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{{Citazione|Non si deve invidiare nessuno; visto che i buoni non meritano invidia, ed in quanto ai cattivi, più essi trovano buona sorte più si rovinano.<ref>Epicuro, ''Sentenze Vaticane'', 53</ref>}}
L'invidia trova ampia riflessione nella cultura romana con [[Marco Tullio Cicerone]] ([[106 a.C.]]–[[43 a.C.]]) che la considera un sentimento devastante<ref>Cicerone, ''De oratore'', II, 209</ref> impossibile da arrestare una volta manifestato così che «quando l'invidia infuria in tutta la sua violenza contro di essa risulta impotente il singolo e persino un'intera istituzione» come il senato romano.<ref>V. Pŏlsch, ''"Invidia" nelle orazioni di Cicerone'', Atti Congresso Studi Ciceroniani, II, Roma, 1961, p. 121</ref>
[[Tito Livio]] ([[59 a.C.]]–[[17]] d.C.) ribadisce questo carattere distruttivo dell'invidia quando nei confronti del console [[Quinto Fabio Massimo Verrucoso|Quinto Fabio Massimo]] questa si accompagnò con la diffamazione (''obtractatio'') dell'uomo invidiato per il suo successo.<ref>«''alterius, obtractationis atque invidiae adversus crescentem in dies gloriam fortissimi consulis''», Livio, XXVIII, 40, 8</ref>
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== Bibliografia ==
*Nicola Abbagnano
*Philip M
*Monia Frandina, Edoardo Giusti, ''Terapia della gelosia e dell'invidia'', Sovera Edizioni, 2007
*Antonella Tedeschi, ''Lo storico in parola'', Edipuglia srl, 1998
*Silvano Petrosino, ''Visione
*Bernardo Cattarinussi, ''Sentimenti, passioni, emozioni. Le radici del comportamento sociale'', FrancoAngeli, 2006
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*Friedrich Nietzsche,
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== Voci correlate ==
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