Alarico I: differenze tra le versioni

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In ogni modo, i Goti di Alarico devastarono la Macedonia e la Tessaglia.<ref name=ZosV5/> Forse è proprio al 395 che si colloca l'episodio tramandato da [[Socrate Scolastico]] secondo cui gli abitanti della Tessaglia affrontarono in battaglia i Goti di Alarico nei pressi del [[Peneo (fiume della Tessaglia)|fiume Peneo]], infliggendogli {{formatnum:3000}} perdite.<ref>Socrate Scolastico, VII,10.</ref> È ugualmente possibile comunque che questo episodio fosse avvenuto nel 397, nel corso della marcia dei Goti dal Peloponneso all'Epiro.<ref>{{cita|Cesa|p. 68.}}</ref> In ogni modo Alarico si trovò a fronteggiare in Tessaglia l'esercito di [[Stilicone]], che all'epoca comprendeva sia le legioni d'Occidente che quelle d'Oriente, non avendo ancora fatto ritorno a Costantinopoli le truppe orientali che avevano seguito Teodosio in Italia nella sua spedizione contro l'usurpatore [[Flavio Eugenio|Eugenio]]. L'intervento di Stilicone contro Alarico non fu però gradito da Rufino, che temeva che il generalissimo d'Occidente intendesse in realtà marciare su Costantinopoli per prendere il suo posto come reggente di Arcadio (Stilicone sosteneva di essere stato nominato da Teodosio sul punto di spirare reggente anche di Arcadio). Per mettere al sicuro la propria posizione di reggente di Arcadio, Rufino indusse quindi Arcadio a scrivere a Stilicone, ordinandogli di fare ritorno in Italia e di rispedire a Costantinopoli le truppe orientali del suo esercito che ancora non erano state restituite alla ''pars orientis''. Stilicone obbedì, ma le legioni orientali sotto il comando di [[Gainas]], forse istigate da Stilicone, al loro arrivo a Costantinopoli uccisero Rufino (27 novembre 395).<ref name=ZosV7/> Gli succedette come primo ministro di Arcadio l'eunuco [[Eutropio (console 399)|Eutropio]].
[[Immagine:Ludwig Thiersch - Alaric à Athènes.jpg|miniatura|x290px|destra|Alarico ad Atene, dipinto di [[Ludwig Thiersch]].]]
Nel frattempo Alarico passò agevolmente il passo delle Termopili, Zosimo insinua a causa del tradimento di Geronzio, e devastò agevolmente l'intera Grecia, massacrando donne, vecchi e fanciulli, e impadronendosi di un ampio bottino.<ref name=ZosV5/> Secondo Zosimo, la devastazione della Grecia fu tale che le tracce del passaggio dei Goti erano ancora presenti all'epoca in cui scriveva.<ref name=ZosV5/> Solo [[Tebe (città greca antica)|Tebe]] sarebbe scampata ai saccheggi di Alarico, in parte per la resistenza delle proprie mura, in parte per l'impazienza da parte del re goto di espugnare [[Atene]].<ref name=ZosV5/> Per costringere quest'ultima città alla resa per fame, Alarico occupò [[il Pireo]], il porto cittadino, per impedire l'introduzione di provviste alla città assediata.<ref name=ZosV5/> A questo punto della narrazione, lo storico pagano Zosimo inserisce il miracoloso e fantasioso intervento delle divinità pagane (la dea [[Minerva]] e il semidio [[Achille]]) in protezione di Atene, che avrebbero atterrito Alarico, inducendolo ad essere clemente con Atene e con l'intera Attica, risparmiandole dal saccheggio.<ref name=ZosV6>Zosimo, V,6.</ref> Quando infatti Alarico, dopo negoziazioni con la guarnigione cittadina, entrò a Atene scortato da pochi soldati, si astenne dal saccheggiarla, partendo dopo alcuni giorni di permanenza.<ref name=ZosV6/> Dopo essersi astenuto dal saccheggiare Atene e l'intera Attica e aver espugnato la città di [[Megara (Attica)|Megara]], Alarico attraversò agevolmente l'[[Istmo di Corinto|Istmo]] (Zosimo insinua a causa del tradimento di Geronzio), oltre il quale tutte le città potevano essere agevolmente occupate e devastate in quanto prive di fortificazioni.<ref name=ZosV6/> Alarico saccheggiò così [[Sparta]], [[Argo (Grecia)|Argo]], [[Corinto (Grecia)|Corinto]] e le città circostanti.<ref name=ZosV6/> Claudiano sostiene che Corinto fu data alle fiamme dai Goti di Alarico. A questi saccheggi si accompagnò anche la devastazione dei templi pagani da parte dei Goti di Alarico: fu proprio l’invasione della Grecia del 396 di Alarico, secondo [[Eunapio]], a determinare la fine delle celebrazioni dei [[misteri eleusini]].
 
Nel 397, Alarico fu però affrontato in Acaia da Stilicone, sbarcato a Corinto con un potente esercito rinforzato dall'arruolamento di numerosi mercenari barbari reclutati dalle tribù germaniche al di là del Reno.<ref name=ZosV7/> Alarico fu accerchiato da Stilicone su un colle nei pressi di ''Pholoe'' in [[Arcadia]], e sembrò essere in trappola.<ref>Claudiano, ''Sul quarto consolato di Onorio'', 474 sgg.</ref> Stilicone, tuttavia, esitò a dare il colpo di grazia ad Alarico, e in qualche modo il re dei Goti riuscì a sfuggire all'accerchiamento romano. Claudiano opportunamente omette il modo in cui i Goti sfuggirono a Stilicone, anche se in un panegirico successivo allude a un presunto tradimento della parte orientale, che avrebbe indotto Stilicone al ritiro.<ref>Claudiano, ''La guerra gotica'', 515 sgg.</ref> Invece, Zosimo dà la colpa alla negligenza di Stilicone e all'indisciplina delle sue truppe, molte delle quali erano di origini germaniche: secondo Zosimo, le truppe di Stilicone, invece di dare il colpo di grazia ai Goti di Alarico, avrebbero spogliato dei propri beni quegli stessi provinciali che in teoria avrebbero dovuto difendere, depredando ciò che gli stessi Goti avevano lasciato non saccheggiato.<ref name=ZosV7/> Alcuni studiosi ritengono che Stilicone avesse firmato in quell'occasione un trattato di non aggressione con Alarico, per dissuaderlo dall'invadere l’Italia, o addirittura un’alleanza contro Costantinopoli, ma altri studiosi, come la Cesa, non sono convinti di questa tesi.<ref>{{cita|Cesa|p. 72.}}</ref> In ogni modo, in seguito al ritorno di Stilicone in Italia, i Visigoti di Alarico si spostarono in Epiro, devastando le città anche di quella provincia.<ref name=ZosV7/>