Arcore: differenze tra le versioni

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== Storia ==
=== Le origini e l'epoca Romanaromana ===
[[File:Arcore nel passato.JPG|thumb|left|Via Roma e [[Villa Borromeo d'Adda]], sullo sfondo, fotografia della fine del XIX secolo.]]
Sull'origine di Arcore non esiste documentazione certa: dall'[[etimologia]] si può dedurre un'origine romana. L'etimologia del nome Arcore è infatti controversa: alcuni lo ricollegano al semidio [[Ercole]], per il cui culto forse sorgeva un tempio in suo onore, altri lo associano ad un arco eretto dai romani.
 
Ciò potrebbe far supporre, pur con i dovuti accorgimenti, una possibile nascita del borgo di Arcore fin dall'[[epoca romana]]. Ad avallare questa ipotesi concorrono diversi elementi: com'è infatti noto, all'epoca della conquista romana, il territorio rurale veniva suddiviso in ''centurie'', secondo le linee incrociate del ''[[Cardine (storia romana)|cardo]]'' e del ''[[decumano]]''. Questa [[centuriazione]] serviva per fare le assegnazioni di terre ai cittadini delle colonie di nuova fondazione; tracce di tale suddivisione sono ancora visibili sui rilevamenti cartografici della fine dell'[[XIX secolo|Ottocento]], mettendo in evidenza resti di centuriazione localizzati intorno a quella che oggi è la Cascina del Bruno<ref>{{cita webtesto|1url=http://www.comune.arcore.mb.it/allegati/sviluppoterritorio/Documento%20di%20Piano%20-%20testo%20unico.pdf|titolo=dal sitoSito istituzionale del comune|accesso=23 settembre 2012|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150405074733/http://www.comune.arcore.mb.it/allegati/sviluppoterritorio/Documento%20di%20Piano%20-%20testo%20unico.pdf|dataarchivio=5 aprile 2015|urlmorto=sì}}</ref>. Da Arcore passava la ''[[via Spluga]]'', [[strada romana]] che collegava [[Milano]] con il [[passo dello Spluga]].
 
È inoltre recentemente emerso che il territorio dell'attuale comune era attraversato, in epoca romana, dalla strada che univa [[Mediolanum]] a [[Lecco|Leucum]], passando per [[Monza|Modicia]]. Nell'area dove si è successivamente evoluto il paese di Arcore erano poste due [[pietre miliari]]: la prima, che contrassegnava una stazione di posta, si trovava all'altezza dell'attuale Cascina Sentierone, mentre la seconda presumibilmente nel luogo dove poi sorse il monastero benedettino di Sant'Apollinare<ref>Luisa Dodi, ''La storia di Arcore: fra amene ville, signorili giardini, vita contadina e mondo dell'industria'', ed. Comune di Arcore, 1996.</ref>.
 
A questa documentazione si collega l'epigrafe riportata su una lastra marmorea romana<ref>{{cita web|http://www.cassiciaco.it/navigazione/cassiciaco/brianza_romana/localita/arcore.html|titolo=iscrizione Iscrizione a Giulia Drusilla, figlia di Germanico|accesso=23 settembre 2012}}</ref>, conservata al museo archeologico di Milano, unica testimonianza archeologica ritrovata ad Arcore, ora conservata presso il [[Civico museo archeologico di Milano]]<ref>{{cita webtesto|1url=http://noicittadini.net/pdf/ARCORE03.pdf|titolo=dal sitoSito noi cittadini.net|accesso=23 settembre 2012|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120323222817/http://www.noicittadini.net/pdf/ARCORE03.pdf|dataarchivio=23 marzo 2012|urlmorto=sì}}</ref>.
 
=== Il Medioevo e l'età Moderna ===
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Arcore, nel [[medioevo]], appartiene alla pieve di [[Vimercate]] ed è segnalata la presenza di due monasteri: il monastero benedettino di [[Martino di Tours|San Martino]] e la casa delle Umiliate a [[#Sant'Apollinare|Sant'Apollinare]].
 
Nel trecentesco ''Liber Sanctorum'' di [[Goffredo da Bussero]] è citata la [[Chiesa di Sant'Eustorgio (Arcore)|chiesa di Sant'Eustorgio]] che diverrà la Parrocchiaparrocchia della comunità ai tempi di san [[Carlo Borromeo]].
Dal [[XVI secolo]], quando il paese era chiamato Arcone, diverse famiglie nobiliari lombarde ([[Casati (famiglia)|Casati]], [[Durini]], Giulini, Vismara, [[D'Adda]], Barbò) spostano la propria residenza lungo tutta la [[Valle del Lambro]] e la Bassa Brianza e vi edificano importanti ''ville di delizia'', tra cui ad Arcore la [[Villa Borromeo d'Adda]], la Villa "La Cazzola" e la [[Villa San Martino (Arcore)|Villa San Martino]] (già Giulini Della Porta, Casati, Stampa di Soncino), favoriti dalla buona collocazione geografica e dalle agevoli comunicazioni. La costruzione dell'attuale chiesa parrocchiale risale al [[1759]]<ref>Gianni Buonomo, ''Arcore, un popolo la sua chiesa il suo territorio'', Gruppo Culturale Sant'Eustorgio, 1994.</ref>.
 
A metà del [[XVIII secolo|Settecento]] Arcore conta 580 abitanti<ref>{{cita web|http://www.lombardiabeniculturali.it/istituzioni/toponimi/8000013/|titolo= comuneComune di Arcore, sec. XIV - 1757|accesso=23 settembre 2012}}</ref> divisi tra il paese e le due frazioni riconosciute (Cascina del Bruno e [[Bernate (Arcore)|Bernate]], che subirà nei successivi due secoli un continuo passamano con il comune di [[Usmate Velate]]).
 
==== Il castello di Arcore ====
Alcune prove consentono di presupporre che il paese, un tempo, ebbe un proprio castello. Il primo documento che ne cita l'esistenza, ''la donazione di Ariprando e Gisla''<ref>Gianni Buonomo, ''Arcore, un popolo la sua chiesa il suo territorio'', Gruppo Culturale Sant'Eustorgio, 1994, paggpp. 35-36.</ref> (oggi presente nell'Archivio Storico di Concorezzo), risalente al [[1100]], cita il lascito, da parte del nobile milanese Ariprando e della moglie Gisla<ref>Gianni Buonomo, ''Arcore, un popolo la sua chiesa il suo territorio'', Gruppo Culturale Sant'Eustorgio, 1994, pagp. 36.</ref> di due abitazioni, la prima delle quali situata nei pressi del già citato castello. {{Citazione|… casa una cum area infra castrum de loco Arcori… casa una cum area et curte… infra villam de suprascripto loco Arcori|notaio Ugo, Lascito di Ariprando e Gisla}}
Un altro documento, risalente al [[XIII secolo]], conservato nell'Archivio di Stato di Milano, conferma la presenza di un ''castrum in vico Arcole'', documento citato nel [[XIX secolo]] dallo storico e paleografo Giovanni Maria Dozio in ''Notizie di Vimercate e la sua Pieve''<ref>Giovanni Dozio, ''Notizie di Vimercate e la sua Pieve'', G. Agnelli, 1853.</ref>, nel quale egli afferma che {{Citazione|… Arcore fu terra di qualche significanza nel medioevo ed ebbe un castello, in luogo che tuttora ne conserva il nome, posseduto nel secolo dodicesimo dai valvassori di Arcore… |Giovanni Dozio, Notizie di Vimercate e la sua Pieve}}
Nonostante ad oggi non sia rimasta alcuna traccia di questo castello, si può riscontrare, nelle [[Catasto Teresiano|mappe teresiane]] del [[1722]], l'indicazione dell'attuale via Monte Grappa come strada del Castello nonché, nella tradizione arcorese, l'abitudine di definire quella parte della città compresa tra via Abate d'Adda e via San Gregorio proprio ''zona del Castello''.
 
=== L'età contemporanea ===
In seguito all'annessione delle provincie lombarde, all'epoca [[Impero austro-ungarico|austriache]], al [[regno di Sardegna (1720-1861)|regno di Sardegna]] (e con la definitiva [[Risorgimento|unificazione d'Italia]]), Arcore venne dotata di una nuova amministrazione, con un sindaco, una giunta e un consiglio comunale<ref>{{cita web|http://www.lombardiabeniculturali.it/istituzioni/toponimi/8000013/|titolo= comuneComune di Arcore, 1859 - 1971|accesso=23 settembre 2012}}</ref>.
 
In seguito all'annessione delle provincie lombarde, all'epoca [[Impero austro-ungarico|austriache]], al [[regno di Sardegna (1720-1861)|regno di Sardegna]] (e con la definitiva [[Risorgimento|unificazione d'Italia]]), Arcore venne dotata di una nuova amministrazione, con un sindaco, una giunta e un consiglio comunale<ref>{{cita web|http://www.lombardiabeniculturali.it/istituzioni/toponimi/8000013/|titolo= comune di Arcore, 1859 - 1971|accesso=23 settembre 2012}}</ref>.
Nel 1869 alla cittadina, ancora di poche migliaia di abitanti, venne aggregata la frazione di Cassina Palazzina, staccatasi dal comune di [[Lesmo]].
 
Da questo momento, Arcore ebbe una graduale crescita industriale coadiuvata dalla creazione [[Stazione di Arcore|stazione ferroviaria]] nel [[1873]] e della [[Tranvia Monza-Barzanò-Oggiono|tranvia]] nel [[1879]]<ref>{{cita web|url=http://www.lombardiabeniculturali.it/archivi/unita/MIUD0EDDD4/|titolo= documentazioneDocumentazione per il progetto della linea tranviaria|accesso=21 dicembre 2012}}</ref>, con l'insediamento di varie industrie, tra cui la famosa [[Gilera]].
All'incremento industriale si accompagnò un robusto boom demografico che in poco meno di 100 anni portarono a quintuplicare il numero dei residenti arcoresi, cui si aggiunse la definitiva annessione della frazione di [[Bernate (Arcore)|Bernate]] nel [[1963]].
 
Il 7 luglio 2001 la zona industriale del comune è stata colpita da un tornado di intensità F3 che ha causato decine di feriti tra i comuni di Arcore, Concorezzo e Vimercate e danni stimati di 400 miliardi delle vecchiedi lire.
 
=== Simboli ===
Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 22 gennaio 1955.<ref name=ACS>{{cita web|titolo= Arcore |url= http://dati.acs.beniculturali.it/comuni/comuni.printDetail.html?695 |sito= Archivio Centrale dello Stato |accesso= 7 novembre 2022}}</ref>
{{citazione|[[Interzato in fascia]]: nel primo di rosso, alla [[Mitra (araldica)|mitra]] d'argento; nel primo d'azzurro, all'arco romano al naturale; nel terzo [[fasciato]] [[contrinnestato]] di nero e di argento. Ornamenti esteriori da Comune.}}
La mitra abbaziale ricorda i tre monasteri esistenti un tempo sul territorio dell'attuale comune; l'arco romano è un'[[arma parlante]] che richiama il toponimo ''Arcore'' e le antiche origini del paese; la terza partizione riprende elementi del blasone della famiglia D'Adda (''fasciato ondato d'argento e di nero; col capo cucito d'oro, all'aquila di nero, coronata del campo'').
 
Il gonfalone è un drappo partito di rosso e di azzurro.<ref name=ACS/>
 
== Industrie ==