Movimento di Unità Proletaria: differenze tra le versioni
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Il movimento, costituito da uomini che rappresentavano le diverse anime del proletariato e della piccola borghesia (massimalisti, riformisti, comunisti, anarchici, repubblicani di sinistra, giovani di [[Giustizia e Libertà]]), si proponeva di rinnovare i vecchi schemi della tradizione socialista italiana, per realizzare la massima unità del movimento proletario «''attorno ad un programma concreto e attuale''».
Dopo la [[Caduta del fascismo|caduta di]] [[Mussolini]], durante i quarantacinque giorni prima dell'[[Armistizio di Cassibile|armistizio]] e l'[[Operazione Achse|occupazione tedesca dell'Italia]], la fedeltà che la maggioranza dei lavoratori dimostrò di avere per la vecchia bandiera del [[Partito Socialista Italiano|PSI]] non permise al MUP di raccogliere l'adesione delle masse.<br>Lelio Basso e gli altri, accortisi della realtà politica del momento, decisero nell'agosto del 1943 di fondersi con il Partito Socialista. La fusione, avvenuta il 22-24 agosto 1943 nell'incontro tenutosi in casa di [[Oreste Lizzadri]], in Viale Parioli 44 a Roma, portò alla costituzione del [[Partito Socialista Italiano#La rinascita: tra la Resistenza e la Repubblica|Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (PSIUP)]]. [[Pietro Nenni]] ne assunse la carica di
Durante la [[Resistenza Italiana|Resistenza]], gli uomini che avevano fatto parte del MUP costituirono l'ossatura ed ebbero funzioni di comando delle [[Brigate Matteotti|formazioni Matteotti]] in [[Piemonte]] ([[Renato Martorelli]]), [[Lombardia]] ([[Corrado Bonfantini]]), [[Emilia-Romagna]] (Fernando Baroncini) e nel [[Lazio]] ([[Carlo Andreoni]]).
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