Antonio Grifo: differenze tra le versioni
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[[Vincenzo Calmeta]] lo annovera tra i letterati di corte, scrivendo che per "uno Antonio Grifo, uomo in quella facultà prestantissimo" si tenevano quotidiane letture e commenti della [[Divina Commedia]] per volontà della duchessa [[Beatrice d'Este|Beatrice]], la quale ne era molto appassionata.<ref name=":1">[[Vincenzo Calmeta]], ''[[Collettanee greche, latine e vulgari per diversi auctori moderni nella morte de l'ardente Seraphino Aquilano]]'', 1504</ref>
{{Citazione|Era la corte soa [di [[Beatrice d'Este|Beatrice]]] de homini in qual se voglia Virtù et exercitio copiosa e sopratutto de Musici e Poeti da li quali oltra le altre compositioni mai non passava mese che da loro o [[Egloga]] o [[Commedia|Comedia]] o [[tragedia]] o altro novo spettaculo e representatione non se aspettasse. Leggevasi ordinatamente a tempo conveniente l'alta Comedia del Poeta vulgare per uno Antonio Gripho homo in quella facultà prestantissimo, né era piccola relaxatione d'animo a [[Ludovico Sforza]] quando absoluto da le grandi occupationi del stato poteva sentirla. Ornavano quella Corte tre generosi Cavallieri li quali oltra la poetica facultate di molte altre Virtù erano insigniti: [[Niccolò II da Correggio|Nicolò da Correggio]], [[Gaspare
Al Grifo si attribuisce infatti l'illustrazione di un incunabolo miniato della [[Divina Commedia]] curato dal francescano [[Pietro da Figino]] e datato al 1491. L'incunabolo, che contiene ritratti dei due fratelli Galeazzo e [[Gaspare Sanseverino|Fracasso Sanseverino]], induce a credere che Antonio fosse particolarmente legato a questi due.<ref>{{Cita libro|autore=Giuseppe Frasso, Giordana Mariani Canova, Ennio Sandal · 1990|titolo=Illustrazione libraria, filologia e esegesi petrarchesca tra Quattrocento e Cinquecento
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