Persecuzione dei cristiani nell'Impero romano: differenze tra le versioni
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== Le ultime fasi ==
Il 30 aprile [[311]] Galerio emanò l'[[Editto di Serdica|
{{Citazione|Tra le cure importanti che hanno occupato la nostra mente nell'interesse e a vantaggio dell'Impero, fu nostra intenzione correggere e ristabilire ogni cosa secondo le antiche leggi e le pubbliche usanze dei Romani. Fummo particolarmente desiderosi di richiamare sulla via della ragione e della natura gl'illusi cristiani che avevano abbandonato la religione e le cerimonie istituite dai loro padri e disprezzando arditamente le istituzioni degli antichi avevano inventato stravaganti leggi e opinioni secondo i dettami della loro fantasia e nelle diverse province del nostro impero si erano raccolti in promiscue comunità.<br />
E poiché gli editti che abbiamo pubblicato per mantenere in vigore il culto degli dèi, hanno esposto molti cristiani ai pericoli ed alle calamità, poiché molti hanno sofferto la morte e moltissimi altri, che persistono ancora nella loro empia follia, sono rimasti privi di ogni pubblico esercizio di culto, siamo disposti ad estendere a quegl'infelici gli effetti della nostra clemenza ordinaria. Permettiamo perciò ad essi di professare liberamente le loro private opinioni e di fare le loro piccole riunioni senza timore o molestia, purché però conservino sempre il dovuto rispetto alle leggi e al presente governo. Per mezzo di un altro rescritto indicheremo le nostre intenzioni ai giudici e magistrati e speriamo che la nostra indulgenza indurrà i cristiani ad offrire le loro preghiere al dio che essi adorano, per la salute e prosperità nostra, dell'Impero e propria.<ref>Così in Gibbon, op. cit., pp. 276-277.</ref>}}
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