Rodolfo Aricò: differenze tra le versioni
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Nel 1971 ottiene un incarico come insegnante di Scenografia presso l'Accademia di Belle Arti di Urbino. Dopo aver esposto alcuni suoi lavori nell'ambito della mostra ''Iononrappresentonullaiodipingo'' (1973) tenutasi presso la galleria Studio La Città di Verona, inaugura una personale antologica al Centro Internazionale delle Arti e del Costume di Palazzo Grassi a Venezia (1974); qui presenta opere di grandi dimensioni, che sono il frutto della ricerca strutturale e oggettuale avviata dalla metà degli anni Sessanta. Nel 1974, inoltre, incontra [[Carlo Invernizzi]] ed instaura con il poeta quello che Aricò stesso ha definito “un sodalizio senza soluzione di continuità per circa trent'anni [...] con influenza intellettiva e spirituale”.
Nel 1975 partecipa a numerose mostre, tra cui ''Peinture italienne d'aujourd'hui'' (Galerie Espace 5, Montréal; Galerie Templon, Parigi), ''Empirica: l'arte tra addizione e sottrazione'' (Rimini; Museo di Castelvecchio, Verona), ''Trompe l'oeil'' (Galleria Stendhal, Milano) e ''Spazio attivo/Struttura'' (Studio Marconi, Milano; Galleria Rondanini, Roma), organizzata da [[Guido Ballo]] . Nel 1977 il Comune di Ferrara invita Aricò a tenere una mostra antologica negli spazi del Padiglione d'arte contemporanea di Parco Massari e nel 1978 gli viene commissionata la realizzazione di una scenografia per il "Teatro dell'Assurdo" di [[Jean Tardieu|Tardieu]] al Teatro Pier Lombardo di Milano. Nello stesso anno gli viene assegnata la cattedra di Scenografia presso l'Accademia di Belle Arti di Brera e l'artista prende parte alla mostra I ''nodi della rappresentazione'' presso il Museo d'arte della città di Ravenna, in cui vengono letti i rapporti analogici tra architettura e pittura. In questa occasione Aricò presenta l'opera ''Scena di Ravenna'', che rappresenta una contaminazione tra pittura, scenografia e architettura.
[[File:Rodolfo Arico 1987.jpg|sinistra|miniatura|273x273px|Rodolfo Aricò, Milano 1987]]
Nel 1980 la Casa del Mantegna di Mantova ospita la mostra ''Rodolfo Aricò. Mito e architettura'' dove viene esposta l'opera ''Scena di Mantova'', composta da sei tele sospese, appese su tre diversi livelli di profondità, che danno vita nella visione d'insieme all'immagine di un timpano. Aricò continua a focalizzare la propria attenzione sull'indagine delle relazioni tra architettura, pittura e mito. L'anno successivo partecipa a ''Linee della ricerca artistica in Italia 1960/80'' al Palazzo delle Esposizioni a Roma e a ''30 anni d'arte italiana 1950/80. La struttura emergente e i linguaggi espropriati'' a Villa Manzoni a Lecco.
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