{{C|L'intera sezione tratta la storia della mitragliatrice precedente e non di quella soggetto di questa voce|guerra|febbraio 2022}}
La mitragliatrice deriva dalla modifica della SIA Mod. 1918, realizzata del capitano del [[Regio Esercito]] [[Abiel Bethel Revelli di Beaumont]]. La Mod. 1918 fu presentata alla commissione esaminatrice del [[Regio Esercito]] nel gennaio del 1918. La produzione fu affidata alle officine della [[Società Italiana Aeroplani]] (SIA), praticamente una controllata della [[FIAT]]. Si trattava di una [[Mitragliatricemitragliatrice leggera|mitragliatrice]] leggera raffreddata ad aria da peso relativamente leggero per l’epoca di appena 16,3 kg scarica ma completa di sostegno, senza quest’ultimo l’arma pesava 10.7 Kg. L’arma è alimentata da un caricatore scatolare ricurvo di tipo bifilare e stampato in lamiera d’acciaio. Esso ha una capacità di 50 cartucce calibro 6,5 mm Mannlicher-Carcano e pieno pesa circa 2kg. Lo stesso viene inserito sulla parte superiore del castello. Il sistema d’alimentazione venne aspramente criticato perché particolarmente delicato ed incline ad [[Inceppamento|inceppamenti]]. La posizione del caricatore fu ampiamente criticata dato che si pensava che rendeva il mitragliere facilmente individuabile. Ma questa è una critica futile rispetto ai problemi di affidabilità di cui l’arma soffriva. Secondo [[Giuseppe Carpitella]], tenente colonnello del [[Regio Esercito]], i principali problemi della mitragliatrice furono causati dalla penosa qualità costruttiva dell’arma e la cattiva manutenzione della stessa da parte dei reparti. Per quanto riguarda la prima affermazione, il tenente colonnello afferma che la cattiva qualità delle materie prime e l’urgente necessità di disporre in prima linea di tale arma causò non pochi problemi. Infatti furono numerosi gli incidenti causati da alcuni difetti di alimentazione dell’arma, infatti c’era la remota possibilità che un colpo esplodesse, causando il ferimento del povero servente dell’arma. Piccola curiosità, quest’arma fu inoltre montata sui [[Fiat 3000]] in un complesso binato. Per evitare di danneggiare le due mitragliatrici le norme d’uso ne vietavano l’uso simultaneo. L’ordine era di sparare solo con un’arma, e di utilizzare l’altra solamente nel caso di inceppamento della prima. Carpitella afferma anche che ci furono alcuni reparti in cui tali incidenti non si verificarono, soprattutto grazie al rispetto delle direttive date sull’uso e la manutenzione dell’arma. Nonostante questo la mitragliatrice della SIA, a causa della cattiva fama, fu presto relegata a ruoli secondari o peggio destinata a prendere polvere nei magazzini del Regio Esercito. In tutto quattromila SIA furono presto dimenticate nei magazzini, ed in seguito assegnate ai battaglioni territoriali, alle divisioni costiere ed alla [[Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale|M.V.S.N]].