Evno Fišelevič Azef: differenze tra le versioni

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== Biografia ==
Azef nacque a [[Voblasc' di Brėst|Lyskava]], al secolo parte della [[Impero russo|Russia zarista]] (attualmente in [[Bielorussia]]), nell'ottobre del [[1869]] dain una numerosa famiglia [[Ebrei|ebraica]], secondogenito dei sette figli di un modesto sarto. Dopo aver terminato gli studi secondari a [[Rostov sul Don]], entròcominciò a far partemilitare come [[Attivismo|attivista]] nei circoli rivoluzionari della gioventù ebraica locale, mantenendosi nel contempo come [[giornalista]] e rappresentante di commercio. Nel [[1892]], sul punto di essere tratto in arresto per le sue attività politiche radicali, rubò al suo datore di lavoro 800 rubli, con i qualì poté finanziarsi una fuga a [[Karlsruhe]], in [[Germania]], dove studiò [[ingegneria elettrica]].
 
Nel novembre del [[1893]], Azef fu segretamente avvicinato da agenti dell'[[Ochrana]] con la proposta d'infiltrarsi, in qualità di loro agente sotto copertura, nelle file del movimento rivoluzionario russo. Azef accettò in cambio di uno stipendio mensile iniziale di 50 rubli. Nel [[1899]] sposò Ljubov' Menkinova, un'operaia ignara della sua reale attività, dalla quale ebbe poi due figli.
 
Tornato in [[Russia]], più precisamente a [[Mosca (Russia)|Mosca]], entrò a far parte dell<nowiki>'</nowiki>''Unione dei Socialisti rivoluzionari'', fondata a [[Saratov]] nel [[1896]] da [[Andrej Aleksandrovič Argunov]], del quale riuscì a conquistarsi la fiducia e, di conseguenza, ad ottenere l'incarico di rappresentare l'organizzazione negli ambienti dell'immigrazione russa in [[Europa]]. Venne così a conoscenza di tutti i nomi degli aderenti all<nowiki>'</nowiki>''Unione'', sia all'estero sia in Russia. Questi, compreso lo stesso Argunov, furono tutti arrestati nel [[1901]] su sua segnalazione e la tipografia di [[Tomsk]], dove veniva stampato il giornale dell'organizzazione ''Revoljucionnaja Rossija'', fu smantellata.
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[[File:Gershuni.jpg|thumb|left|upright=0.5|Grigorij Geršuni]]
Teorico dell'apologia del terrore fu, in particolar modo, [[Grigorij Andreevič Geršuni]], creatore dell<nowiki>'</nowiki>''Organizzazione di combattimento'', un gruppo paramilitare chefungente godevain dipratica ampiada autonomiabraccio inarmato seno aldel Partito. Alla fine del gennaio del [[1902]], Geršuni tornò in Russia per organizzare un attentato contro ilal ministro degli Interni [[Dmitrij Sergeevič Sipjagin]]. Azef, che non era a conoscenza dei precisi piani di Geršuni, da [[Berlino]] si limitò ad avvertire l'Ochrana del suo arrivo in Russia, senza comunicare però dell'esistenza dell'Organizzazione di combattimento e del ruolo di comando ricopertovi da Geršuni. Questi, che fu individuato ma non arrestato per poter scoprire la rete organizzativa che a lui faceva capo, fece abilmente perdere le proprie tracce ed il 15 aprile dello stesso anno, un suo agente, lo studente [[Stepan Valerianovič Balmašëv]], uccise a [[San Pietroburgo]] il ministro Sipjagin.
 
Solo dopo il ritorno di Geršuni dalla Russia, Azef comunicò all'Ochrana l'esistenza dell'Organizzazione e l'appartenenza di Geršuni, tacendo però sul suo ruolo di capo. Il motivo è da ricercare nel suo timore che un arresto di Geršuni avrebbe provocato i sospetti dei socialisti rivoluzionari su lui stesso, che era divenuto nel frattempo il suo collaboratore più fidato del Geršuni. Per lo stesso motivo, nascose all'Ochrana la preparazione di un suo nuovo attentato, quello contro ilal principe Obolenskij, governatore di [[Char'kov]].
 
In ottobre, Azef fu convocato a San Pietroburgo per fare rapporto sugl'ultimi avvenimenti. Egli continuò a proteggere Geršuni, attribuendo il progetto dell'ultimo attentato a due social-rivoluzionari residenti in Russia, Kraft e Mel'nikov, che furono arrestati. Successivamente, rivelò il piano di un attentato contro il procuratore del Santo Sinodo [[Konstantin Petrovič Pobedonoscev]]. Due ufficiali della guarnigione della capitale furono arrestati nel febbraio del [[1903]] e uno di essi confessò che Geršuni era il capo dell'Organizzazione di combattimento.
 
Nuovamente convocato a motivare il suo silenzio su Geršuni, Azef si giustificò con il timore che il suo arresto lo avrebbe compromesso agli occhi dei social-rivoluzionari, essendo egli il suo secondo in comando. Su Geršuni poteva fornire informazioni utili solo in cambio della favolosa somma di 50.000 rubli, che gli avrebbero permesso di fuggire all'estero e di ricostruirsi una vita nell'anonimato. Nel partito, infatti, avevano già cominciato a circolare dei sospetti su di lui, da quando uno studente lo aveva denunciato come provocatore, anchepur sesenza nonaddurre aveva potuto portaredelle prove, sufficienticome a suo caricoprovocatore.
 
L'Ochrana accettò le sue giustificazioni. Alla fine di marzo, Azef s'incontrò a Mosca con Geršuni ed insieme prepararono un nuovo attentato. Si trattava di uccidere il governatore di [[Ufa (Russia)|Ufa]], [[Nikolaj Modestovič Bogdanovič]], che il 26 marzo aveva fatto aprire il fuoco su una folla che, a [[Zlatoust]], aveva reclamato la liberazione di decine di minatori arrestati per aver scioperato. Stabilito il piano, Azef fu messo a capo dell'Organizzazione di combattimento. Geršuni, infatti, aveva necessità di rifugiarsi all'estero per un po', essendo sempre più braccato dalla polizia.
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Bogdanovič fu ucciso ad Ufa il 19 maggio da due terroristi rimasti sconosciuti. Geršuni, per una sua imprudenza, fu arrestato a [[Kiev]] il 26 maggio. Condannato a morte nel febbraio del [[1904]], la pena gli fu commutata nel carcere a vita. Trasferito nella regione di [[Taškent]] (nell'odierno [[Uzbekistan]]), riuscì a evadere nell'ottobre del [[1906]] e a rifugiarsi avventurosamente in [[Cina]]. Da qui passò negli [[Stati Uniti d'America]] e poi in [[Europa]]. Morì a [[Zurigo]], in [[Svizzera]], il 29 marzo [[1908]], ignaro fino alla fine del doppiogioco di Azef.
 
Come nuovo capo dell'Organizzazione, Azef venne a trovarsi in una posizione molto delicata. Doveva organizzare gli attentati e, nello stesso tempo, far credere al Dipartimento di Polizia di esservi estraneo e perdipiù esser in grado di fornire informazioni utili a smantellare il Partito. Pertanto, indugiò molto nei preparativi per l'assassinio del ministro [[Vjačeslav Konstantinovič Pleve]], tanto che alcuni suoi compagni pensarono addirittura di agire per proprio conto ma egli se ne sbarazzò in tempo, facendoli tutti arrestare dall'Ochrana.
 
Alla fine, dopo un paio di rinvii, l'attentato ebbe luogo a San Pietroburgo il 28 luglio del [[1904]]. Il terrorista incaricato della sua esecuzione, [[Egor Sergeevič Sozonov]], lanciò una bomba all'interno della carrozza del ministro, che morí dilaniato, mentre Sozonov, seppur gravemente ferito dall'esplosione, sopravvisse. Azef, nel contempo, si era già creato un alibi agli occhi dell'Ochrana, inviando rapporti sul Partito social-rivoluzionario che consentirono l'arresto di diversi suoi militanti, e poi, allontanandosi da San Pietroburgo un giorno prima dell'attentato, mandò da [[Vienna]] un telegramma al capo della sezione estera dell'Ochrana. Da lí, Azef si recò poi in [[Svizzera]], a [[Ginevra]], dove fu accolto trionfalmente dai suoi ignari compagni.
 
In realtà, il Partito social-rivoluzionario si trovava in quel momento allo stremo delle sue forze. La sua struttura clandestina in Russia era stata quasi completamente smantellata dalla polizia, e la sua popolarità, dovuta al clamore provocato dagli attentati, nonché della simpatia suscitata in molti settori dell'opinione pubblica dalla sua strenua lotta contro il dispotismo, non compensavano la debolezza della sua struttura organizzativa.
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Già agli inizi del [[1906]], [[Leonid Petrovič Menšikov]], un funzionario dell'Ochrana simpatizzante del Partito social-rivoluzionario, aveva anonimamente denunciato ai dirigenti dello stesso Azef ed un altro militante, [[Nikolaj Jur'evič Tatarov]], quali agenti provocatori. Le indagini su Azef non approdarono a nulla, mentre Tatarov, riconosciuto responsabile di tradimento, fu ucciso nella sua casa di [[Varsavia]] il 4 aprile [[1906]].
 
L'avventura di Azef finì nel [[1908]], quando l'ex-direttore dell'Ochrana, [[Aleksej Aleksandrovič Lopuchin]], agendo di propria iniziativa ed a totale insaputa dei suoi colleghi e superiori, lo denunciò ai social-rivoluzionari fornendo a [[Vladimir L'vovič Burcev]], direttore della rivista «''Byloe»'', stampata all'estero e vicina al movimento rivoluzionario, le prove del suo ruolo d'infiltrato per conto dell'Ochrana. Questi, chiamato dunque a rispondere di tali accuse dinanzi alla dirigenza del Partito, promise di presentare le prove della sua innocenza, ma, invece, si diede ad una repentina fuga dalla Russia; a seguito della sua defezione, il ruolo di capo dell'Organizzazione di combattimento fu poi assunto da [[Boris Savinkov|Boris Viktorovič Savinkov]].
 
Il Partito lo condannò a morte ed egli si nascose sotto falso nome in [[Germania]], a [[Berlino]], con l'aiuto della polizia segreta russa. Visse gestendo un negozio di corsetteria finché, nel [[1915]], allo scoppio della [[prima guerra mondiale|Grande Guerra]], fu internato in un campo di concentramento, in quanto suddito dell'[[Impero russo]]. Rilasciato nel dicembre [[1917]], ormai malato, morì in una clinica berlinese il 24 aprile [[1918]], venendo sepolto in una tomba anonima.