Matteo Messina Denaro: differenze tra le versioni

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|accesso=13 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190417195844/https://palermo.repubblica.it/dettaglio-news/19:15/4390858|urlmorto=no}}</ref>.
 
Nel 2012, invece, il boss latitante, dopo aver sentito il richiamo di Totò Riina dal carcere, aveva organizzato un attentato ai danni di Antonino Di Matteo, il pm che si occupa della trattativa statoStato mafia. L'input su cui si basava l'attentato sarebbe stato dato da soggetti esterni a Cosa Nostra, "gli stessi di Borsellino" secondo il pentito Vito Galatolo.
 
Il pentito Vito Galatolo racconta che Girolamo Biondino, capomandamento di San Lorenzo, gli aveva detto che Matteo Messina Denaro aveva organizzato, con l'aiuto di Alessandro D'Ambrogio, capomandamento di Porta Nuova, l'attentato a Di Matteo. Ci fu una riunione a Palermo, organizzata da Matteo Messina Denaro (il boss latitante però non vi partecipò) in cui si discussero le modalità dell'attentato. A questa riunione parteciparono Vito Galatolo, boss dell'Acquasanta, Tonino Lauricella, responsabile della cosca di Villabate, Tonino Lipari, referente di Alessandro D'Ambrogio, boss di Porta Nuova, Giuseppe Fricano e Vincenzo Graziano, capimafia di Resuttana. L'esplosivo (150 kg di tritolo), acquistato in Calabria e nascosto da Graziano in una località sconosciuta, è attualmente nelle mani di Matteo Messina Denaro. Con l'arresto di diversi boss di Palermo, tra cui quelli citati sopra, l'organizzazione della strage è rallentata, ma l'ordine di uccidere il magistrato (dato dalla porzione di stato e servizi deviata, "gli stessi di Borsellino" secondo Vito Galatolo) resta operativo e a carico del boss Matteo Messina Denaro. Inoltre il boss avrebbe manifestato la volontà di uccidere i due pentiti [[Gaspare Spatuzza]] e [[Nino Giuffrè|Antonino Giuffrè]], date le loro dichiarazioni scottanti sulle stragi del 1992-1993.