Impresa di Fiume: differenze tra le versioni
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=== Il contesto nel primo dopoguerra ===
{{Vedi anche|Trattato di Versailles|Trattato di Saint-Germain-en-Laye (1919)|Trattato di Rapallo (1920)}}
[[File:Trattato di Londra.svg|thumb|upright=1.7|In verde chiaro sono indicati i territori rivendicati dall'Italia con [[Patto di Londra]] del 1915. La Dalmazia settentrionale, nel 1919, venne invece assegnata, contro la volontà dell'Italia, al nuovo regno serbo-croato-sloveno. La mancata annessione della Dalmazia all'Italia fu una delle cause di insoddisfazione che portarono alla definizione di "[[vittoria mutilata]]", che venne in parte mitigata dal [[trattato di Rapallo (1920)
La città multietnica di Fiume era un [[Città e distretto di Fiume|Corpus separatum e municipio autonomo]] delle [[Terre della Corona di Santo Stefano]] nell'ambito dell'[[Impero austro-ungarico]]. Un censimento del 1910 (nel quale fu richiesta la lingua materna - Muttersprache), calcolò una popolazione di {{formatnum:49806}} abitanti: {{formatnum:24212}} dichiaravano come propria lingua l'italiano, {{formatnum:12926}} il croato e altre lingue, soprattutto ungherese, sloveno e tedesco. Nel censimento non si consideravano i dati della località di [[Sussak]], località a maggioranza croata separata dalla città dal [[Eneo (fiume)|fiume Eneo]] e appartenente al confinante [[Regno di Croazia e Slavonia]].
A seguito delle [[Trattato di Saint-Germain-en-Laye (1919)|trattative di pace]] del 1919 e del [[
Nell'ottobre 1918 si costituirono a Fiume due governi: un Consiglio nazionale croato e un Consiglio nazionale italiano,<ref>Leandro Castellani, ''L'impresa di Fiume'', su Storia illustrata nº 142, Settembre 1969, pag. 34: "La cittadinanza.... aveva proclamato fino dal 30 ottobre 1918, all'indomani del conflitto, la propria volontà di unirsi all'Italia."</ref> di cui fu nominato presidente [[Antonio Grossich]]. Nel frattempo, i delegati italiani a Parigi [[Vittorio Emanuele Orlando]] e [[Sidney Sonnino]] ingaggiarono con gli alleati una polemica che culminò con il loro temporaneo ritiro dalle trattative, tra il 24 aprile e il 5 maggio.
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