Arcobaleno: differenze tra le versioni
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Nel [[XIV secolo]] [[Teodorico di Freiberg]] ipotizzava che il fenomeno dipendesse dalla riflessione della luce solare e condusse esperimenti sopra bocce sferiche riempite d'acqua, fornendo nel [[1307]] una spiegazione teorica accurata di entrambi gli arcobaleni: quello primario e quello secondario. Egli spiegò l'arcobaleno primario, notando che «quando la luce solare cade sulle singole gocce di umidità, i raggi subiscono due rifrazioni (una all'ingresso e una all'uscita) e una riflessione (sul retro della goccia) prima di essere trasmessa all'occhio dell'osservatore».<ref>{{Cita pubblicazione
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[[Marco Antonio de Dominis]] pubblica nel 1611 l'opera ''Tractatus de radiis visus et lucis in vitris, perspectivis et iride'' sul [[telescopio]] e sull'arcobaleno: di questo dà una spiegazione convincente. Egli dichiara anche di aver condotto esperimenti simili a quelli di Teodorico di Freiberg, ma è fondato il sospetto che conoscesse antiche opere sull'argomento.
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