Matteo Messina Denaro: differenze tra le versioni

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Dopo l'arresto di Riina, Messina Denaro fu favorevole alla continuazione della strategia degli [[Bombe del 1992-1993|attentati dinamitardi]], insieme ai ''boss'' [[Leoluca Bagarella]], [[Giovanni Brusca]] e ai fratelli Filippo e [[Giuseppe Graviano]]<ref>{{Cita news|url=http://www.misteriditalia.com/stragi1993/lasentenza/19Lastrategiamafiosa.pdf|titolo=Le dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia - Atti del processo di 1º grado per le stragi del 1993|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131227233619/http://www.misteriditalia.com/stragi1993/lasentenza/19Lastrategiamafiosa.pdf|dataarchivio=27 dicembre 2013}}</ref><ref>[http://www.antimafiaduemila.com/200805105104/articoli-arretrati/i-pentiti-del-terzo-millennio.html I pentiti del terzo millennio] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20131019072600/http://www.antimafiaduemila.com/200805105104/articoli-arretrati/i-pentiti-del-terzo-millennio.html |data=19 ottobre 2013 }} Antimafiaduemila.com</ref>; Messina Denaro mise infatti a disposizione un suo uomo, Antonio Scarano (spacciatore di droga di origini calabresi residente a [[Roma]]), per fornire supporto logistico al gruppo di fuoco palermitano che compì gli attentati dinamitardi a [[Firenze]], [[Milano]] e [[Roma]], che provocarono in tutto dieci morti e 106 feriti, oltre a danni al patrimonio artistico<ref>{{Cita web|url=http://www.repubblica.it/online/cronaca/riina/conferma/conferma.html|titolo=Autobombe '93, per l'accusa ergastoli da confermare|editore=[[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|citazione = la strategia di attacco terroristico al patrimonio culturale del Paese sarebbe stata decisa dai vertici di Cosa Nostra già alla fine del '92|data=2 dicembre 2000|accesso=12 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180124005823/http://www.repubblica.it/online/cronaca/riina/conferma/conferma.html|urlmorto=no}}</ref>. Organizzò poi l'attentato ai danni di Totuccio Contorno, coadiuvato da Leoluca Bagarella.
 
===La latitanza===
Nell'[[estate]] [[1993]], mentre avvenivano gli attentati dinamitardi, Messina Denaro andò in vacanza a [[Forte dei Marmi]] insieme ai fratelli Filippo e [[Giuseppe Graviano]] e da allora si rese irreperibile, dando inizio alla sua lunga latitanza. Da allora, nei suoi confronti venne emesso un mandato di cattura per [[associazione mafiosa]], [[omicidio]], strage, devastazione, detenzione e porto di materiale esplosivo, [[furto]] e altri reati minori<ref name="autogenerato3" /><ref name="inchieste.repubblica.it">{{Cita web
|url=https://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2011/10/12/news/segnalazie_uno_segnalazie_due-23112359/|titolo=Da diciotto anni alla macchia tra Sicilia, Spagna e Sudamerica|editore=[[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]] Inchieste|data=12 ottobre 2011|accesso=12 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180124010356/https://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2011/10/12/news/segnalazie_uno_segnalazie_due-23112359/|urlmorto=no}}</ref>. Fu però con l'[[operazione Petrov]] del marzo [[1994]], scaturita dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Pietro Scavuzzo, che emerse il suo ruolo all'interno di Cosa nostra trapanese<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/03/26/talpe-fanno-fallire-decine-di-arresti.html|titolo=TALPE FANNO FALLIRE DECINE DI ARRESTI - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2021-09-15}}</ref> e, ancora di più, con l'operazione "Omega", portata a termine dai [[Arma dei Carabinieri|carabinieri]] nel [[gennaio]] [[1996]] con ottanta ordinanze di [[Custodia cautelare in carcere|custodia cautelare]] sulla base della accuse dei collaboratori di giustizia Antonio Patti, Salvatore Giacalone, Vincenzo Sinacori e Giuseppe Ferro, i quali ricostruirono più di vent'anni di omicidi avvenuti nel [[Provincia di Trapani|trapanese]]<ref>{{Cita web|url=http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1996/01/31/Cronaca/MAFIA-OPERAZIONE-OMEGA-FA-LUCE-SU-50-OMICIDI_111600.php#|titolo=MAFIA: OPERAZIONE 'OMEGA' FA LUCE SU 50 OMICIDI|sito=www1.adnkronos.com|accesso=2021-09-15}}</ref><ref name=":1">{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/05/20/mafia-trapanese-33-ergastoli.html|titolo=Mafia trapanese, 33 ergastoli - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2021-09-15}}</ref><ref name=":2">{{Cita web|url=https://www.progettosanfrancesco.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2326:sentenza-omega&catid=2&Itemid=229&jjj=1630681323028|titolo=Sentenza OMEGA|accesso=2021-09-15}}</ref>: nel [[2000]], alla conclusione del maxi-processo "Omega" che scaturì dall'operazione e che si svolse presso l'aula-bunker del [[carcere di Trapani]], Messina Denaro venne condannato in [[contumacia]] alla pena dell'[[ergastolo]]<ref name=":2" /><ref name=":1" />.
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Nel [[1998]], dopo la morte del padre [[Francesco Messina Denaro|Francesco]] (stroncato da un [[infarto]] durante la latitanza), Messina Denaro è diventato [[capomandamento]] di [[Castelvetrano]] e anche rappresentante della [[provincia di Trapani]] in Cosa nostra.<ref>{{Cita web|url=http://www.antimafiaduemila.com/200805216716/articoli-arretrati/una-nuova-cosa-nostra.html|titolo=Una nuova Cosa Nostra|accesso=15 gennaio 2018|dataarchivio=19 ottobre 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131019072626/http://www.antimafiaduemila.com/200805216716/articoli-arretrati/una-nuova-cosa-nostra.html|urlmorto=sì}}</ref>
 
==== Le indagini sulla latitanza ====
Il collaboratore di giustizia Vincenzo Sinacori ha dichiarato che nel [[1994]] Messina Denaro si recò nella clinica oculistica Barraquer di [[Barcellona]], in [[Spagna]], per curare una forte [[miopia]] che lo aveva condotto a una forma di [[strabismo]]<ref name="inchieste.repubblica.it" />.
Il collaboratore di giustizia Vincenzo Sinacori ha dichiarato che nel [[1994]] Messina Denaro si recò nella clinica oculistica Barraquer di [[Barcellona]], in [[Spagna]], per curare una forte [[miopia]] che lo aveva condotto a una forma di [[strabismo]]<ref name="inchieste.repubblica.it" />. Nel [[2004]] il [[Servizio per le informazioni e la sicurezza democratica|SISDE]] tentò di individuare Messina Denaro attraverso [[Antonino Vaccarino]] (ex sindaco di [[Castelvetrano]] già inquisito per [[associazione mafiosa]]), sfruttando le numerose conoscenze che Vaccarino aveva negli ambienti vicini a [[Cosa nostra]]; infatti, l'ex sindaco, per conto dei [[Servizio per le informazioni e la sicurezza democratica|servizi]], riuscì a stabilire un contatto con Messina Denaro, proponendogli numerosi investimenti negli appalti pubblici per attirarlo in trappola: le comunicazioni con il latitante avvenivano attraverso [[pizzino|pizzini]] in cui Messina Denaro usava lo [[pseudonimo]] di "Alessio", mentre Vaccarino quello di "Svetonio"; l'ex sindaco riuscì anche a prendere contatti con il ''boss'' [[Bernardo Provenzano]] attraverso il nipote Carmelo Gariffo<ref name="autogenerato1">[http://www.antimafiaduemila.com/200810189912/articoli-arretrati/le-grandi-manovre.html Le grandi manovre] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20131019072614/http://www.antimafiaduemila.com/200810189912/articoli-arretrati/le-grandi-manovre.html |data=19 ottobre 2013 }} Antimafiaduemila.com</ref>.
 
Secondo gli inquirenti, tra il [[1994]] e il [[1996]] Messina Denaro trascorse la sua latitanza tra [[Aspra (Bagheria)|Aspra]] e [[Bagheria]], ospitato dalla sua compagna Maria Mesi, con cui andò in vacanza in [[Grecia]] sotto il falso nome di "''Matteo Cracolici''"<ref name="autogenerato3" />. Paola e Francesco Mesi, sorella e fratello di Maria, erano stati assunti nella clinica di [[Bagheria]] dell'ingegnere [[Michele Aiello]] (ritenuto un [[prestanome]] del ''boss'' [[Bernardo Provenzano]]): in particolare Paola Mesi era segretaria personale di Aiello e amministratrice unica della Selda s.r.l., società riferibile ad Aiello stesso<ref>{{Cita news|lingua=it|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/11/11/provenzano-messina-denaro-un-intreccio-affari.html|titolo=Provenzano e Messina Denaro un intreccio d'affari a Bagheria - la Repubblica.it|pubblicazione=Archivio - la Repubblica.it|accesso=2018-03-28|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131104112333/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/11/11/provenzano-messina-denaro-un-intreccio-affari.html|urlmorto=no}}</ref>; inoltre Messina Denaro era cognato di Filippo Guttadauro (fratello del medico [[Giuseppe Guttadauro|Giuseppe]], [[capomandamento]] di [[Brancaccio-Ciaculli]]), che ne aveva sposato la sorella Rosalia.
 
Nel [[2000]] la [[polizia]] arrestò Maria Mesi e trovò alcune lettere d'amore che aveva scambiato con il [[Latitanza|latitante]]: per queste ragioni l'anno successivo venne condannata a tre anni di carcere per [[Favoreggiamento personale|favoreggiamento]] insieme al fratello Francesco<ref>{{Cita news|lingua=it|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/07/19/matteo-vorrei-vivere-con-te-lettere.html|titolo='Matteo, vorrei vivere con te' Lettere d'amore per il latitante - la Repubblica.it|pubblicazione=Archivio - la Repubblica.it|accesso=2018-03-28|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131104112336/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/07/19/matteo-vorrei-vivere-con-te-lettere.html|dataarchivio=4 novembre 2013|urlmorto=no}}</ref>. Inoltre nel luglio [[2006]] gli inquirenti trovarono altre lettere d'amore di Maria Mesi a casa di Filippo Guttadauro,<ref>{{Cita web|url=http://espresso.repubblica.it/inchieste/2018/03/22/news/ha-un-nuovo-volto-e-non-ci-vede-quasi-piu-parla-l-uomo-che-ha-incontrato-matteo-messina-denaro-1.319917?ref=HEF_RULLO|titolo=Esclusivo: «Matteo Messina Denaro ha un nuovo volto e io l'ho visto»|autore1=Lirio Abbate|autore2=Giovanni Tizian|editore=[[L'Espresso]]|data=28 marzo 2018|accesso=13 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180328165158/http://espresso.repubblica.it/inchieste/2018/03/22/news/ha-un-nuovo-volto-e-non-ci-vede-quasi-piu-parla-l-uomo-che-ha-incontrato-matteo-messina-denaro-1.319917?ref=HEF_RULLO|urlmorto=no|autore1=Lirio Abbate}}</ref> che aveva incarico di consegnarle al cognato Messina Denaro<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/07/19/arrestato-il-fiduciario-dei-boss.html?ref=search|titolo=Arrestato il fiduciario dei boss|autore=Alessandra Ziniti|editore=[[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|data=19 luglio 2006|accesso=13 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180124010436/https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/07/19/arrestato-il-fiduciario-dei-boss.html?ref=search|urlmorto=no}}</ref>.
 
Il collaboratore di giustizia Vincenzo Sinacori ha dichiarato che nel [[1994]] Messina Denaro si recò nella clinica oculistica Barraquer di [[Barcellona]], in [[Spagna]], per curare una forte [[miopia]] che lo aveva condotto a una forma di [[strabismo]]<ref name="inchieste.repubblica.it" />. Nel [[2004]] il [[Servizio per le informazioni e la sicurezza democratica|SISDE]] tentò di individuare Messina Denaro attraverso [[Antonino Vaccarino]] (ex sindaco di [[Castelvetrano]] già inquisito per [[associazione mafiosa]]), sfruttando le numerose conoscenze che Vaccarino aveva negli ambienti vicini a [[Cosa nostra]]; infatti, l'ex sindaco, per conto dei [[Servizio per le informazioni e la sicurezza democratica|servizi]], riuscì a stabilire un contatto con Messina Denaro, proponendogli numerosi investimenti negli appalti pubblici per attirarlo in trappola: le comunicazioni con il latitante avvenivano attraverso [[pizzino|pizzini]] in cui Messina Denaro usava lo [[pseudonimo]] di "Alessio", mentre Vaccarino quello di "Svetonio"; l'ex sindaco riuscì anche a prendere contatti con il ''boss'' [[Bernardo Provenzano]] attraverso il nipote Carmelo Gariffo<ref name="autogenerato1">[http://www.antimafiaduemila.com/200810189912/articoli-arretrati/le-grandi-manovre.html Le grandi manovre] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20131019072614/http://www.antimafiaduemila.com/200810189912/articoli-arretrati/le-grandi-manovre.html |data=19 ottobre 2013 }} Antimafiaduemila.com</ref>.
 
L'11 aprile [[2006]], nel casolare di [[Corleone]] dove venne arrestato Provenzano, gli inquirenti trovarono numerosi [[Pizzino|pizzini]] mandati da "Alessio", nei quali si parlava degli investimenti proposti dall’ex sindaco Antonio Vaccarino, che stava collaborando con il SISDE per la cattura del boss, ma anche di altri affari in attività lecite, come l'apertura di una catena di supermercati nella [[provincia di Agrigento]] e la ricerca di qualche [[prestanome]] per poter aprire un distributore di carburante nella zona di [[Santa Ninfa]], in [[provincia di Trapani]]<ref name=autogenerato3 />. In seguito all'arresto di Provenzano, Messina Denaro interruppe la corrispondenza con Vaccarino, inviandogli un ultimo [[pizzino]] in cui gli raccomandava "di condurre una vita trasparente in modo da non essere coinvolto nelle indagini"<ref name=autogenerato1 />. Ma la diffusione della collaborazione del Vaccarino da parte del quotidiano [[la Repubblica (quotidiano)|''la Repubblica'']] fece saltare l’operazione del SISDE e la probabile cattura di Messina Denaro. Su tale fuga di notizie non è mai stata aperta un’indagine.
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Denunciato dai superiori anche per diffamazione in merito alla propagazione sui media delle stesse accuse, nel 2019 il maresciallo Masi è stato assolto in primo grado dal Tribunale di Roma<ref>{{Cita web|url=https://palermo.gds.it/articoli/cronaca/2019/06/25/palermo-mancata-cattura-di-provenzano-una-condanna-per-diffamazione-090986fa-ece5-4926-9d85-20ce04556205/|titolo=Giornale di Sicilia|accesso=15 febbraio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200215092530/https://palermo.gds.it/articoli/cronaca/2019/06/25/palermo-mancata-cattura-di-provenzano-una-condanna-per-diffamazione-090986fa-ece5-4926-9d85-20ce04556205/|urlmorto=no}}</ref> e nel 2021 dalla quinta sezione penale del Tribunale di Palermo <ref>{{Cita web|url=https://www.antimafiaduemila.com/rubriche/saverio-lodato/84888-la-cavalleria-garantista-porga-le-scuse-al-maresciallo-masi-assolto-insieme-al-collega-fiducia.html|titolo=La cavalleria garantista porga le scuse al Maresciallo Masi, assolto insieme al collega Fiducia|autore=Lodato, S.|data=14 luglio 2021}}</ref>, mentre è ancora a giudizio presso quello di Bari.
 
==== L'arresto ====
Il 16 gennaio [[2023]], dopo circa trent'anni di [[latitanza]], Messina Denaro è stato arrestato dai [[Carabinieri]] del [[Raggruppamento operativo speciale|ROS]] mentre si trovava presso la [[Clinica (struttura)|clinica]] privata ''La Maddalena'' a [[Palermo]], nel quartiere San Lorenzo.<ref name=":3" /> Il boss trapanese era in procinto di effettuare, sotto il falso nome di Andrea Bonafede, una seduta di [[chemioterapia]], alla quale era sottoposto periodicamente a causa di un [[tumore]] al [[Carcinoma del colon-retto|colon]], per il quale era stato operato nel [[2021]] in un ospedale di [[Marsala]].<ref>{{Cita web|url=https://www.ilmessaggero.it/video/cronaca/matteo_messina_denaro_tumore_falso_nome_andrea_bonafede_malato_malattia_clinica_terapie_news-7171291.html|titolo=Matteo Messina Denaro, il falso nome e il tumore: un anno fa l'operazione, in clinica per cicli di chemioterapia|sito=[[Il Messaggero]]|data=16 gennaio 2023|accesso=16 gennaio 2023}}</ref> Messina Denaro ha cercato invano di scappare ma, una volta preso dagli uomini dell'Arma, ha confessato la sua identità.<ref name=":3" /> In manette è finito anche l'[[autista]], Giovanni Luppino, con l'accusa di [[Favoreggiamento personale|favoreggiamento]].<ref name=":3" />
 
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Il 15 dicembre [[2020]] vengono arrestate 13 persone, molti dei quali fiancheggiatori di Messina Denaro tra cui Salvatore Barone, ex direttore dell'azienda dei trasporti Atm di [[Trapani]], compresi numerosi imprenditori e uomini appartenenti alle famiglie mafiose di [[Alcamo]] e [[Calatafimi Segesta|Calatafimi]]. Tra gli indagati anche il sindaco di [[Calatafimi Segesta]], Antonino Accardo, per corruzione elettorale.<ref>{{Cita news|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/12/15/matteo-messina-denaro-13-fermi-ce-anche-ex-direttore-atm-di-trapani-indagato-un-sindaco-per-corruzione-elettorale/6037221/|titolo=Matteo Messina Denaro, 13 fermi: c’è anche ex direttore Atm di Trapani. Indagato un sindaco per corruzione elettorale|pubblicazione=ilfattoquotidiano.it|accesso=15 dicembre 2020}}</ref>
 
=== L'attentato non riuscito a Nino Di Matteo ===
=== Altre notizie ===
Nel 2012, invece, il boss latitante, dopo aver sentito il richiamo di [[Salvatore Riina|Totò Riina]] dal carcere, aveva organizzato un attentato ai danni di [[Nino Di Matteo|Antonino Di Matteo]], il pm che si occupa della trattativa Stato mafia. L'input su cui si basava l'attentato sarebbe stato dato da soggetti esterni a Cosa Nostra, "gli stessi di Borsellino" secondo il pentito Vito Galatolo.
Secondo gli inquirenti, tra il [[1994]] e il [[1996]] Messina Denaro trascorse la sua latitanza tra [[Aspra (Bagheria)|Aspra]] e [[Bagheria]], ospitato dalla sua compagna Maria Mesi, con cui andò in vacanza in [[Grecia]] sotto il falso nome di "''Matteo Cracolici''"<ref name="autogenerato3" />. Paola e Francesco Mesi, sorella e fratello di Maria, erano stati assunti nella clinica di [[Bagheria]] dell'ingegnere [[Michele Aiello]] (ritenuto un [[prestanome]] del ''boss'' [[Bernardo Provenzano]]): in particolare Paola Mesi era segretaria personale di Aiello e amministratrice unica della Selda s.r.l., società riferibile ad Aiello stesso<ref>{{Cita news|lingua=it|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/11/11/provenzano-messina-denaro-un-intreccio-affari.html|titolo=Provenzano e Messina Denaro un intreccio d'affari a Bagheria - la Repubblica.it|pubblicazione=Archivio - la Repubblica.it|accesso=2018-03-28|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131104112333/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/11/11/provenzano-messina-denaro-un-intreccio-affari.html|urlmorto=no}}</ref>; inoltre Messina Denaro era cognato di Filippo Guttadauro (fratello del medico [[Giuseppe Guttadauro|Giuseppe]], [[capomandamento]] di [[Brancaccio-Ciaculli]]), che ne aveva sposato la sorella Rosalia.
 
Nel [[2000]] la [[polizia]] arrestò Maria Mesi e trovò alcune lettere d'amore che aveva scambiato con il [[Latitanza|latitante]]: per queste ragioni l'anno successivo venne condannata a tre anni di carcere per [[Favoreggiamento personale|favoreggiamento]] insieme al fratello Francesco<ref>{{Cita news|lingua=it|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/07/19/matteo-vorrei-vivere-con-te-lettere.html|titolo='Matteo, vorrei vivere con te' Lettere d'amore per il latitante - la Repubblica.it|pubblicazione=Archivio - la Repubblica.it|accesso=2018-03-28|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131104112336/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/07/19/matteo-vorrei-vivere-con-te-lettere.html|dataarchivio=4 novembre 2013|urlmorto=no}}</ref>. Inoltre nel luglio [[2006]] gli inquirenti trovarono altre lettere d'amore di Maria Mesi a casa di Filippo Guttadauro,<ref>{{Cita web
|url=http://espresso.repubblica.it/inchieste/2018/03/22/news/ha-un-nuovo-volto-e-non-ci-vede-quasi-piu-parla-l-uomo-che-ha-incontrato-matteo-messina-denaro-1.319917?ref=HEF_RULLO
|titolo=Esclusivo: «Matteo Messina Denaro ha un nuovo volto e io l'ho visto»|autore1=Lirio Abbate|autore2=Giovanni Tizian|editore=[[L'Espresso]]|data=28 marzo 2018|accesso=13 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180328165158/http://espresso.repubblica.it/inchieste/2018/03/22/news/ha-un-nuovo-volto-e-non-ci-vede-quasi-piu-parla-l-uomo-che-ha-incontrato-matteo-messina-denaro-1.319917?ref=HEF_RULLO|urlmorto=no}}</ref> che aveva incarico di consegnarle al cognato Messina Denaro<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/07/19/arrestato-il-fiduciario-dei-boss.html?ref=search|titolo=Arrestato il fiduciario dei boss|autore=Alessandra Ziniti|editore=[[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|data=19 luglio 2006|accesso=13 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180124010436/https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/07/19/arrestato-il-fiduciario-dei-boss.html?ref=search|urlmorto=no}}</ref>.
 
Nel [[1995]] Messina Denaro aveva già avuto una figlia da una precedente relazione con la [[Castelvetrano|castelvetranese]] Francesca Alagna, che dopo il parto andò a vivere insieme alla madre del latitante<ref name="autogenerato3" />. In una lettera destinata a un amico, sequestrata dagli inquirenti, Messina Denaro rivelò di non aver mai conosciuto questa figlia<ref name="Matteo Messina Denaro">{{Cita web|url=http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerThread.php?threadId=MESSINA+DENARO+Matteo|titolo=Matteo Messina Denaro|autore=Giorgio Dell'Arti|editore=Cinquantamila.it|data=30 ottobre 2014|accesso=7 maggio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160304202544/http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerThread.php?threadId=MESSINA+DENARO+Matteo|dataarchivio=4 marzo 2016|urlmorto=no}}</ref>. Nel [[2013]] il settimanale ''[[L'Espresso]]'' pubblicò un servizio, nel quale rivelava che la figlia del latitante aveva lasciato la casa della nonna paterna insieme alla madre, perché voleva vivere lontana da quella famiglia<ref>{{Cita web|url=https://palermo.repubblica.it/dettaglio-news/19:15/4390858|titolo=Mafia: L'Espresso, figlia Messina Denaro si ribella al clan familiare|editore=[[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|data=29 agosto 2013
|accesso=13 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190417195844/https://palermo.repubblica.it/dettaglio-news/19:15/4390858|urlmorto=no}}</ref>.
 
Nel 2012, invece, il boss latitante, dopo aver sentito il richiamo di Totò Riina dal carcere, aveva organizzato un attentato ai danni di Antonino Di Matteo, il pm che si occupa della trattativa Stato mafia. L'input su cui si basava l'attentato sarebbe stato dato da soggetti esterni a Cosa Nostra, "gli stessi di Borsellino" secondo il pentito Vito Galatolo.
 
Il pentito Vito Galatolo racconta che Girolamo Biondino, capomandamento di San Lorenzo, gli aveva detto che Matteo Messina Denaro aveva organizzato, con l'aiuto di Alessandro D'Ambrogio, capomandamento di Porta Nuova, l'attentato a Di Matteo. Ci fu una riunione a Palermo, organizzata da Matteo Messina Denaro (il boss latitante però non vi partecipò) in cui si discussero le modalità dell'attentato. A questa riunione parteciparono Vito Galatolo, boss dell'Acquasanta, Tonino Lauricella, responsabile della cosca di Villabate, Tonino Lipari, referente di Alessandro D'Ambrogio, boss di Porta Nuova, Giuseppe Fricano e Vincenzo Graziano, capimafia di Resuttana. L'esplosivo (150 kg di tritolo), acquistato in Calabria e nascosto da Graziano in una località sconosciuta, è attualmente nelle mani di Matteo Messina Denaro. Con l'arresto di diversi boss di Palermo, tra cui quelli citati sopra, l'organizzazione della strage è rallentata, ma l'ordine di uccidere il magistrato (dato dalla porzione di stato e servizi deviata, "gli stessi di Borsellino" secondo Vito Galatolo) resta operativo e a carico del boss Matteo Messina Denaro. Inoltre il boss avrebbe manifestato la volontà di uccidere i due pentiti [[Gaspare Spatuzza]] e [[Nino Giuffrè|Antonino Giuffrè]], date le loro dichiarazioni scottanti sulle stragi del 1992-1993.