Lingua giapponese: differenze tra le versioni
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→Tardo giapponese medio: Grammatica corretta |
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I fenomeni più comuni sono l'assimilazione di alcune consonanti e la sonorizzazione di altri in contesti vocalici.
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{{Vedi anche|sistema di scrittura giapponese}}
Il sistema di scrittura giapponese si basa sui due ''kana'' (''[[hiragana]]'' e ''[[katakana]]''), [[Scrittura sillabica|alfabeti sillabici]] creati — secondo la tradizione — intorno al IX secolo dal monaco buddhista giapponese [[Kūkai]] (Kōbō Daishi), e sui ''kanji'' (caratteri di origine cinese), i sinogrammi.
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Il pronome personale ''watashi'' (io) e la radice ''i'' del verbo ''iku'' (andare) possono essere scritti sia con i rispettivi ''kanji'' (私: ''watashi'', 行: ''i'') che con il loro equivalente ''hiragana'' (''watashi'': わたし, ''i'': い) come nel secondo esempio perché sono rispettivamente un pronome e una radice verbale. La parola ''Mirano'' (Milano) va scritta in ''katakana'' in quanto parola straniera: ミラノ; mentre per scrivere la posposizione ''e'' (へ), la desinenza verbale ''ki'' (き) e l'ausiliare di cortesia ''masu'' (ます) si utilizza sempre e comunque lo ''hiragana''.
=== ''Kanji'' ===
{{vedi anche|kanji}}
I ''[[kanji]]'' (letteralmente "Caratteri della [[dinastia Han]]", dinastia cinese dal 206 a.C. al 200 d.C.) sono propriamente caratteri di origine cinese. Sono più di 50.000, ma quelli considerati di uso comune, gli ''[[shinjitai]]'', sono solo 2238.<ref>I nuovi caratteri sono dati dalla somma dei 1945 ''[[jōyō kanji]]'' e dei 293 ''[[jinmeiyō kanji]]'' usati per i nomi propri. A essere ormai desueti sono i circa 45,000 ''[[kyūjitai]]''.</ref> I ''kanji'' sono formati da uno dei 214 [[Radicali (giapponese)|radicali]] detti [[Radicali Kangxi]] (in giapponese, "Kōki Bushu") e da altri elementi riconducibili ad altri ''kanji''. I radicali, a loro volta, sono dei ''kanji'' a sé che solitamente non hanno molti tratti. È importante riconoscere i radicali perché aiutano nella comprensione dei ''kanji'': infatti questi hanno un significato preciso e varie pronunce (di solito da una a tre) a seconda della loro posizione nelle parole. Adottando gli ideogrammi cinesi, i giapponesi hanno importato anche la loro pronuncia, detta ''[[on'yomi|on]]'', modificata secondo la propria fonetica, specialmente per le parole composte, data la brevità di tali pronunce (la [[lingua cinese]] scritta di epoca classica era di fatto quasi totalmente monosillabica).
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Dei radicali Kangxi/Kōki Bushu [[Radicali Kangxi|esiste una ricostruzione]], in cui si spiega da cosa deriva il disegno osservando le prime versioni dei sinogrammi in Cina, reperibili sulle ossa oracolari (piastre di tartaruga e scapole di bue incise e/o trapanate) messe sul fuoco a crepare per effettuare le piromanzie (ossia plastromanzie e scapulomanzie, delle divinazioni sul futuro). Le prime ossa oracolari risalgono al 1250 a.C., in cui si parlava il [[cinese antico]] (di cui esistono ricostruzioni, e.g. Baxter-Sagart, 2014). Le versioni successive sono attestate nei bronzi Shang e Zhou (vasi, bacinelle, piccoli contenitori, specchi, bracieri, pettini...). I radicali Kangxi, che sono i mattoncini della scrittura, si possono affiancare a una [[ricostruzione filologica dei sinogrammi più diffusi]] (erano usati pure in giapponese, coreano e vietnamita, le lingue della sinosfera, le "ligue sino-xeniche" come le ha battezzate Samuel Martin nel 1953). Lo studio della [[lettura on]], cioè quella sino-giapponese, si può affiancare alle ricostruzioni del [[Primo Cinese Medio]]/Early Middle Chinese/EMC (e.g. Baxter, 2011), che spiega l'origine della lettura on, le letture delle altre lingue sino-xeniche (vedi [[hanja]] e Han tu' nel sistema [[Chữ Nôm|Chu' Nom]]) e la pronuncia di molti dialetti meridionali cinesi conservativi come il [[Lingua cantonese|cantonese]]/dialetto Yue, il dialetto Wu (il più prestigioso è lo [[shanghainese]]), i [[Lingua min nan|Minnan]] (che includono gli Hokkien) e l'Hakka/[[Lingua hakka|Kejiahua]].
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Il ''[[rōmaji]]'' (letteralmente "Segni di Roma") è il sistema di traslitterazione dal giapponese ai caratteri latini. Ci sono più tipi di ''rōmaji'': i più usati sono il [[sistema Hepburn]] e il [[sistema Kunrei]]. Qui viene usato il sistema Hepburn, che si differenzia dal Kunrei solo per qualche sillaba e per la scrittura dei suoni contratti. Il primo si avvicina di più alla pronuncia; il secondo è più schematico (dove lo Hepburn scrive ''ta, chi, tsu, te, to'', il Kunrei scrive ''ta, ti, tu, te, to''). Attenzione: i giapponesi non usano mai il ''rōmaji'' per scrivere (anche se da tempo si è diffuso il modo di scrivere occidentale in orizzontale "sinistra-destra" e "alto-basso", al posto del "classico" — e naturalmente tuttora impiegato — sistema di scrittura verticale "alto-basso" e "destra-sinistra". Il rōmaji è comunque insegnato nelle scuole perché attraverso la sillabazione in caratteri romani si possono scrivere i testi in giapponese su apparecchi elettronici, come computer e telefoni.
==== Convenzioni ortografiche ====
Solo tre particelle hanno una pronuncia irregolare: は (ha) che si pronuncia ''wa'', を (wo) che si pronuncia ''o'' e へ (he) che si pronuncia ''e''. Queste letture irregolari si applicano solo quando il fonema è usato come particella. Nel caso di は ci sono anche altre poche eccezioni dovute a rimanenze arcaiche della particella d'argomento in parole ormai indipendenti, per esempio ではありません (''dewa arimasen'', "non è") o こんにちは (''konnichiwa'', "buongiorno"). La sillaba を è esclusivamente particella e non compare in nessun'altra parola giapponese.
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Gli spazi nella lingua giapponese sono un'introduzione piuttosto recente ad uso dei bambini e di coloro che devono apprendere la lingua iniziando dagli alfabeti sillabici. A volte la divisione fra parola e parola si basa su metodi meramente convenzionali (alcuni legano le particelle ai nomi che li precedono, altri no, stesso discorso per la desinenza ''-masu'' dei verbi nella forma di cortesia). In realtà l'alternanza di kanji e hiragana fa sì che ci sia un'alternanza delle parti del discorso pienamente distinguibile. Dopo ogni sostantivo (scritto in kanji) segue una particella in hiragana; anche verbi e aggettivi hanno una prima parte in kanji e una desinenza in hiragana. Conoscendo questa struttura diventa semplice delimitare una parola dall'altra.
==== Pronuncia
Nella tabella sottostante si spiega la pronuncia in giapponese, suono per suono, tale per cui i suoni sono poi combinabili tra loro. Sotto la tabella si forniscono alcune informazioni sugli allungamenti vocalici, sui dittonghi arcaici e su alcuni accomodamenti dal Primo Cinese Medio.
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