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Nella frazione di Pretare il 13 [[luglio]] [[1612]], al tempo di [[papa Paolo V]], il notaio Honorascentius Girardus, attivo nel territorio arquatano dal [[1528]] al [[1625]], ha ricevuto e redatto l'elenco dei beni trasferiti in dote a «''donna Marfisia, figlia del fu Hieronimo''», in occasione del suo matrimonio con «''Brancadoro di Lodovico dalla Pretara''».<ref>D. Nanni, G. Lalli, Arquata e suo contado, ''op. cit.'', p. 30.</ref>»
La scrittura dell'atto è introdotta con un'invocazione a Dio e un brano del Libro della Genesi cui seguono le disposizioni, il modo e la forma degli accordi economici da rispettare. il documento si rivela come un vero e proprio contratto matrimoniale, negoziato da Aliberto di Antonio, in cui è espressamente dichiarato che la donna accetterà per suo legittimo sposo il citato Brancadoro. La dote da consegnare e trasferire nelle proprietà del futuro marito è pari a quella che avranno anche le due sorelle della sposa. Concretamente venivano assegnati a Marfisia 100 scudi e una veste nera da consegnare allo sposo al momento del trasferimento nella sua casa. Il computo del versamento della tale somma era ripartito tra vari contributori e doveva essere corrisposto non oltre la data del 15 agosto.<ref>D. Nanni, G. Lalli, Arquata e suo contado, ''op. cit.'', pp. 30-31.</ref>»
==Note==
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