Barlaam e Iosafat: differenze tra le versioni

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La storia venne in realtà ricalcata sul modello della vicenda della conversione del Buddha (il nome [[sanscrito]] ''[[Bodhisattva]]'' si trasformò in ''Budasaf'' e poi in ''Iosafat''; dal nome dell'eremita ''Balahuar'', sdoppiamento del Buddha stesso, si arrivò al nome di ''Barlaam''): venne tradotta in [[lingua greca|greco]] e poi in [[Lingua latina|latino]], quindi in numerose lingue volgari. Divenne tanto popolare da essere inclusa da [[Jacopo da Varagine]] nella sua ''[[Legenda Aurea]]'' e da ispirare alcune opere di [[Bernardo Pulci]] e di [[Lope de Vega]], oltre a numerose opere scultoree, come quella nel [[Battistero di Parma]] di [[Benedetto Antelami]], miniature e vetrate, nonché alcune immagini sul [[mosaico di Otranto]] (precisamente i due elefanti indiani alla base dell'[[albero della vita]].<ref>Silvia Ronchey, ''Il Buddha bizantino'', in ''Storia di Barlaam e Ioasaf. La vita bizantina del Buddha'', a cura di S. Ronchey e P. Cesaretti, Einaudi, Torino 2012, pp. vii-cvii.</ref>
 
==Culto==