San Biagio di Callalta: differenze tra le versioni

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La Callalta andò a rappresentare anche il confine tra i distretti trevigiani della Zosagna di Sopra e di Sotto. Con l'affermarsi del [[comune medievale|comune]] di Treviso, infatti, la zona era caduta nell'orbita di quest'ultimo e ne seguì le sorti sino alla definitiva sottomissione alla [[Repubblica di Venezia]], sul finire del XIV secolo.<ref name="StoriaComune" />
 
Da allora seguì le vicende storiche della Serenissima, con l'insediamento di poderi e l'erezione di residenze più o meno sontuose, dagli essenziali edifici rurali alle ville di pregevole architettura con annesse cappelle gentilizie da parte di famiglie della nobiltà veneziana quali [[Sugana]], [[Sala (famiglia)|Sala]], [[Giudici (famiglia)|Giudici]], [[Da Lezze]], [[Navagero]] e [[Caotorta]]. Il territorio fu amministrato dalla Repubblica di Venezia fino alla sua [[Caduta della Repubblica di Venezia|caduta]], il 12 maggio 1797. Dopo la firma del [[trattato di Campoformio]] e l'assegnazione all'[[Arciducato d'Austria]], esso seguì le sorti asburgiche.<ref name="VPP4p.373">{{Cita|Il Veneto paese per paese|Vol.4, p. 373}}.</ref> Dal 1804, data dell'istituzione dell'[[Impero austriaco]], il territorio rimase sotto la sovranità austriaca fino agli esiti della [[Terza guerra di indipendenza italiana|Terza guerra di indipendenza]], quando dopo l'avanzata italiana si giunse all'[[Armistizioarmistizio di Cormons]] e alla definitiva cessione del Veneto al [[Regno d'Italia]] ratificato con la firma del [[Trattato di Vienna (1866)|Trattatotrattato di Vienna]] del 3 ottobre 1866.
 
[[File:Casa sinistrata Piave.jpg|left|thumb|Casa sinistrata con una famosa scritta patriottica nella frazione di [[Sant'Andrea di Barbarana]] durante la [[Grande Guerra]].]]
Il territorio rimase coinvolto dalle conseguenze dello scoppio della [[prima guerra mondiale]] e, dopo la decisione del Regno d'Italia di entrare nel conflitto a fianco delle [[Alleati della prima guerra mondiale|Potenze dell'Intesa]], fu travolto dallo spostamento verso Sud del [[Fronte italiano (1915-1918)|fronte italiano]] a causa della sconfitta delle forze armate italiane dopo la [[Battagliabattaglia di Caporetto]]. La linea del fronte costrinse le popolazioni della zona ad intraprendere un esodo verso la [[Pianura padana]], mentre le forze armate austro-ungariche colpivano il territorio provocando ingenti danni.<ref name=gg>{{cita web|url= http://www.lagrandeguerra.net/ggcaporettoriflettere.html|titolo= Novant'anni fa la battaglia di Caporetto - ottobre 1917. Un'occasione per riflettere|accesso= 4 marzo 2010|sito=lagrandeguerra.net}}</ref>
 
Il coinvolgimento fu massimo quando nel giugno [[1918]] fu combattuta la [[battaglia del Solstizio]] tra [[Regio Esercito]] e [[Imperial regio Esercito]], l'ultima grande offensiva sferrata dagli Austro-ungarici nel corso del conflitto, che con la vittoria degli Italiani subirono una pesantissima disfatta, costata tra morti, feriti e prigionieri quasi 150&nbsp;000{{formatnum:150000}} uomini a fronte dell'altrettanto pesante tributo di circa 90&nbsp;000{{formatnum:90000}} militari italiani. Per ricordare il tragico evento venne eretto l'[[Fagarè della Battaglia#Ossario|ossario di Fagarè]], eretto lungo [[Strada Statale 53 Postumia|strada Callalta]] nel punto in cui le truppe austro-ungariche raggiunsero la massima avanzata. Ai lati dell'ossario sono stati trasportati i muri su cui figurano le due celebri scritte, opera del [[bersagliere]] propagandista [[Ignazio Pisciotta]], «Tutti eroi! O il Piave, o tutti accoppati!» e «È meglio un giorno da leone che cento anni da pecora».
 
Il 18 maggio 1924, nella frazione Rovarè nacque [[Gino Donè]] in una casa colonica di braccianti agricoli. Partigiano della Brigata Piave e fondatore della sezione [[ANPI]] di Venezia, Gino Donè fu l'unico europeo a partecipare allo sbarco del ''[[Granma]]'' presso la [[Sierra Maestra (catena montuosa)|Sierra Maestra]] dando inizio alla [[Rivoluzione cubana]] del 1956 assieme a altri 82 "[[Barbudos]]" fra i quali [[Fidel Castro]] e [[Ernesto "Che" Guevara]].<ref>{{Cita web|url=https://osservatorioglobalizzazione.it/osservatorio/gino-done-cuba/|titolo=Gino Doné, l’eroel'eroe dei due mondi della rivoluzione cubana}}</ref> Decorato dalle autorità cubane nel 2004, Gino Donè si spegne a San Donà di Piave il 22 marzo 2008.
 
=== Simboli ===