Guerra romano-siriaca: differenze tra le versioni
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La [[Lega etolica]] era rimasta scontenta per le conseguenze della [[guerre macedoniche|seconda guerra macedonica]], a causa delle pesanti concessioni territoriali che avevano dovuto fare ai romani, quale contributo per il loro aiuto durante la guerra. Per questo si risolsero a chiedere l'aiuto di [[Antioco III il Grande]] a capo dell'[[impero seleucide]] per liberare la [[Grecia]] dall'oppressione romana, anche se il re seleucide non sembrò in un primo momento interessato a scatenare un conflitto di così grandi proporzioni. È vero anche che Antioco poteva ora avvalersi dell'esperienza di [[Annibale]], suo consigliere militare dal [[196 a.C.|196]]-[[195 a.C.]]<ref>[[Aurelio Vittore]], ''De viris illustribus Urbis Romae'', 42, 6; [[Sesto Giulio Frontino|Frontino]], ''Strategemata'', I, 7.7.</ref><ref>[[Giovanni Brizzi]], ''Storia di Roma. 1.Dalle origini ad Azio'', p.216; André Piganiol, ''Le conquiste dei Romani'', p.267.</ref>
Nella primavera del [[192 a.C.]], gli Etoli, sobillati dallo ''stratego'' [[Toante]],<ref>[[Floro]], ''Epitoma di storia romana'', I, 24.5.</ref> provarono a sovvertire i governi locali di tre grandi città greche per provocare l'intervento diretto delle due grandi potenze. Si trattava di [[Demetriade (città)|Demetriade]],<ref>[[Tito Livio]], ''Ab urbe condita libri'', XXXV, 31, 3-16.</ref> [[Calcide]],<ref>[[Tito Livio]], ''Ab urbe condita libri'', XXXV, 31, 3.</ref> [[Corinto (Grecia)|Corinto]] e [[Sparta]].<ref>[[Tito Livio]], ''Ab urbe condita libri'', XXXV, 34.</ref> Livio racconta, infatti, che:
{{Citazione|Mentre si combatteva la [[guerra laconica|guerra tra gli Achei e Nabide]], gli ambasciatori romani andavano in giro per le città degli alleati, preoccupati che gli [[Etoli]], riuscissero ad attirarne una parte alla causa di [[Antioco III]]''. [...]. ''Prima si recarono ad [[Atene]], poi a [[Calcide]], in [[Tessaglia]]... poi [[Demetriade (città)|Demetriade]]. Là convocarono un'assemblea di "Magneti". Qui dovettero tenere un discorso con maggiore abilità, poiché una parte dei capi si erano staccati dai Romani ed erano passati dalla parte di Antioco e degli Etoli.|[[Tito Livio]], ''Ab urbe condita libri'', XXXV, 31, 1-5.}}
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{{Vedi anche|Terza guerra macedonica|quarta guerra macedonica|battaglia di Corinto}}
La guerra tra l'Occidente romano e l'Oriente seleucide cambiò in modo significativo gli equilibri delle forze politiche nel [[mar Mediterraneo]], come ci racconta lo stesso storico greco [[Polibio]], contemporaneo agli eventi. La guerra tra la [[Repubblica romana]] ed [[Antioco III]] segnò la fine di una prima fase, in cui Roma sottomise, una dopo l'altra le grandi potenze mediterranee: da [[Cartagine]], al [[regno di Macedonia]], fino a quello dei [[Seleucidi]].<ref>[[Polibio]], ''Storie'', VI, 2.2.</ref> Roma era inoltre riuscita ad intervenire direttamente sul mondo greco senza sottometterne direttamente i suoi territori, al contrario mantenendo buoni rapporti di alleanza con i diversi stati, anche in qualità di "arbitro", ma soprattutto scoraggiando interventi diretti nell'area egea da parte di altre potenze (come il vicino regno di Macedonia). Solo in seguito alla [[terza guerra macedonica|terza]] ([[171 a.C.|171]]-[[168 a.C.]]) e alla [[quarta guerra macedonica]] ([[149 a.C.|149]]-[[148 a.C.]]), con la trasformazione della [[Macedonia (provincia romana)|Macedonia]] in [[provincia romana|provincia]], e la distruzione di [[Corinto (Grecia)|Corinto]] (nel [[146 a.C.]]), la Grecia divenne anch'essa una [[Acaia (provincia romana)|provincia romana]].
== Note ==
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