Vincenzo Cardarelli: differenze tra le versioni

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Il quadro ''Amici al caffè'' di [[Amerigo Bartoli]], in cui compare Cardarelli, vince il premio di composizione alla XVII [[Biennale di Venezia]]. In esso è immortalato uno dei tanti incontri al [[Caffè Aragno]] di Roma, a cui Cardarelli era solito prendere parte insieme agli amici [[Ardengo Soffici]], [[Emilio Cecchi]], [[Antonio Baldini]], [[Giuseppe Ungaretti]] e [[Amerigo Bartoli]].
 
Nel [[1931]] escono tre volumi: la ristampa, con alcune variazioni, di ''Prologhi. Viaggi. Favole''; i due testi critici ''Parole all'orecchio'' e ''Parliamo dell'Italia'', che contiene pagine di consenso al regime [[fascismo|fascista]]. NelAderì gennaioinfatti delal fascismo durante il [[1934Regime fascista italiano|Ventennio]], escepur lasenza primaattivismo edizionepolitico.<ref>Io dicredo soleche poesie,verrà ''Giornipresto il giorno in piena''.cui Nelbisognerà [[1939]]riformare esceanche ''Ilil cielonostro sullavecchio città''vocabolario pressopolitico [[Bompiani]].e Progettasi nelriconoscerà frattempoal laFascismo, [[silloge]]più criticache ''Solitarioil merito di aver instaurato, in Arcadia''.tempi Neleccezionali, [[1942]]un siregime dedicadi allaforza, sistemazionela dellegloria d'aver dato all'Poesie'',Italia inun vistaordinamento diconforme unaalla pubblicazionesua pressoindole Bompiani,e chealle avvienesue nellotradizioni. stesso(...) annoRivive nel Fascismo, conpiù prefazioneo dimeno [[Giansiroespresso Ferrata]]e consapevole, dandoquello iniziospirito allanobilmente collezionepopolare poeticache ''Loarmò Specchio''.le Ilrepubbliche 21e aprilefece ricevefiorire e sparse per il Premiomondo Poesiala civiltà dei nostri primi 1942comuni. XX,Non dells'[[Accademiaera mai inteso, dalla costituzione del regno d'Italia in poi, un Presidente del Consiglio chiamar popolo l'Italia e professarsi suo servitore, come [[Mussolini]]. (V. Cardarelli, Parliamo dell'Italia)</ref>
 
Nel gennaio del [[1934]] esce la prima edizione di sole poesie, ''Giorni in piena''. Nel [[1939]] esce ''Il cielo sulla città'' presso [[Bompiani]]. Progetta nel frattempo la [[silloge]] critica ''Solitario in Arcadia''. Nel [[1942]] si dedica alla sistemazione delle ''Poesie'', in vista di una pubblicazione presso Bompiani, che avviene nello stesso anno, con prefazione di [[Giansiro Ferrata]], dando inizio alla collezione poetica ''Lo Specchio''. Il 21 aprile riceve il Premio Poesia 1942. XX, dell'[[Accademia d'Italia]].
 
La sua fama resta legata alle numerose poesie e prose autobiografiche di costume e di viaggio, raccolte in ''Prologhi'' (1916), ''Viaggi nel tempo'' (1920), ''Favole e memorie'' (1925), ''Il sole a picco'' (1929), versi e prose con illustrazioni del pittore bolognese [[Giorgio Morandi]], opera vincitrice quell'anno del Premio Bagutta, che lo consacra alla fama), ''Il cielo sulle città'' (1939), altre prose, sul tema del vagabondaggio lirico fra natura e arte d'Italia, in parte già comparse su ''Il Tevere'', ''Lettere non spedite'' (1946), ''[[Villa Tarantola]]'' (1948, [[Premio Strega]]<ref>{{Cita web|url = https://premiostrega.it/PS/1948-vincenzo-cardarelli/|titolo = 1948, Vincenzo Cardarelli|sito = premiostrega.it|accesso = 9 maggio 2019}}</ref>). Fu direttore, dal 1949, della ''[[La Fiera Letteraria|Fiera letteraria]]'', insieme al drammaturgo [[Forlì|forlivese]] [[Diego Fabbri]]. Nel 1954 con ''Viaggio d'un poeta in Russia'', vinse la prima edizione del [[Premio Napoli]]<ref>{{Cita web|url = http://www.premionapoli.it/premio-napoli-di-narrativa-1954-2002/|titolo = Premio Napoli di Narrativa 1954-2002|sito = premionapoli.it|accesso = 16 febbraio 2019}}</ref>.
 
Fu un conversatore brillante ed un letterato polemico e severo, avendo vissuto una vita vagabonda, solitaria e di austera e scontrosa dignità. Suoi maestri sono stati [[Charles Baudelaire|Baudelaire]], [[Friedrich Nietzsche|Nietzsche]], [[Giacomo Leopardi|Leopardi]], [[Blaise Pascal|Pascal]], che lo hanno portato ad esprimere le proprie passioni con un senso razionale, senza troppe esaltazioni spirituali, anche se fu apertamente [[Cattolicesimo|cattolico]].<ref>«Dal [[gesuita]] vien fuori il [[giacobino]], non nascerà mai il nuovo italiano. Ben altro è il cattolicesimo che piace a noi, e che sentiamo: più antico, robusto, ingenuo. Non è né europeo, né spagnuolo, ma romano. Risale ai tempi giuridici e ferrei d'[[Ildebrando]], al [[Padre nostro|paternostro]], a quel glorioso [[Registro parrocchiale|registro]] nel quale i parroci cominciarono a tener conto dei nostri nomi, ai secoli d'oro della Chiesa romana». ){{cita libro|autore-capitolo=Vincenzo Cardarelli|capitolo=Parliamo dell'Italia|titolo=Opere|città=Milano|editore=Mondadori|anno=1981|p=983}})</ref> Aderì al [[fascismo]] durante il [[Regime fascista italiano|Ventennio]], pur senza attivismo politico.<ref>Io credo che verrà presto il giorno in cui bisognerà riformare anche il nostro vecchio vocabolario politico e si riconoscerà al Fascismo, più che il merito di aver instaurato, in tempi eccezionali, un regime di forza, la gloria d'aver dato all'Italia un ordinamento conforme alla sua indole e alle sue tradizioni. (...) Rivive nel Fascismo, più o meno espresso e consapevole, quello spirito nobilmente popolare che armò le repubbliche e fece fiorire e sparse per il mondo la civiltà dei nostri primi comuni. Non s'era mai inteso, dalla costituzione del regno d'Italia in poi, un Presidente del Consiglio chiamar popolo l'Italia e professarsi suo servitore, come Mussolini. (V. Cardarelli, Parliamo dell'Italia)</ref>
Per tutta la vita Vincenzo Cardarelli visse appartato: spesso, per affinità poetiche, caratteriali e fisiche è stato paragonato a [[Giacomo Leopardi]] (Cardarelli soffriva della [[malattia di Pott]], la probabile patologia del poeta di Recanati); [[Piero Buscaroli]], in un'intervista apparsa su ''[[Il Giornale]]'' del 3 febbraio 2013, ha raccontato: {{quote|[[Eugenio Montale|Montale]], che non gli fu amico, scrisse che era stato lo scopritore del vero Leopardi, quello dello [[Zibaldone]] e delle [[Operette morali]]. Ma quando lo conobbi, a Roma, negli anni '50 era un fagotto. Stava al primo caffè di via Veneto, aveva sempre freddo. Era nato naufrago, abbandonato dal padre. [[Leo Longanesi|Longanesi]] l'aveva scaricato crudamente, e lui l'aveva capito. Una volta avrebbe dovuto portarselo dietro alla mostra che organizzava al Sistina, ma lo lasciò lì. Longanesi era capace di freddezze assolute. Quando Longanesi morì Cardarelli disse: 'È l'ultimo dispetto che potevi farmi'".}}