Linum usitatissimum: differenze tra le versioni
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In tutto il mondo esistono 84 banche di risorse genetiche vegetali di lino. Le principali collezioni nazionali (compreso il lino selvatico, circa 200 nel mondo) sono in Russia, Romania, Canada, [[Etiopia]], Stati Uniti, Cina, Francia.
Le varietà moderne di lino da tiglio si caratterizzano per l’importanza dello stelo unico, corto ciclo vegetativo, resistenza all’allettamento ed ai parassiti e la produttività le qualità tecnologiche delle fibre.
==Posizione nell’ecosistema==
Secondo il Rapporto della Commissione al Consiglio e al Parlamento Europeo del 20 maggio 2008 “la coltivazione del lino ha effetti positivi sulla diversità degli ecosistemi e offre un benefico stacco ambientale per la qualità del suolo, la biodiversità e i paesaggi”<ref name="Le lin et le chanvre européen"/>
Il lino è una specie da considerarsi a basso impatto ambientale, infatti non solo richiede ridotte concimazioni, ma la robustezza della sua fibra allunga il ciclo di vita dei prodotti ottenuti e anche alla fine del ciclo, essendo 100% naturali, sono totalmente biodegradabili. È considerato miglioratore del terreno, perché ha un basso bisogno di input, quali fertilizzanti, antiparassitari e diserbanti, e soprattutto per l’apparato radicale che si sviluppa in profondità, apportando un miglioramento della struttura e della fertilità del terreno<ref name="Manuale di coltivazione"/>.
==Produzione e scambi commerciali==
===Produzione===
Nel mondo sono coltivati circa quattro milioni di ettari di lino dei quali 3,5 milioni per la produzione di olio.
Il lino da fibra rappresenta meno dell'1% della produzione mondiale di fibre tessili. L'UE (Francia, Belgio, Olanda e Germania, ) partecipa per il 75-80% alla produzione mondiale di fibra su una superficie che è passata da 55.000 ettari nel 2010 a 147.000 ettari nel 2021 per soddisfare una dinamica domanda globale. Una parte significativa della produzione viene effettuata anche nell'Europa dell'Est.
Ciò va messo in relazione con l’incremento della redditività della filiera: negli ultimi anni (dal 2016 al 2021), con una resa da 1,0 a 1,5 tonnellate di fibre lunghe per ettaro, i margini lordi del lino sono stati, in media, da tre a quattro volte superiori a quelli di colture convenzionali come grano e colza<ref name=" ">{{Cita web|url =https://normandiemaine.cerfrance.fr/latelier/lin-marche-porteur/|titolo = Le lin : une culture résiliente dans un marché porteur|autore = |sito = l’atelier des Etudes Economiques - CERFRANCE|editore = |lingua = fr|accesso = 20 gennaio 2023}}</ref>.
La produzione mondiale di semi è passata da 1,9 milioni di tonnellate nel 2010 a 3,4 milioni di tonnellate nel 2020, anno in cui il maggiore produttore è il Kazakhstan con il 31% del totale, seguito da Russia, Canada, China e India (dati FAOSTAT - FAO).
===Commercio internazionale===
La Cina è il principale importatore di fibre di lino ed il principale produttore ed esportatore di filati e tessuti in tutto il mondo. Altri paesi importatori sono l’India, il Brasile e il Messico.
== Usi ==
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Dal lino si ottiene una fibra molto pregiata, morbida, flessibile e resistente; pur essendo qualitativamente superiore, ha costi di produzione più alti di quelli del [[Cotone (fibra)|cotone]]. In Europa rappresentò la principale fibra tessile fino alla rivoluzione industriale quando venne sostituito dal cotone,<ref name= JDiamond>{{cita libro | nome=Jared | cognome=Diamond | titolo=Armi, acciaio e Malattie: breve storia del mondo negli ultimi tredicimila anni | url=https://archive.org/details/gunsgermssteelsh0000diam | anno=1997 | isbn=9780099302780 }}</ref> causa appunto la maggiore economicità di quest'ultimo.
==In Italia==
Nell’ambiente italiano il lino ha trovato situazioni favorevoli sia per la produzione di fibra tessile che di seme per l’estrazione dell’olio.
La grande industria liniera ebbe origine dopo il 1840, con l'impianto di opifici meccanici a Villa d'Almè e a [[Cassano d'Adda]]. Nel 1928, l'industria, che produce in misura inferiore alle esigenze del mercato, è accentrata più specialmente in [[Lombardia]], [[Veneto]], [[Emilia]] e [[Campania]]).
Dopo aver raggiunto la massima espansione negli anni 1850-1870, quando occupava una superficie di 45.000-50.000 ha, il lino andò progressivamente perdendo terreno. L’affermazione di fibre naturali alternative al lino (cotone), e successivamente delle fibre sintetiche, fu alla base di declino, al quale dette un contributo decisivo anche l’arretratezza tecnica della linicoltura, che mancando di moderne strutture per la macerazione e la lavorazione, condotte per lo più a livello familiare, non seppe adeguarsi alle esigenze dell’industria, che richiedeva un prodotto di qualità, con caratteristiche specifiche uniformi.
Un importante tentativo di rilancio della coltivazione del lino ebbe luogo tra le due guerre nel 1940 la produzione di paglia di lino raggiunse le 24.500 t, mentre le superfici investite raggiunsero complessivamente i 15.000 ha (fibra e olio). Questi successi non riuscirono tuttavia ad impedire il nuovo declino, che cominciò dopo la guerra<ref name="Manuale di coltivazione"/>.
Il territorio del paese di [[Linera]], in [[provincia di Catania]], prima della sua fondazione, fu adibito alla coltivazione del lino e da essa la contrada venne indicata, appunto, le "linerie". Con la fondazione del nucleo abitato, avvenuta agli inizi del [[XIX secolo]], il paese ha assunto la denominazione attuale in ricordo di queste antiche coltivazioni.
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