Karl Mack von Leiberich: differenze tra le versioni

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===[[Guerre rivoluzionarie francesi]]===
 
Nel [[1793]] venne nominato capo di stato maggiore del Principe [[Federico Giosia di Sassonia-Coburgo-Saalfeld|Federico Giosia di Sassonia]] e maggiore dei [[Paesi Bassi]], dove aumentò la sua reputazione per i risultati di questa campagna. Il giovane [[Carlo d'Austria-Teschen|Arciduca Carlo]] che guadagnò i suoi primi allori nell'azione del [[1° marzo]] del [[1793]], scrisse dopo la battaglia: "''Dobbiamo soprattutto ringraziare il colonnello Mack per questi successi ''"
Mack si distinse ancora nella battaglia di [[Battaglia di Neerwinden (1793)|battaglia di Neerwinden]] ed ebbe unaun cartaruolo importante nei negoziati tra Coburg ed il generale francese [[Charles François Dumouriez|Dumouriez]]. Continuò il suo servizio come intendente generale e fu fatto comandante titolare (''Inhaber'') di un reggimento. Fu ferito a [[Famars]] ma nel [[1794]] ottenne di nuovo una promozione, questa volta a maggior generale. Tuttavia fu ritenuto il responsabile dell'insucesso finale degli alleati, in realtà dovuto a fattori politici e militari sui quali Mack non aveva alcun controllo, che pure avevano favorito i suoi successi di marzo e aprile [[1793]], e quindi cadde in disgrazia.
 
Nel [[1797]] fu promosso tenente maresciallo di campo e l'anno seguente accettò, dietro richiesta personale dell'imperatore, il posto di comandante dell'esercito di [[Napoli]]. Ma con un materiale poco promettente, il suo nuovo comando poco poteva fare contro gli eserciti rivoluzionari francesi, tuttavia Condusse quindi l'esercito napoletano con alla testa re [[Ferdinando IV di Borbone]] alla conquista della [[Repubblica Romana (1798-1799)|Repubblica Romana]], riuscendo a far arretrare l'armata del generale [[Jean Étienne Championnet|Championnet]] ed occupando [[Roma]] il [[27 novembre]] [[1798]]; una settimana dopo venne sconfitto dal generale francese [[Etienne Jacques Joseph Alexandre MacDonald|MacDonald]] a [[Civita Castellana]] e dovette lasciare Roma ai francesi (Championnet la rioccupò dieci giorni dopo) ritirandosi precipitiosamente in Napoli. Qui, trovandosi in pericolo di venir assassinato dai suoi stessi uomini, si rifugiò presso l'esercito francese. Gli fu promesso un lasciapassare verso il suo paese, ma [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]] ordinò che fosse portato in [[Francia]] come prigioniero di guerra.