Catafratto: differenze tra le versioni

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[[File:Knight-Iran.JPG|miniatura|Re [[Persiani|persiano]] vestito da catafratto, della dinastia sasanide (226-637), Kermanshah, [[Iran]]]]
 
La spina dorsale dell'esercito (in [[lingua persiana|persiano]] '''<span style="font-size: 120%;">سپاه</span>''', "spāh"<ref>Da questo termine derivano gli analoghi vocaboli neopersiani e turchi: ''sipahi'' o ''sepohi'': termini che appunto non significano altro che "soldati"</ref>) [[Sasanidi|sasanide]] era la sua cavalleria pesante corazzata. Essa era composta da nobili che si sottoponevano a un pesante addestramento militare e a manovre di cavalleria, guadagnando un eccezionale livello di disciplina che faceva di loro un autentico corpo d'élite. All'interno della struttura militare sasanide, la cavalleria era l'elemento di maggior peso e le tattiche della cavalleria sasanide furono adottate dai Romani, dagli Arabi e dai Turchi. L'armamento della loro cavalleria, le tattiche belliche, <!--i loro tamgas,<--> i loro emblemi, le abitudini, l'etichetta di corte e i loro costumi influenzarono la cultura romano-bizantina. Fu dopo numerose guerre fra Sasanidi e Romani che i Romani cominciarono a capire l'importanza della cavalleria pesante, e presero quindi a riorganizzare le loro unità ispirandosi ai modelli orientali in genere e sasanidi in particolare. Essi chiamarono le neocostituite unità ''clibanarie'', dal nome di un forno, come metaforicamente si intendeva divenissero le pesanti armature, a causa delle alte temperature che potevano raggiungere al loro interno sotto il sole cocente.
 
Shapur II ([[Sapore II]]) riformò l'esercito adottando una cavalleria ancor più pesante e maggiormente efficiente. Queste unità montate indossavano armature di spesse placche di ferro che ricoprivano l'intero corpo. Ciò le rendeva assai simili a statue di ferro che si muovevano. Alcuni cavalieri erano armati di lancia e altri di spada o mazza. Esistono riproduzioni di una simile cavalleria, la meglio conservata delle quali è di Khosrau II ([[Cosroe II]]) sul suo cavallo favorito Shabdiz, in un bassorilievo di [[Taq-e Bostan]].
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[[File:Issyk Golden Cataphract Warrior.jpg|miniatura|upright=0.5|sinistra|Tenuta cerimoniale di un guerriero catafratto ritrovata in [[Kazakistan]]]]
[[File:Ancient Sasanid Cataphract Uther Oxford 2003 06 2(1).jpg|miniatura|verticale|Ricostruzione di un cavaliere catafratto sasanide]]
Assieme alla cavalleria pesante, esisteva la cavalleria leggera che non era composta da [[sasanidi]] ma da soldati reclutati fra i loro alleati, integrati da truppe mercenarie. [[Gilan|Gilani]], [[Albania caucasica|Albani]], [[Eftaliti]] (Unni bianchi), [[Kushana|Kushani]] e [[Cazari]] erano i principali costituenti di queste cavallerie leggere o medie. Esse erano parte integrante dell'esercito (''spahspāh'') per la loro resistenza e la loro celeritàmobilità sul campo da battaglia.
 
Entrambi i tipi di cavalleria erano rafforzati da [[elefante da guerra|elefanti]] da guerra e da reparti appiedati di arcieri che rovesciavano sul nemico nugoli di frecce. I reparti con gli elefanti erano schierati in prima linea. Pur non essendo particolarmente numerosi assolvevano assai bene il loro compito, terrorizzando gli avversari o sbandandoli con le loro cariche, riuscendo ad esempio a vincere nella [[battaglia del Ponte]] contro gli Arabi per il terrore provocato in essi dalla vista di quei pachidermi lanciati in corsa contro le loro difese, non preparate a un simile urto. La loro efficacia dipendeva però strettamente dalla natura del terreno, che doveva essere in una pianura abbastanza ampia, mentre poco o nulla potevano in terreni rotti, montagnosi o forestati. I reparti con gli elefanti erano guidati da un ben preciso comandante, chiamato ''Zend−hapet'', o "Comandante degli indiani", perché gli animali venivano appunto dall'India, ovvero perché essi erano condotti da ''mahut'', nativi dell'Hindustan. Tali enormi animali agivano da vere e proprie torri mobili sui campi di battaglia e causavano panico e disordine nei ranghi nemici, aprendo varchi nelle linee avversarie entro cui si lanciavano poi le cavallerie.