Vangelo secondo Matteo: differenze tra le versioni

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Il testo presenta diversi tratti tipicamente semitici: è il caso, ad esempio, dell'espressione "Regno dei Cieli", che si ritrova solo in Matteo e riprende alla lettera la formula usata da Gesù (''malkuta dishemajja'' in aramaico) per evitare, in linea con la tradizione rabbinica, l'impiego del nome di Dio.<ref name="Ricciotti"/> Frequente e l'applicazione del parallelismo, tipica della poesia ebraica, e soprattutto del parallelismo antitetico, per cui a un'affermazione viene fatta seguire la negazione del suo contrario.<ref name="Ricciotti"/>
 
Il riferimento alla poesia ebraica è anche presente nell'episodio dell'Ingresso a Gerusalemme<ref>{{Cita passo biblico|Mt21,1-7}}.</ref> e al relativo richiamo della profezia di [[Zaccaria (profeta minore)|Zaccaria]]<ref>{{Cita passo biblico|Zc9,9}}.</ref>: "''Esulta grandemente figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d'asina''"<ref group=Nota>La [[versioni della Bibbia|versione della Bibbia]] Nuova Diodati, Zc9,9: "''Esulta grandemente, o figlia di Sion, manda grida di gioia, o figlia di Gerusalemme! Ecco, il tuo re viene a te; egli è giusto e porta salvezza, umile e montato sopra un asino, sopra un puledro d'asina''".</ref>, in base alla quale Matteo fa entrare Gesù a Gerusalemme a cavallo di due animali contemporaneamente (asina e puledro d'asina). Tale incongruenza di Matteo deriva, infatti, da un'interpretazione letterale ed errata della poesia, utilizzata nella Bibbia ebraica, che si compone di [[Emistichio|emistichi]] in cui l'enunciazione del primo verso ("''montato sopra un asino''") viene enunciata poi nel secondo con parole diverse ("''sopra un puledro d'asina''") ma si riferisce sempre ad una sola affermazione. Gli esegeti dell'interconfessionale [[Bibbia TOB]]<ref>Bibbia TOB, Nuovo Testamento Vol.3, Elle Di Ci Leumann, p. 101, 1976.</ref> sottolineano che "preoccupato di vedere la realizzazione della profezia, Mt non si cura della inverosimiglianza", mentre gli esegeti curatori del "Nuovo Grande Commentario Biblico"<ref>Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, ''Nuovo Grande Commentario Biblico'', Queriniana, 2002, p. 866, ISBN 88-399-0054-3.</ref> rilevano che "ci sono due animali perché Matteo prende troppo alla lettera la profezia. [...] Matteo fa guidare a Gesù due animali contemporaneamente: difficile da immaginare". Lo storico e biblista [[Bart Ehrman]]<ref>Bart Ehrman, Il Nuovo Testamento, Carocci Editore, 2015, p. 144, ISBN 978-88-430-7821-9.</ref> osserva inoltre come "chiunque abbia dimestichezza con le Scritture ebraiche individua facilmente la forma letteraria cui questo passo appartiene [...] Alcuni studiosi hanno sostenuto che nessun ebreo istruito avrebbe commesso un errore del genere a proposito del passo di Zaccaria (nessun altro evangelista, possiamo aggiungere, lo fa<ref>{{Cita passo biblico|Mc11,1-7; Lc19,29-35; Gv12,14-15}}.</ref>); e quindi l'autore non poteva essere ebreo. La maggioranza degli esperti, però, non è convinta, in parte perché siamo a conoscenza di diversi autori antichi (come peraltro moderni), anche colti, che sembrano fraintendere quello che leggono".
 
Un procedimento stilistico di Matteo è la duplicazione dei personaggi: gli esegeti della [[École biblique et archéologique française]] (i curatori della [[Bibbia di Gerusalemme]])<ref>Bibbia di Gerusalemme, EDB, 2011, pp. 2333, 2403, ISBN 978-88-10-82031-5.</ref> - concordemente al teologo [[Rudolf Bultmann]]<ref>Rudolf Bultmann, History of the Synoptic Tradition, Hendrickson Publisher, 1963, pp. 213-214, 316, ISBN 1-56563-041-6.</ref> - osservano che Matteo inserisce "due ciechi a Gerico (20,30) e due ciechi a Betsàida (9,27), miracolo che è un ricalco del precedente. Questa duplicazione dei personaggi può essere un procedimento stilistico di Matteo". Ad esempio, nella [[Guarigione del cieco di Gerico]] - miracolo narrato nei tre [[vangeli sinottici]] ({{passo biblico|Mc10,46-52 ; Mt20,29-34 ; Lc18,35-43}}) - Matteo narra di due ciechi guariti da Gesù, al contrario dei vangeli di Marco e Luca che raccontano di un solo cieco; gli studiosi del "Nuovo Grande Commentario Biblico"<ref>Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, ''Nuovo Grande Commentario Biblico'', Queriniana, 2002, p. 865, ISBN 88-399-0054-3.</ref> evidenziano, inoltre, che Matteo "raddoppia il numero dei ciechi, forse per evitare l'impressione che si trattasse di un semplice affare privato".