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Le voci sull'organizzazione del colpo di Stato divennero di pubblico dominio alla fine di settembre e tutti i giornali italiani se ne interessarono. [[Giovanni Giolitti|Giolitti]], con un'abile manovra, riuscì a stroncare sul nascere i propositi dannunziani: da un lato, fece avvicinare da suoi emissari gli elementi più malleabili del fronte golpista, a partire da Mussolini, che fecero venire meno il sostegno; dall'altro, si assicurò la fedeltà degli alti gradi dell'esercito<ref name=":0" />.
 
I golpisti, pertanto, vistisi privati del sostegno dei militari, furono costretti a recedere dai loro propositi. Il piano insurrezionale non fu messo in atto, ma tra i potenziali eversori restò l'idea di prendere il potere con la forza, che sarebbe stata realizzata nel 1922 con la [[Marcia su Roma]].
 
=== Il trattato di Rapallo ===
{{vedi anche|Trattato di Rapallo (1920)}}Poche settimane dopo, il 12 novembre 1920, Italia e Jugoslavia firmarono il [[Trattato di Rapallo (1920)|trattato di Rapallo]], in cui si impegnarono a rispettare l'indipendenza dello Stato libero di Fiume. Tutti i partiti politici italiani accolsero favorevolmente l'accordo stipulato. Anche Mussolini e De Ambris considerarono positivo il nuovo trattato.<ref>Giordano Bruno Guerri, ''D'Annunzio'', Oscar Mondadori, Milano 2008 pag. 257: "Gli stessi De Ambris e Mussolini giudicarono con favore il trattato, come i fiumani e l'opinione pubblica italiana, tutti stanchi di quell'avventura".</ref> Mussolini lo difese inoltre sul [[Popolo d'Italia]], cercando di convincere la propria base.