Apparato paramilitare del PCI: differenze tra le versioni

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Troylo -> Troilo, Fausto Nitti -> Francesco Fausto Nitti
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Le forze dell'ordine ebbero degli informatori dentro il PCI, sia a livello nazionale, sia ai livelli regionale e provinciale. Essi relazionavano periodicamente ai servizi segreti. La documentazione raccolta dal ministero, corposa, attraversa un arco di tempo ultraventennale che va dal 1945 alla fine degli anni sessanta. I dirigenti dei servizi chiesero agli informatori soprattutto verifiche e conferme delle notizie ricevute.
;Dossier del Sifar
Il primo documento in possesso del Ministero dell'Interno sull'organizzazione clandestina del PCI è un dossier del [[SIFAR]], il [[Servizio informazioni militare|servizio segreto militare]] dell'epoca. L'ampia relazione, datata 28 febbraio [[1950]], descrive nel dettaglio la struttura di comando, suddividendola per regioni<ref name="Gianni Donno PCI"/>: i capi politici che sovraintendevano all'apparato militare erano [[Luigi Longo]] (per le formazioni garibaldine), [[Sandro Pertini]] (per le brigate "Matteotti"), [[Emilio Lussu]] (per le formazioni "Giustizia e Libertà"), [[Ettore TroyloTroilo]] (per gli indipendenti), [[Arnaldo Azzi]] (per le formazioni all'estero), mentre i capi militari erano indicati in [[Arrigo Boldrini]], [[Ilio Barontini]], [[Gisella Floreanini]], [[Francesco Fausto Nitti]] e [[Mario Roveda]]<ref name="Gianni Donno PCI"/>. Nel documento sono riportati anche gli obiettivi da colpire, la dislocazione delle forze in campo regione per regione, le strutture d'appoggio. Secondo il SIFAR, nel dopoguerra il PCI poteva contare su un esercito occulto di 250&nbsp;000 unità, che sarebbero quadruplicate in caso di invasione da Est da parte delle forze del [[Patto di Varsavia]]<ref>{{Cita|Pelizzaro}}.</ref>.
 
Il ministro [[Mario Scelba]] chiese più volte di mettere fuori legge il PCI per i suoi programmi eversivi, ma nel [[Consiglio dei Ministri]] prevalse la linea morbida per non trascinare il paese nella guerra civile<ref>{{cita web|url=http://archivio.denaro.it/VisArticolo.aspx/VisArticolo.aspx?IdArt=429903&KeyW=|titolo=Le scomode verità del Comunismo italiano|autore=Gianni Donno|data=24 marzo 2006|sito=archivio.denaro.it|accesso=2 dicembre 2020|urlarchivio=https://archive.today/20130413015614/http://archivio.denaro.it/VisArticolo.aspx/VisArticolo.aspx?IdArt=429903&KeyW=|dataarchivio=13 aprile 2013|urlmorto=sì}}</ref>, come dichiarato anche da Francesco Cossiga nella sua audizione parlamentare (vedi ''infra'').