Michele Bianchi: differenze tra le versioni
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Dopo vari arresti e viaggi in giro per l'Italia, nel maggio del [[1910]] divenne direttore del giornale ''[[La Scintilla]]'' in cui lanciò l'idea, poi non accolta, di una lista unica di socialisti e sindacalisti rivoluzionari in vista delle imminenti elezioni amministrative. Messo in minoranza per "aver tradito la spontanea genuinità del sindacato", decise, dato l'aumento del numero dei lettori, di trasformare ''La Scintilla'' da settimanale in quotidiano, da cui diresse alcune rivolte proletarie scoppiate nel [[1911]].
Le difficoltà economiche gli imposero la soppressione del giornale, non prima però di essere nuovamente arrestato a [[Trieste]] (non chiaro: Trieste allora non era italiana) per un articolo in cui attaccava [[Giovanni Giolitti]] e la [[guerra italo-turca]] da lui voluta. Tornato a Ferrara grazie ad un'amnistia, fondò e diresse il giornale ''[[La Battaglia]]'', creato appositamente in vista delle elezioni politiche del [[1913]], alle quali si candidò senza successo.
In quel tempo si spostò a [[Milano]], dove divenne nel 1913 uno dei maggiori esponenti della locale [[Unione Sindacale Italiana]] (USI), guidata in città da [[Filippo Corridoni]]. [[Massoneria in Italia|Massone]], Bianchi fu membro della [[Gran Loggia d'Italia degli Alam|Gran Loggia di Piazza del Gesù]].<ref>Aldo Alessandro Mola, ''Storia della Massoneria italiana dalle origini ai giorni nostri'', Bompiani, Milano, 1992, pag. 486</ref>
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