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== Monumenti e luoghi d'interesse ==
{{vedi categoria|Architetture di Arcore}}
=== Architetture civili ===▼
==== [[Villa Borromeo d'Adda]] ====▼
[[File:Arcore.jpg|thumb|[[Villa Borromeo d'Adda]]]]▼
''Villa di delizia'' e complesso di edifici circondato da un parco, risalenti al [[XVII secolo|XVII]]-[[XVIII secolo]], aperto al pubblico e ospitante parzialmente (nella foresteria e nelle costruzioni adiacenti ed all'entrata del parco) la sede del Comune<ref>Luisa Dodi, La storia di Arcore: fra amene ville, signorili giardini, vita contadina e mondo dell'industria, pag. 46</ref>, mentre nelle Scuderie ha sede un distaccamento del Dipartimento di Restauro [[Accademia di belle arti di Brera]] di Milano.▼
L'attuale villa, vero e proprio simbolo della cittadina, è stata completamente ristrutturata dall'Amministrazione Comunale che ne è proprietaria, è in realtà un complesso di due differenti ville: la prima, risalente al [[XVII secolo|milleseicento]], e la seconda (detta ''la Montagnola'') di un secolo circa posteriore, ad opera dell'abate Ferdinando D'Adda ed unite, a metà [[XIX secolo|ottocento]], dall'architetto [[Giuseppe Balzaretto]], rivedendone le facciate in stile [[Eclettismo (arte)|eclettico]] ed occupandosi anche della progettazione e realizzazione del parco di circa 30 ettari che circonda idealmente tutto il complesso.▼
Degni di nota anche l'edificio delle scuderie e, soprattutto, la cappella Vela, costruita ancora una volta su commissione dal [[Giuseppe Balzaretto|Balzaretto]] per Isabella Isimbardi, moglie del marchese Giovanni D'Adda, con all'interno sculture in marmo di [[Vincenzo Vela]] (da cui prende il nome).▼
==== [[Villa San Martino (Arcore)|Villa San Martino]] ====▼
Già Casati-Stampa, completa di attiguo parco, risalente al [[XV secolo]]<ref>Rossana Bossaglia, ''L'arte dal manierismo al primo Novecento - Storia di Monza e della Brianza'', Il Profilo editore, Milano, 1971.</ref> come [[Ordine di San Benedetto|monastero benedettino]], venne acquistata e restaurata nel corso del [[XVIII secolo]] dai conti Giulini. L'edificio fu disposto o forse mantenuto dai Giulini nella tipica struttura a U aperta verso il paese. Durante queste opere di trasformazione fu impostato anche il grande viale d'accesso lungo un asse prospettico che, partendo dalla piazza antistante villa Borromeo, si spinge verso Ovest oltrepassando a cannocchiale l'edificio, nella sequenza corte d'onore, arco centrale del portico e apertura corrispondente nel salone; quindi attraversa il giardino e, infine, fiancheggiato da un lungo filare d'alti pioppi, si prolunga fino al [[Lambro]], distante qualche chilometro.▼
[[File:001VillaSMartino.JPG|thumb|left|[[Villa San Martino (Arcore)|Villa San Martino]]]]▼
Un impianto scenografico imponente, capace di far colloquiare l'edificio, il parco secolare e il verde agricolo circostante. L'asse prospettico all'ingresso, sebbene ora parzialmente interrotto visivamente da una macchia verde di alberi e arbusti e dal muro di cinta, è rimasto sostanzialmente integro nel corso del tempo. Dopo le trasformazioni compiute dai Giulini, la villa passò ai Casati nella prima metà dell'Ottocento a seguito del matrimonio di Anna Giulini Della Porta ([[1818]]-[[1883]]) con [[Camillo Casati]] ([[1805]]-[[1869]]) e, alla fine di quello stesso secolo, pervenne quindi al ramo dei [[Casati Stampa di Soncino]]. Il conte [[Alessandro Casati]] ([[1881]]-[[1955]]), che vi abitò sino alla propria morte, ne ingrandì la biblioteca e vi ospitò a più riprese l'amico [[Benedetto Croce]]. Alla dipartita del conte l'immobile passò a suo nipote, ovverosia il suo parente più prossimo, marchese Camillo Casati Stampa di Soncino ([[1927]]-[[1970]]). Questi risiedette saltuariamente nella villa. Suicidatosi il 30 agosto 1970<ref>[http://www.libero-news.it/news/441272/___anni_dopo_sugli_schermi_il_delitto_Casati__Gli_intrighi_della_marchese_Fallarino_e_dei_suoi_amanti_.html 40 anni dopo sugli schermi il delitto Casati. Gli intrighi della marchese Fallarino e dei suoi amanti - Casati, Roma, Parioli, 1970, scandalo, sesso, trasgressione, delitto, a...<!-- Titolo generato automaticamente -->] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20110421020320/http://www.libero-news.it/news/441272/___anni_dopo_sugli_schermi_il_delitto_Casati__Gli_intrighi_della_marchese_Fallarino_e_dei_suoi_amanti_.html |data=21 aprile 2011 }}</ref><ref>[http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200708articoli/24548girata.asp Nel salone del triangolo a luci rosse - LASTAMPA.it<!-- Titolo generato automaticamente -->] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20121209044541/http://www1.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200708articoli/24548girata.asp |data=9 dicembre 2012 }}</ref> dopo avere assassinato la moglie Anna Fallarino e il di lei compagno Massimo Minorenti ([[Delitto Casati Stampa]]), la proprietà passò ad Anna Maria Casati Stampa di Soncino, nata a Roma il 22 maggio [[1951]]<ref>[[Marco Travaglio]] ed [[Elio Veltri]], [[L'odore dei soldi]] (vd. [https://www.autistici.org/sitosovversivo/uncensored/notes/travaglio_veltri%20-%20l'odore%20dei%20soldi%20(origini%20e%20misteri%20delle%20fortune%20di%20silvio%20berlusconi).pdf Elio Veltri e Marco Travaglio – L'Odore dei soldi] )</ref>, ossia alla figlia di primo letto (avuta con Letizia Izzo) del marchese. La giovane, all'epoca dei fatti delittuosi diciannovenne (e quindi secondo la legge di allora minorenne), venne affidata ad un tutore, nella persona di [[Giorgio Bergamasco]]. Pro-tutore venne nominato [[Cesare Previti]].▼
Il 26 luglio [[1972]] Bergamasco venne nominato Ministro dei rapporti con il Parlamento nel [[Governo Andreotti II|secondo governo Andreotti]]<ref>[http://www.territorioscuola.com/saperi/index.php?title=Elenco_dei_Ministri_per_i_Rapporti_col_Parlamento Elenco_dei_Ministri_per_i_Rapporti_col_Parlamento - TerritorioScuola Enhanced Wiki Italiano<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>; nel frattempo la Casati Stampa si era già emancipata dalla potestà giuridica tutoriale con il raggiungimento della maggiore età al compimento del ventunesimo anno avvenuto il 22 maggio 1972. Successivamente Anna Maria Casati Stampa, frattanto sposatasi con il conte Pierdonato Donà dalle Rose, si trasferì con il marito in [[Brasile]] e come suo legale in Italia venne da lei scelto il suo ex pro-tutore Cesare Previti. Poiché pressata da esigenze economiche e avendo ricevuto in eredità non solo i beni di famiglia ma anche i grandi sospesi del padre con il fisco, Anna Maria Casati Stampa di Soncino in Donà dalle Rose decise nel [[1973]] di porre in vendita la villa e di avvalersi del suo avvocato come mediatore, [[Cesare Previti]]. Nel [[1974]] venne infine venduta — ad un prezzo molto inferiore di quanto fosse stata valutata<ref>{{Cita web |url=http://espresso.repubblica.it/dettaglio/a-proposito-di-case-e-questa/2132187 |titolo=I lati oscuri dell'acquisto di villa San Martino |accesso=16 dicembre 2012 |dataarchivio=27 settembre 2013 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130927190851/http://espresso.repubblica.it/dettaglio/a-proposito-di-case-e-questa/2132187 |urlmorto=sì }}</ref> — all'imprenditore milanese e futuro [[Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana|Presidente del Consiglio]] [[Silvio Berlusconi]], il suo attuale proprietario.▼
[[File:Palazzo Durini.JPG|thumb|left|Palazzo Durini]]▼
==== Palazzo Durini ====▼
Situato nella frazione di [[Bernate (Arcore)|Bernate]], venne costruito tra il [[XVI secolo|XVI]] ed il [[XVII secolo]] dalla famiglia [[Durini]] per controllare le cinque corti rustiche della zona, già densamente popolata durante l'epoca [[Medioevo|medievale]]. L'edificio, costituito a pianta pseudo rettangolare, si affaccia sulla piazza conte Durini, ed è articolato da un corpo principale a tre livelli caratterizzato, al piano terra, da un [[portico]] a tre archi, e da due ali laterali, più basse e modeste.▼
Del complesso originario possono ancora essere ammirate le originarie colonne del portico d'ingresso, parzialmente murate nel perimetro dell'edificio, e, all'interno, le volte a botte del piano interrato e del piano terra nonché alcuni originali affreschi risalenti al [[XVI secolo]].▼
Le facciate esterne risentono invece di restauri posteriori e sono databili al [[1922]], quando, alla morte del conte Carlo Durini, il palazzo venne venduto ad alcuni coloni affittuari che lo scorporarono in tre distinti edifici, che hanno così perso in gran parte la loro primigenia uniformità strutturale ed artistica.▼
==== Villa Buttafava ====▼
Costruita alla fine del [[XVIII secolo]], si sviluppa su tre piani con l'aggiunta, posteriore, di due ali più basse ed allungate. Circondata da numerose cascine, presenta, oltre ad una folta macchia d'alto fusto circondata da un muro di cinta, una caratteristica torre belvedere probabilmente eretta in epoca più recente (intorno alla fine del [[XIX secolo]]). È attualmente adibita ad abitazione privata.▼
[[File:013VillaRavizza.JPG|thumb|left|Il giardino all'italiana di Villa Ravizza]]▼
==== Villa Vittadini ''La Cazzola'' ====▼
Casotto di caccia e villa privata cinque-seicentesca a pianta rettangolare, inserita in un parco di proprietà e costruita e progettata dall'architetto [[Pellegrino Tibaldi]], è situata fuori dal centro abitato della città in direzione dei cosiddetti boschi di Arcore, nel nord-ovest del paese.▼
==== Villa Ravizza ====▼
Situata in Via Monte Grappa e risalente al [[XVIII secolo]], presenta, cinto da cancellate in ferro battuto, un giardino - tra i più belli e suggestivi della [[Brianza]], progettato dall'architetto [[Lodovico Barbiano di Belgiojoso]] - composto da una serie di terrazzamenti e di statue e piante pregiate, nonché un ponticello a più archi che lo collega alla villa di proprietà privata.▼
==== Mulino Taboga ====▼
Antico [[mulino ad acqua|mulino da grano ad acqua]], situato in via Molini di Mezzo, è costituito da un edificio di mattoni e travi di legno, sorretti da pilastri in muratura, su una pianta rettangolare. L'entrata, anticipata da un porticato, introduce ai locali interni del piano terra; il primo piano è invece raggiungibile tramite una scala esterna, in ferro battuto come le ringhiere dei balconi. Documenti circa la sua esistenza risalgono ai primi decenni del [[XVII secolo]]<ref>ASMi (M-CART-18) Carta dell'ing. Barca, 1615.</ref>.▼
==== Cascina Bice ====▼
Cascina ottocentesca<ref>{{cita web|http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/MI100-00421/|titolo= pagina sulla cascina Bice dal sito lombardiabeniculturali.it |accesso=23 settembre 2012}}</ref> costituita da un ampio corpo centrale rettangolare affacciato su via Michelangelo Buonarroti, aperta nella parte centrale, rientrante, da un portico a quattro archi, a cui corrisponde al piano superiore un analogo [[loggiato]], sostenuto da colonne.▼
==== (ex) Palazzo del Municipio ====▼
Situato in Via Umberto I, a breve distanza da Piazza della Chiesa, si presenta come unedificio a due piani, con una particolare pianta a T rovesciata, venne edificato tra la fine del [[XIX secolo]] e l'inizio del [[XX secolo|XX]] come nuova sede del [[Comune|municipio]] cittadino. Dopo il trasferimento, verso la metà degli anni sessanta, degli uffici comunali in una nuova palazzina in via Roma, il palazzo venne destinato prima come sede della biblioteca civica e successivamente, dagli anni ottanta, alla scuola statale Olivetti.▼
=== Stazioni ferroviarie di Arcore ===
*[[Stazione di Arcore]] stazione ferroviaria posta sulla linea [[Lecco-Milano]]
*[[Stazione di Buttafava]] sulla linea [[Monza-Molteno]], presso la località [[Buttafava]]
=== Architetture industriali ===▼
==== Stabilimento [[Gilera]] ====▼
Sorto per volere di [[Giuseppe Gilera]] nel [[1916]], esso fu dapprima ubicato presso alcuni capannoni dell'industria Bestetti, e solo successivamente nell'attuale sede in via Cesare Battisti; con la sua chiusura, nel [[1993]], ad oggi sopravvivono quelli che furono i locali amministrativi e gli uffici della casa motociclistica. Attualmente è in fase di progettazione la trasformazione di questi edifici, in tempi ancora da stabilire, in un complesso museale dedicato al mondo della [[Gilera]]<ref>{{cita web|http://www.archilovers.com/p39144/Gilera-Design-Complex|titolo= Gilera Design Complex, progetto 2011|accesso=23 settembre 2012}}</ref>.▼
=== Architetture religiose ===
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Dal 29 maggio al 5 giugno 2016 la statua della [[Madonna pellegrina]] di Fatima è stata portata ad Arcore ed è rimasta nella chiesa di Sant'Eustorgio per una settimana.
▲=== Architetture civili ===
▲[[File:Palazzo Durini.JPG|thumb|left|Palazzo Durini]]
▲==== Palazzo Durini ====
▲Situato nella frazione di [[Bernate (Arcore)|Bernate]], venne costruito tra il [[XVI secolo|XVI]] ed il [[XVII secolo]] dalla famiglia [[Durini]] per controllare le cinque corti rustiche della zona, già densamente popolata durante l'epoca [[Medioevo|medievale]]. L'edificio, costituito a pianta pseudo rettangolare, si affaccia sulla piazza conte Durini, ed è articolato da un corpo principale a tre livelli caratterizzato, al piano terra, da un [[portico]] a tre archi, e da due ali laterali, più basse e modeste.
▲Del complesso originario possono ancora essere ammirate le originarie colonne del portico d'ingresso, parzialmente murate nel perimetro dell'edificio, e, all'interno, le volte a botte del piano interrato e del piano terra nonché alcuni originali affreschi risalenti al [[XVI secolo]].
▲Le facciate esterne risentono invece di restauri posteriori e sono databili al [[1922]], quando, alla morte del conte Carlo Durini, il palazzo venne venduto ad alcuni coloni affittuari che lo scorporarono in tre distinti edifici, che hanno così perso in gran parte la loro primigenia uniformità strutturale ed artistica.
▲==== [[Villa Borromeo d'Adda]] ====
▲[[File:Arcore.jpg|thumb|[[Villa Borromeo d'Adda]]]]
▲''Villa di delizia'' e complesso di edifici circondato da un parco, risalenti al [[XVII secolo|XVII]]-[[XVIII secolo]], aperto al pubblico e ospitante parzialmente (nella foresteria e nelle costruzioni adiacenti ed all'entrata del parco) la sede del Comune<ref>Luisa Dodi, La storia di Arcore: fra amene ville, signorili giardini, vita contadina e mondo dell'industria, pag. 46</ref>, mentre nelle Scuderie ha sede un distaccamento del Dipartimento di Restauro [[Accademia di belle arti di Brera]] di Milano.
▲L'attuale villa, vero e proprio simbolo della cittadina, è stata completamente ristrutturata dall'Amministrazione Comunale che ne è proprietaria, è in realtà un complesso di due differenti ville: la prima, risalente al [[XVII secolo|milleseicento]], e la seconda (detta ''la Montagnola'') di un secolo circa posteriore, ad opera dell'abate Ferdinando D'Adda ed unite, a metà [[XIX secolo|ottocento]], dall'architetto [[Giuseppe Balzaretto]], rivedendone le facciate in stile [[Eclettismo (arte)|eclettico]] ed occupandosi anche della progettazione e realizzazione del parco di circa 30 ettari che circonda idealmente tutto il complesso.
▲Degni di nota anche l'edificio delle scuderie e, soprattutto, la cappella Vela, costruita ancora una volta su commissione dal [[Giuseppe Balzaretto|Balzaretto]] per Isabella Isimbardi, moglie del marchese Giovanni D'Adda, con all'interno sculture in marmo di [[Vincenzo Vela]] (da cui prende il nome).
▲==== [[Villa San Martino (Arcore)|Villa San Martino]] ====
▲Già Casati-Stampa, completa di attiguo parco, risalente al [[XV secolo]]<ref>Rossana Bossaglia, ''L'arte dal manierismo al primo Novecento - Storia di Monza e della Brianza'', Il Profilo editore, Milano, 1971.</ref> come [[Ordine di San Benedetto|monastero benedettino]], venne acquistata e restaurata nel corso del [[XVIII secolo]] dai conti Giulini. L'edificio fu disposto o forse mantenuto dai Giulini nella tipica struttura a U aperta verso il paese. Durante queste opere di trasformazione fu impostato anche il grande viale d'accesso lungo un asse prospettico che, partendo dalla piazza antistante villa Borromeo, si spinge verso Ovest oltrepassando a cannocchiale l'edificio, nella sequenza corte d'onore, arco centrale del portico e apertura corrispondente nel salone; quindi attraversa il giardino e, infine, fiancheggiato da un lungo filare d'alti pioppi, si prolunga fino al [[Lambro]], distante qualche chilometro.
▲[[File:001VillaSMartino.JPG|thumb|left|[[Villa San Martino (Arcore)|Villa San Martino]]]]
▲Un impianto scenografico imponente, capace di far colloquiare l'edificio, il parco secolare e il verde agricolo circostante. L'asse prospettico all'ingresso, sebbene ora parzialmente interrotto visivamente da una macchia verde di alberi e arbusti e dal muro di cinta, è rimasto sostanzialmente integro nel corso del tempo. Dopo le trasformazioni compiute dai Giulini, la villa passò ai Casati nella prima metà dell'Ottocento a seguito del matrimonio di Anna Giulini Della Porta ([[1818]]-[[1883]]) con [[Camillo Casati]] ([[1805]]-[[1869]]) e, alla fine di quello stesso secolo, pervenne quindi al ramo dei [[Casati Stampa di Soncino]]. Il conte [[Alessandro Casati]] ([[1881]]-[[1955]]), che vi abitò sino alla propria morte, ne ingrandì la biblioteca e vi ospitò a più riprese l'amico [[Benedetto Croce]]. Alla dipartita del conte l'immobile passò a suo nipote, ovverosia il suo parente più prossimo, marchese Camillo Casati Stampa di Soncino ([[1927]]-[[1970]]). Questi risiedette saltuariamente nella villa. Suicidatosi il 30 agosto 1970<ref>[http://www.libero-news.it/news/441272/___anni_dopo_sugli_schermi_il_delitto_Casati__Gli_intrighi_della_marchese_Fallarino_e_dei_suoi_amanti_.html 40 anni dopo sugli schermi il delitto Casati. Gli intrighi della marchese Fallarino e dei suoi amanti - Casati, Roma, Parioli, 1970, scandalo, sesso, trasgressione, delitto, a...<!-- Titolo generato automaticamente -->] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20110421020320/http://www.libero-news.it/news/441272/___anni_dopo_sugli_schermi_il_delitto_Casati__Gli_intrighi_della_marchese_Fallarino_e_dei_suoi_amanti_.html |data=21 aprile 2011 }}</ref><ref>[http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200708articoli/24548girata.asp Nel salone del triangolo a luci rosse - LASTAMPA.it<!-- Titolo generato automaticamente -->] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20121209044541/http://www1.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200708articoli/24548girata.asp |data=9 dicembre 2012 }}</ref> dopo avere assassinato la moglie Anna Fallarino e il di lei compagno Massimo Minorenti ([[Delitto Casati Stampa]]), la proprietà passò ad Anna Maria Casati Stampa di Soncino, nata a Roma il 22 maggio [[1951]]<ref>[[Marco Travaglio]] ed [[Elio Veltri]], [[L'odore dei soldi]] (vd. [https://www.autistici.org/sitosovversivo/uncensored/notes/travaglio_veltri%20-%20l'odore%20dei%20soldi%20(origini%20e%20misteri%20delle%20fortune%20di%20silvio%20berlusconi).pdf Elio Veltri e Marco Travaglio – L'Odore dei soldi] )</ref>, ossia alla figlia di primo letto (avuta con Letizia Izzo) del marchese. La giovane, all'epoca dei fatti delittuosi diciannovenne (e quindi secondo la legge di allora minorenne), venne affidata ad un tutore, nella persona di [[Giorgio Bergamasco]]. Pro-tutore venne nominato [[Cesare Previti]].
▲Il 26 luglio [[1972]] Bergamasco venne nominato Ministro dei rapporti con il Parlamento nel [[Governo Andreotti II|secondo governo Andreotti]]<ref>[http://www.territorioscuola.com/saperi/index.php?title=Elenco_dei_Ministri_per_i_Rapporti_col_Parlamento Elenco_dei_Ministri_per_i_Rapporti_col_Parlamento - TerritorioScuola Enhanced Wiki Italiano<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>; nel frattempo la Casati Stampa si era già emancipata dalla potestà giuridica tutoriale con il raggiungimento della maggiore età al compimento del ventunesimo anno avvenuto il 22 maggio 1972. Successivamente Anna Maria Casati Stampa, frattanto sposatasi con il conte Pierdonato Donà dalle Rose, si trasferì con il marito in [[Brasile]] e come suo legale in Italia venne da lei scelto il suo ex pro-tutore Cesare Previti. Poiché pressata da esigenze economiche e avendo ricevuto in eredità non solo i beni di famiglia ma anche i grandi sospesi del padre con il fisco, Anna Maria Casati Stampa di Soncino in Donà dalle Rose decise nel [[1973]] di porre in vendita la villa e di avvalersi del suo avvocato come mediatore, [[Cesare Previti]]. Nel [[1974]] venne infine venduta — ad un prezzo molto inferiore di quanto fosse stata valutata<ref>{{Cita web |url=http://espresso.repubblica.it/dettaglio/a-proposito-di-case-e-questa/2132187 |titolo=I lati oscuri dell'acquisto di villa San Martino |accesso=16 dicembre 2012 |dataarchivio=27 settembre 2013 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130927190851/http://espresso.repubblica.it/dettaglio/a-proposito-di-case-e-questa/2132187 |urlmorto=sì }}</ref> — all'imprenditore milanese e futuro [[Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana|Presidente del Consiglio]] [[Silvio Berlusconi]], il suo attuale proprietario.
▲==== Villa Buttafava ====
▲Costruita alla fine del [[XVIII secolo]], si sviluppa su tre piani con l'aggiunta, posteriore, di due ali più basse ed allungate. Circondata da numerose cascine, presenta, oltre ad una folta macchia d'alto fusto circondata da un muro di cinta, una caratteristica torre belvedere probabilmente eretta in epoca più recente (intorno alla fine del [[XIX secolo]]). È attualmente adibita ad abitazione privata.
▲[[File:013VillaRavizza.JPG|thumb|left|Il giardino all'italiana di Villa Ravizza]]
▲==== Villa Vittadini ''La Cazzola'' ====
▲Casotto di caccia e villa privata cinque-seicentesca a pianta rettangolare, inserita in un parco di proprietà e costruita e progettata dall'architetto [[Pellegrino Tibaldi]], è situata fuori dal centro abitato della città in direzione dei cosiddetti boschi di Arcore, nel nord-ovest del paese.
▲==== Villa Ravizza ====
▲Situata in Via Monte Grappa e risalente al [[XVIII secolo]], presenta, cinto da cancellate in ferro battuto, un giardino - tra i più belli e suggestivi della [[Brianza]], progettato dall'architetto [[Lodovico Barbiano di Belgiojoso]] - composto da una serie di terrazzamenti e di statue e piante pregiate, nonché un ponticello a più archi che lo collega alla villa di proprietà privata.
▲==== Mulino Taboga ====
▲Antico [[mulino ad acqua|mulino da grano ad acqua]], situato in via Molini di Mezzo, è costituito da un edificio di mattoni e travi di legno, sorretti da pilastri in muratura, su una pianta rettangolare. L'entrata, anticipata da un porticato, introduce ai locali interni del piano terra; il primo piano è invece raggiungibile tramite una scala esterna, in ferro battuto come le ringhiere dei balconi. Documenti circa la sua esistenza risalgono ai primi decenni del [[XVII secolo]]<ref>ASMi (M-CART-18) Carta dell'ing. Barca, 1615.</ref>.
▲==== Cascina Bice ====
▲Cascina ottocentesca<ref>{{cita web|http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/MI100-00421/|titolo= pagina sulla cascina Bice dal sito lombardiabeniculturali.it |accesso=23 settembre 2012}}</ref> costituita da un ampio corpo centrale rettangolare affacciato su via Michelangelo Buonarroti, aperta nella parte centrale, rientrante, da un portico a quattro archi, a cui corrisponde al piano superiore un analogo [[loggiato]], sostenuto da colonne.
▲==== (ex) Palazzo del Municipio ====
▲Situato in Via Umberto I, a breve distanza da Piazza della Chiesa, si presenta come unedificio a due piani, con una particolare pianta a T rovesciata, venne edificato tra la fine del [[XIX secolo]] e l'inizio del [[XX secolo|XX]] come nuova sede del [[Comune|municipio]] cittadino. Dopo il trasferimento, verso la metà degli anni sessanta, degli uffici comunali in una nuova palazzina in via Roma, il palazzo venne destinato prima come sede della biblioteca civica e successivamente, dagli anni ottanta, alla scuola statale Olivetti.
▲=== Architetture industriali ===
▲==== Stabilimento Gilera ====
▲Sorto per volere di [[Giuseppe Gilera]] nel [[1916]], esso fu dapprima ubicato presso alcuni capannoni dell'industria Bestetti, e solo successivamente nell'attuale sede in via Cesare Battisti; con la sua chiusura, nel [[1993]], ad oggi sopravvivono quelli che furono i locali amministrativi e gli uffici della casa motociclistica. Attualmente è in fase di progettazione la trasformazione di questi edifici, in tempi ancora da stabilire, in un complesso museale dedicato al mondo della [[Gilera]]<ref>{{cita web|http://www.archilovers.com/p39144/Gilera-Design-Complex|titolo= Gilera Design Complex, progetto 2011|accesso=23 settembre 2012}}</ref>.
== Cultura ==
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