Giansenismo: differenze tra le versioni
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Dottore all'[[Biblioteca Ambrosiana|Ambrosiana]] di [[Milano]], Muratori cominciò la propria carriera pubblicando alcuni lavori di erudizione. Richiamato a Modena come archivista del [[Ducato di Modena e Reggio|Duca]], intervenne nella polemica tra [[Sacro Romano Impero]] e [[Santa Sede]] per i diritti sul feudo di [[Comacchio]] (un tipico scontro [[giurisdizionalismo|giurisdizionalista]]), pubblicando la ''Piena esposizione dei diritti imperiali ed [[estensi]]'' e le ''Antichità estensi ed italiche''. Questa ricerca segnò per Muratori un momento fondamentale, perché gli permise di affrontare il problema delle donazioni (vere o, più spesso, presunte) fatte al [[papa]] soprattutto dai [[Franchi]], della formazione dello [[Stato della Chiesa]] e, ancora più a fondo, dello stesso [[potere temporale]] della [[Chiesa cattolica|Chiesa cattolico-romana]]. Naturalmente, tutto questo portava Muratori in un campo quanto mai delicato, e difatti egli fu sospettato e accusato di essere il continuatore di antichi eretici: [[Lutero]], i [[Historia Ecclesiae Christi|Centuriatori di Magdeburgo]], i giansenisti. In realtà, Muratori era in perfetta buona fede, ma soprattutto era un ricercatore libero nelle conclusioni storiche cui giungeva.
Un'altra esperienza importante per Muratori, che segnò tutta la sua vita, fu l'incontro con il [[Compagnia di Gesù|gesuita]] (e questo dimostra che non ci stiamo muovendo in un contesto di giansenismo radicale, che non avrebbe mai mostrato simpatia per un gesuita) [[Paolo Segneri|Paolo Ségneri]]: partecipando alle "[[missioni al popolo]]" predicate dal Ségneri, intrattenendo con lui corrispondenza e amicizia, Muratori si sentì spinto a dedicarsi alla [[cura pastorale]]. Nel [[1716]] ottenne la [[prevosto|prepositura]] di [[Chiesa di Santa Maria della Pomposa|Santa Maria della Pomposa]] a Modena e nel [[1723]], per la fondazione di una "[[Confraternita (Chiesa cattolica)|Confraternita]] della carità cristiana", compose il trattato ''Della carità cristiana''.
In questi testi, Muratori rivela un vago orientamento giansenista, esplicitato per esempio nella sua considerazione circa la «natura dell'uomo sì debole e corrotta e cotanto inclinata sin dalle fasce alla malizia e al male», presente nella lettera autobiografica a Giovanni Artico, [[Porcia (famiglia)|conte di Porcía]].<ref>{{cita libro|nome=Ludovico Antonio|cognome=Muratori|wkautore=Ludovico Antonio Muratori|opera=Dal Muratori al Cesarotti|volume=1|titolo=Opere di Lodovico Antonio Muratori|città=Milano|anno=1964|editore=Istituto dell'Enciclopedia Italiana|p=36}}</ref>
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