prestigio, si dichiarò pronto ad abdicare, salvo restare al suo posto per l'insistenza del governo<ref name="DBI"/>. Andò peggio al suo alleato fiorentino, [[Cosimo de' Medici]], cui i rovesci della guerra costarono l'esilio dalla città natale: esilio "dorato" che consumò proprio a Venezia, ospite del Foscari<ref name="Cosimo">{{DBI| nome = MEDICI, Cosimo de'| nomeurl = | autore = Dale Kent|cid=| anno = 2009| pagine = | volume = 73| accesso = 8 aprile 2013}}</ref><ref group="N">[[Cosimo de' Medici]] soggiornò, durante l'esilio veneziano presso il [[Monastero di San Giorgio Maggiore]], sull'[[San Giorgio Maggiore (isola)|omonima isola]].</ref>. L'anno dopo, mentre il conflitto pareva ormai sedato (e l'ospite Cosimo tornava a Firenze per riprenderne il controllo<ref name="Cosimo"/>), l'Imperatore Sigismondo investì la Signoria di gran parte dei suoi domini di Terraferma di fresca acquisizione, ridando lustro all'operato del Foscari.
[[File:Palazzo Ducale (Venice) - Porta della carta - Doge Francesco Foscari.jpg|thumbminiatura|Venezia - [[Palazzo Ducale (Venezia)|Palazzo Ducale]] - Porta della Carta - Francesco Foscari inginocchiato davanti al [[leone di San Marco]].]]
Nel [[1438]], mentre il conflitto con Milano si riaccendeva (con la defezione del Gonzaga che passava in campo visconteo<ref name="Gonzaga"/> costringendo il vecchio Pietro Loredan, prossimo alla tomba, a ritornare sui campi di battaglia italiani<ref name="Loredan"/>), il doge avviava la ristrutturazione di [[Palazzo Ducale (Venezia)|Palazzo Ducale]], facendo erigere a [[Giovanni Bono (scultore)|Giovanni Bono]] la c.d. "[[Palazzo Ducale (Venezia)#Porta della Carta|Porta della Carta]]" che lo ritrae inginocchiato accanto al [[Leone di San Marco]]<ref>{{cita libro|url=https://archive.org/details/ilpalazzoducaled01zano|Francesco|Zanotto|wkautore=Francesco Zanotto|Il Palazzo ducale di Venezia |illustratore=Francesco Zanotto|vol=1 |editore=[[Giuseppe Antonelli (editore)|Antonelli]]|città=Venezia|anno=1853|cid=Zanotto}}, p. 76.</ref> e ospitava in Laguna il ''[[basileus]]'' [[Giovanni VIII Paleologo]], diretto al [[Concilio di Basilea, Ferrara e Firenze|Concilio]] in cui avrebbe esortato l'Occidente cristiano ad allearsi contro la minaccia dei Turchi (riusciti nel frattempo ad impadronirsi di Tessalonica nel 1430 nonostante gli sforzi veneziani<ref name="Manfroni"/>). L'anno fu poi tremendo per il doge che, causa la [[peste]], perse tutti quanti i suoi figli maschi con l'eccezione di [[Jacopo Foscari|Jacopo]]<ref name="Jacopo">{{DBI| nome = FOSCARI, Jacopo| nomeurl = | autore = Giuseppe Gullino|cid=| anno = 1997| pagine = | volume = 49| accesso = 8 aprile 2013}}</ref>. La [[Pace di Cremona]] (20 novembre [[1441]]) portò minimi cambiamenti territoriali, salvo confermare il ruolo cui era assurto un nuovo pericoloso giocatore nella contesa, il condottiero [[Francesco Sforza]], fresco sposo di [[Bianca Maria Visconti]], unica figlia naturale del Duca di Milano. L'anno dopo, forse demoralizzato dall'andamento del conflitto, il doge tentò per la seconda volta di dimettersi.<ref name="DBI"/>
[[File:Francesco Hayez - The Two Foscari - WGA11217.jpg|thumbminiatura|sinistra|[[Francesco Hayez]] - ''L'ultimo abboccamento di Jacopo Foscari con la propria famiglia prima di partire per l'esilio cui era stato condannato'' - Firenze, [[Galleria Palatina]] - 1852.]]
 
Nel Levante, la crisi bizantina e la contestuale affermazione ottomana proseguivano. Nel [[1443]] [[Papa Eugenio IV]] proclamò la crociata e benedì un grande esercito cristiano [[balcani]]co capitanato dall'ungherese [[Giovanni Hunyadi]] che sgominò le truppe del sultano Murad II in [[Bosnia]], [[Erzegovina]], [[Serbia]], [[Bulgaria]] ed [[Albania]] costringendolo a ritirarsi in [[Anatolia]]. Nel [[1444]] Foscari inviò la [[marineria veneziana|flotta marciana]] nel [[Bosforo]] per impedire il ritorno del Turco in Grecia, mentre i crociati si riorganizzavano a Costantinopoli spronati dal messo papale [[Giuliano Cesarini (1398-1444)|Giuliano Cesarini]]. Murad fu però aiutato dai genovesi che trasportarono il suo esercito incontro al nemico<ref>{{cita libro|autore= LS Stavrianos|anno=2000 |titolo=The Balkans since 1453 |editore=Hurst & Company |isbn=978-1-85065-551-0 |cid=}}, p. 53</ref>: nella successiva [[battaglia di Varna]], l'armata cristiana fu duramente sconfitta<ref>{{cita libro|autore=P Engel|anno=2001 |titolo=The Realm of St Stephen: A History of Medieval Hungary, 895–1526 |editore= I.B. Tauris Publishers |isbn=1-86064-061-3|cid=}}, p. 287</ref>.