Vangelo secondo Matteo: differenze tra le versioni

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[[Howard Clark Kee]] ricorda invece come gli insegnamenti e i detti di Gesù furono tramandati oralmente finché non furono infine messi per iscritto; questa teoria è in parte basata sul «fatto che altri scritti cristiani, più tardi, includono detti attribuiti a Gesù che ricordano quelli inclusi nei vangeli, ma per i quali non vi sono equivalenti».<ref name="Cambridge">Kee (1997), p. 447.</ref> Poiché l'attribuzione è molto antica e poiché Matteo è una figura relativamente poco rilevante nella prima letteratura cristiana, l'attribuzione a Matteo ha comunque ancora i suoi sostenitori<ref>Tra questi, Gundry, (1982), cit. in Dal C. Allison Jr., ''Matthew'', in Muddiman e Barton, ''The Gospels - The Oxford Bible Commentary'', 2010.</ref>. Secondo il biblista anglicano R. T. France, ad esempio, l'apostolo Matteo, per i contenuti e il tono di questo vangelo, rimane il candidato più probabile<ref name="France" />.
 
Attualmente, comunque, anche la più autorevole critica cristiana ritiene che il vangelo non sia stato scritto dall'apostolo Matteo; ad esempio, [[Raymond Edward Brown|Raymond Brown]]<ref>Raymond E. Brown, The Birth of the Messiah, Doubleday, 1993, pp. 45-46, 27, 573, ISBN 0-385-47202-1.</ref> sottolinea che "c'è un accordo quasi unanime nei circoli scientifici di oggi che l'evangelista è sconosciuto, anche se continuiamo a usare il nome «Matteo». La sua dipendenza da Marco (e da Q, un corpo dei detti di Gesù in greco, noto anche a Luca) indica che non era un testimone oculare del ministero di Gesù". Anche gli esegeti del "Nuovo Grande Commentario Biblico", concordemente a quelli dell'interconfessionale [[Bibbia TOB]]<ref>Bibbia TOB, Nuovo Testamento Vol.3, Elle Di Ci Leumann, pp. 40-41, 1976.</ref>, ritengono che l'autore non potesse essere testimone oculare, anche "perché un testimone oculare avrebbe copiato da un altro che non era tale? Il vangelo così come lo abbiamo ora si presenta piuttosto come una sintesi matura che fonde il vangelo più antico, Marco, con una raccolta di detti di Gesù (la cosiddetta Logien-Quelle o Q)".<ref>Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, ''Nuovo Grande Commentario Biblico'', Queriniana, 2002, p. 821, ISBN 88-399-0054-3.</ref> Nel vangelo di Matteo si trovano, infatti, 606 dei 661 versi di Marco e "nel complesso Matteo è particolarmente fedele a Marco, quasi come un copista che riproduca un manoscritto".<ref>Raymond E. Brown, ''An Introduction to the New Testament'', Doubleday, 1997, p. 204, ISBN 0385247672.</ref> Gli studiosi della [[Bibbia di Gerusalemme]]<ref>Bibbia di Gerusalemme, EDB, 2011, p. 2295, ISBN 978-88-10-82031-5.</ref> osservano inoltre che, in merito alla loro formazione, "bisogna ammettere anzitutto che, prima di essere messi per iscritto, i Vangeli, o almeno gran parte del materiale che contengono, sono stati trasmessi oralmente. Inizialmente c'è stata la predicazione orale degli apostoli" e Il teologo [[John Dominic Crossan]]<ref>John Dominic Crossan, ''Who killed Jesus?'', HarperOne, 1995, pp. 16-26, ISBN 978-0-06-061480-5.</ref>, tra i cofondatori del [[Jesus Seminar]], ritiene che "in origine Matteo, e gli altri vangeli, circolarono come anonimi e furono probabilmente sostenuti dalle comunità per le quali furono scritti" e quindi, in merito ai vangeli canonici, "gli scritti che portano i loro nomi furono attribuiti a loro piuttosto che scritti da loro" e "nel secondo secolo, ognuno di questi fu fittiziamente legato direttamente o indirettamente a un'importante autorità apostolica come affermazione di tradizione ininterrotta". Ancora Raymond Brown<ref>Raymond E. Brown, ''Questions and Answers on the Bible'', Paulist Press, 2003, p. 57, ISBN 978-08-091-4251-4.</ref>, in merito, evidenzia che "questo punto di vista [che gli evangelisti non fossero testimoni oculari] ci salva da un enorme numero di problemi che hanno perseguitato la precedente generazione di commentatori che pensavano che qualcuno degli stessi evangelisti avesse visto quello che riporta. [...] Posso fornire altri dieci esempi nei quali la tesi dei testimoni oculari causa doppie teorie o altre spiegazioni implausibili e nei quali la negazione della testimonianza oculare offre una soluzione molto semplice". <br>

Il tedesco [[Alfred Wikenhauser]]<ref>Alfred Wikenhauser, ''Introduzione al Nuovo Testamento'', Padeia, 1981, p. 274, ISBN 978-88-394-0195-3.</ref> evidenzia, quindi, come "in conclusione, poiché il nostro Matteo dipende da fonti greche, e principalmente da Marco, che è la sua fonte primaria, l'autore non può essere identificato con l'apostolo Matteo. Quindi chi sia veramente l'autore del primo vangelo [nell'ordine canonico dato nel Nuovo Testamento] rimane del tutto sconosciuto."
 
==== Riferimenti a un testo in ebraico ====
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I sostenitori dell'attribuzione a Matteo dell'omonimo vangelo notano come il testo rifletta la professione dell'autore, che era un esattore delle tasse: il ''Vangelo secondo Matteo'', infatti, fa riferimento al denaro molto più spesso degli altri, e lo fa utilizzando termini monetari specializzati.<ref>Werner G. Marx, ''Money Matters in Matthew'', ''Bibliotheca Sacra'' 136:542 (April-June 1979), pp. 148-157.</ref> Un esattore delle tasse romano come Matteo, inoltre, sarebbe stato in grado di riportare registrazioni accurate e dettagliate. Se fu Matteo a scrivere il vangelo, lo fece con umiltà, se descrive la festa che diede per Gesù come una cena,<ref>{{Cita passo biblico|Mt|9,9-10}}.</ref> quando l'autore del ''[[Vangelo secondo Luca]]'' parla di un grande banchetto.<ref>{{Cita passo biblico|Lc|5,29}}.</ref> Invece di tentare di nascondere la professione di Matteo, cosa che sarebbe stata segno di inaffidabilità, viene ammesso che egli era un esattore delle tasse, professione molto impopolare tra gli ebrei del I secolo, che spesso consideravano gli esattori traditori e sgherri dell'[[Impero romano]].<ref>Thomas L. Constable, ''Notes on Matthew 3-5''.</ref> Tono e contenuto sarebbero quindi in linea con la figura dell'apostolo<ref name="France"/>.
 
Molti studiosi preferiscono però attribuire l'attuale redazione in greco di ''Matteo'' a un altro autore. Le ragioni fornite includono la composizione del testo in lingua greca, non in aramaico, e la forte dipendenza supposta dal ''[[Vangelo secondo Marco]]'', condivisa da quasi tutti gli studiosi,<ref name="Cambridge"/> come pure la mancanza di caratteristiche solitamente attribuite al racconto di un testimone oculare.<ref>Herman N. Ridderbos, ''Matthew: Bible student's commentary'', Zondervan, 1987, p. 7; [http://www.earlychristianwritings.com/matthew.html earlychristianwritings.com]</ref> I manoscritti originali, inoltre, non recavano scritti i nomi degli autori, e per questo motivo i manoscritti greci sopravvissuti recano un'ampia varietà di nomi per i vangeli; se Matteo avesse scritto il vangelo, lo avrebbe intitolato qualcosa come "Il Vangelo di Gesù Cristo", mentre la scelta del titolo "Vangelo secondo Matteo" indica qualcun altro che cerca di spiegare quale sia la versione della storia contenuta nell'opera.<ref name="Ehrmanapocalyptic">Ehrman (2001), pp. 42, 248-249.</ref> Inoltre il vangelo parla sempre alla terza persona, senza frasi del tipo «Io e Gesù», e quando parla dell'apostolo Matteo (ad esempio in ''Matteo'' {{passo biblico|Mt|9,9}}) lo fa senza indicare che si tratta della persona che sta scrivendo il testo.<ref name="Ehrmanapocalyptic" /> <br>

La quasi unanimità degli studiosi attuali - inclusi quelli cristiani, come precisato nella sezione [[Vangelo secondo Matteo#Autore|Autore]] - ritiene quindi che l'apostolo Matteo, in merito al vangelo attribuitogli, non sia stato l'autore e neppure un testimone oculare.<ref>Raymond E. Brown, ''The Birth of the Messiah'', Doubleday, 1993, pp. 45-46, 27, 573, ISBN 0-385-47202-1; Raymond E. Brown, ''The Birth of the Messiah'', Doubleday, 1993, pp. 45-46, 27, 562, 573, ISBN 0-385-47202-1; ''Bibbia TOB'', Nuovo Testamento Vol.3, Elle Di Ci Leumann, pp. 40-41, 1976; Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, ''Nuovo Grande Commentario Biblico'', Queriniana, 2002, p. 821, ISBN 88-399-0054-3; Raymond E. Brown, ''An Introduction to the New Testament'', Doubleday, 1997, p. 204, ISBN 0385247672; ''Bibbia di Gerusalemme'', EDB, 2011, p. 2295, ISBN 978-88-10-82031-5; John Dominic Crossan, ''Who killed Jesus?'', HarperOne, 1995, pp. 16-26, ISBN 978-0-06-061480-5; Raymond E. Brown, ''Questions and Answers on the Bible'', Paulist Press, 2003, p. 57, ISBN 978-08-091-4251-4; Alfred Wikenhauser, ''Introduzione al Nuovo Testamento'', Padeia, 1981, p. 274, ISBN 978-88-394-0195-3.</ref>
 
==== Altro autore ====
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La maggioranza degli studiosi ritiene oggi che Matteo sia stato scritto originariamente in greco e non sia la traduzione di una precedente versione in aramaico<ref>Brown (1997), pp. 210-211.</ref> e presume che le testimonianze degli scrittori cristiani dei primi secoli facciano riferimento a uno o più documenti distinti dall'attuale Vangelo secondo Matteo; infatti, la quasi unanimità degli studiosi attuali, inclusi quelli cristiani, ritiene che l'autore del Vangelo di Matteo non fosse un apostolo e neppure un testimone oculare<ref group="Nota">Vedi sezione [[Vangelo secondo Matteo#Autore|Autore]]. (Raymond E. Brown, ''The Birth of the Messiah'', Doubleday, 1993, pp. 45-46, 27, 573, ISBN 0-385-47202-1; Raymond E. Brown, ''The Birth of the Messiah'', Doubleday, 1993, pp. 45-46, 27, 562, 573, ISBN 0-385-47202-1; ''Bibbia TOB'', Nuovo Testamento Vol.3, Elle Di Ci Leumann, pp. 40-41, 1976; Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, ''Nuovo Grande Commentario Biblico'', Queriniana, 2002, p. 821, ISBN 88-399-0054-3; Raymond E. Brown, ''An Introduction to the New Testament'', Doubleday, 1997, p. 204, ISBN 0385247672; ''Bibbia di Gerusalemme'', EDB, 2011, p. 2295, ISBN 978-88-10-82031-5; John Dominic Crossan, ''Who killed Jesus?'', HarperOne, 1995, pp. 16-26, ISBN 978-0-06-061480-5; Raymond E. Brown, ''Questions and Answers on the Bible'', Paulist Press, 2003, p. 57, ISBN 978-08-091-4251-4; Alfred Wikenhauser, ''Introduzione al Nuovo Testamento'', Padeia, 1981, p. 274, ISBN 978-88-394-0195-3.).</ref>.
 
<br>Una minoranza di studiosi è, invece, sostenitrice della composizione in aramaico del ''Vangelo secondo Matteo'', posizione che prende il nome di "[[Nuovo Testamento in aramaico|priorità aramaica]]".<ref group=Nota>I principali sostenitori della priorità aramaica sono [[Paul Younan]], [[Andrew Gabriel Roth]], [[Raphael Lataster]], [[James Trimm]], [[Steven Caruso]], [[Primo Vannutelli]] (Vannutelli P., ''Quaestionis de synopticis Evangeliis'', Roma, 1933), P. Martinetti (Martinetti P., ''Gesù Cristo e il cristianesimo'', Milano, 1964), P. Gaechter (Gaechter P., ''Das Matthaus-Evangelium'', Innsbruck, 1964), John A. T. Robinson (Robinson J. A. T., ''Redating the New Testament'', London, 1976), R. H. Gundry (Gundry R. H., ''Mattew. A Commentary on His Literary and Theological Art'', Grand Rapids, Mich., 1983), Jean Carmignac, S. Ben Chorin, R. A. Pritz (Pritz R. A., ''Nazarene Jewish Christianity From the End of the New Testament Period Until Its Disappearance in the Fourth Century'', Magnes Brill, Jerusalem - Leiden, 1988), R. T. France (France R. T., ''Mattew, Evangelist and Teacher'', Exeter, 1989), A. J. Saldarini (Saldarini A. J., ''Matthew's Christian-Jewish Community'', University Press, Chicago, 1994), [[Marie Émile Boismard]] (Boismard M.-E., ''L'Évangile de Marc. Sa préistoire'', Gabalda, Paris, 1994), H.J. Schulz, P. Lapide, e gli esegeti della [[Scuola esegetica di Madrid]], come [[M. Herranz Marco]], José Miguel García Pérez e [[Julián Carrón]].</ref> Questi studiosi generalmente considerano la [[Peshitta]] e le versioni del Nuovo Testamento in antico [[lingua siriaca|siriaco]] più vicine agli autografi originali. Secondo gli esegeti della [[Scuola esegetica di Madrid]], il ''Vangelo di Matteo'' e il suo sostrato aramaico risalirebbe ai primi dieci anni successivi alla morte di [[Gesù]], quindi prima del [[45]].<ref group=Nota>"[...] podemos afirmar que los oríginales semíticos de Mateo y Juan se escribieron en fecha no muy lejana de los hechos; sin duda alguna dentro de los diez primeros años después de la muerte y resurrección de Jesús". Mariano Herranz Marco - José Miguel García Pérez, ''¿Esperó Jesús un fin del mundo cercano?'', Ediciones Encuentro, Madrid 2003, p. 5.</ref> Un testo ebraico del ''Vangelo secondo Matteo'' fu pubblicato nel XIV secolo dal polemista ebraico spagnolo [[Shem-Tob ben Isaac Shaprut]]; sebbene sia normalmente considerato la sua traduzione, vi sono indizi che stesse usando un testo preesistente, basato su qualcosa di più antico dell'attuale testo greco. Esiste anche un [[codice (filologia)|codice]] su [[papiro]] che contiene ''Matteo'' da {{passo biblico|Mt|5,38}} alla fine e che sembra contenere indizi di un testo più antico; alcuni passaggi hanno un senso più chiaro, come l'invocazione degli Ebrei a Gesù «Hoshanna nella casa di Davide» ("Salvezza, preghiamo, nella casa di Davide") invece che «Hoshanna al figlio di Davide» ("Salvezza, preghiamo, per il figlio di Davide") in ''Matteo'' {{passo biblico|Mt|21,9}} e {{passo biblico|Mt|21,15}}.<ref>"[http://www.craigaevans.com/Jewish%20Matthew.pdf Jewish Versions of the Gospel of Matthew] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20090327165344/http://www.craigaevans.com/Jewish%20Matthew.pdf |data=27 marzo 2009 }}" di [[Craig Evans]], ''Mishkan'' 38 (2003), pp. 70-79.</ref>
 
=== Stile ===
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=== Destinatari ===
<ref name="Cita libro|titolo"/> Vi sono indizi a favore del fatto che ''Matteo'' sia stato scritto per una comunità di ebrei cristiani. In {{passo biblico|Mt|18,15-17}} Gesù istruisce i propri discepoli a trattare un membro ostile della comunità come un «gentile e un esattore delle tasse».<ref name="white246">White, p. 246.</ref> In {{passo biblico|Mt|17,24-27}} Gesù e Pietro discutono se sia giusto pagare la tassa del tempio, e dopo aver suggerito di non doverla pagare, Gesù fornisce miracolosamente una moneta a Pietro e gli dice di pagare la tassa per entrambi; dopo la prima guerra giudaica, i Romani utilizzarono i proventi della tassa del tempio per ripagare i costi della guerra: questo passaggio potrebbe essere un riferimento alle dispute interne alla comunità ebraica cristiana sull'opportunità di continuare a pagare questa tassa.<ref name="white246" />
 
=== Luogo di composizione ===
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Soltanto il vangelo di Matteo riporta la [[strage degli innocenti]] compiuta da Erode distinguendosi così dagli altri tre vangeli canonici. La strage è compatibile con il carattere di Erode<ref name="Harrington"/>, le cui gesta<ref>Linda Gunther, ''Erode il Grande'', Salerno editrice, ISBN 978-88-8402-559-3.</ref> si ritrovano anche in altre fonti<ref>Flavio Giuseppe, ''Antichità giudaiche''.</ref>: essa ci è però nota solo tramite Matteo, e la maggior parte degli studiosi non la ritiene un fatto realmente accaduto.<ref name="ref_A">Vedi la sezione [[Strage degli innocenti#Storicità del racconto|Storicità del racconto]] alla voce "Strage degli innocenti".</ref>
 
Molti studiosi, anche cristiani<ref>Cfr ad esempio: John Dominic Crossan, Gesù una bibliografia rivoluzionaria, Ponte alle Grazie, 1994, pp. 36-46, 40-46, ISBN 88-7928-270-0; Rudolf Bultmann, Storia dei vangeli sinottici, EDB, 2016, pp. 291-301, 443-448, ISBN 978-88-10-55850-8; Bart Ehrman, Il Nuovo Testamento, Carocci Editore, 2015, pp. 123-130, ISBN 978-88-430-7821-9; Raymond E. Brown, The Birth of the Messiah, Doubleday, 1993, pp. 29, 36, 48, 107-119, 138, 154, 175, 193-196, 206-217, 227-228, 298, 543, 559-560, 586, 598-600, ISBN 0-385-47202-1; [https://www.focus.it/cultura/storia/i-re-magi-sono-realmente-esistiti Focus.it del 4 gennaio 2019 - I re magi sono realmente esistiti? URL consultato il 27 marzo 2019], [http://archive.is/Deks0 Archivio].</ref>, in particolare per gli episodi relativi alla [[nascita di Gesù]]<ref group=Nota>In merito, vedi, ad esempio, la sezione [[Nascita di Gesù#Storicità dei racconti|Storicità dei racconti]] alla voce "Nascita di Gesù", la sezione [[Strage degli innocenti#Storicità del racconto|Storicità del racconto]] alla voce "Strage degli innocenti" e la sezione [[Stella di Betlemme#Storicità|Storicità]] alla voce "Stella di Betlemme".</ref>, considerano il Vangelo secondo Matteo storicamente non attendibile<ref group="Nota">Sia per le incongruenze interne sia per le contraddizioni con il resoconto della Natività dato da Luca. Ad esempio, Raymond Brown considera i due resoconti dell'infanzia non storici e in contraddizione tra loro, tanto "che gli sforzi per armonizzare le narrazioni in una storia consecutiva sono del tutto infruttuosi". (Raymond E. Brown, ''The Birth of the Messiah'', Doubleday, 1993, pp. 6, 35-38, 100, 240, 497, 562, ISBN 0-385-47202-1.).</ref> e tale natività modellata dell'evangelista su quella di [[Mosè]], a sua volta derivata da precedenti tradizioni di altri popoli<ref group="Nota">Vedi la sezione [[Nascita di Gesù#Interpretazione come natività mitologica|Interpretazione come natività mitologica]] alla voce "Nascita di Gesù" (Raymond E. Brown, ''The Birth of the Messiah'', Doubleday, 1993, pp. 29, 36, 48, 107-119, 138, 154, 175, 193-196, 206-217, 227-228, 298, 543, 559-560, 586, 598-600, ISBN 0-385-47202-1; John Dominic Crossan, ''Gesù una biografia rivoluzionaria'', Ponte alle Grazie, 1994, pp. 40-46, 50-51, ISBN 88-7928-270-0; Rudolf Bultmann, ''Storia dei vangeli sinottici'', EDB, 2016, pp. 291-301, 443-448, ISBN 978-88-10-55850-8.).</ref>. Nota, inoltre, [[Raymond Edward Brown|Raymond Brown]]<ref>Raymond E. Brown, ''The Birth of the Messiah'', Doubleday, 1993, pp. 36, 31-32, 179, 191, ISBN 0-385-47202-1.</ref> che "il racconto di Matteo contiene un numero di eventi pubblici straordinari o miracolosi che, se fossero stati reali, avrebbero dovuto lasciare tracce negli archivi ebraici o altrove nel NT (il re e tutta Gerusalemme sconvolti dalla nascita del Messia a Betlemme, una stella che si muoveva da Gerusalemme verso sud a Betlemme e viene a sostare su una casa, il massacro di tutti i bambini maschi a Betlemme)"<ref group=Nota>Aggiunge ancora il teologo: "l'incapacità di Erode di trovare il bambino a Betlemme sarebbe perfettamente comprensibile in una storia in cui non c'erano magi venuti dall'Oriente e dove aveva solo una conoscenza generale delle Scritture su Betlemme a guidarlo. Diventa ridicolo quando la strada verso la casa è stata segnalata da una stella che si è fermata su di essa, e quando il percorso verso la porta della casa in un piccolo villaggio è stato evidenziato dalla presenza di stranieri esotici [i magi]" e "molte caratteristiche sono sconcertanti. Se Erode e tutta Gerusalemme sapevano della nascita del Messia a Betlemme (Mt2:3), e infatti Erode massacrò i figli di un'intera città nel corso della ricerca di Gesù (2:16), perché più tardi nel suo ministero nessuno sembra conoscere le meravigliose origini di Gesù (13:54-55), e il figlio di Erode non ricorda nulla di lui (14:1-2)?".</ref>. <br>

Anche in merito agli eventi straordinari accaduti al momento della morte di Gesù<ref>''Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono. E uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti.'' ({{Cita passo biblico|Mt27,51-53}}).</ref>, Matteo non viene ritenuto storicamente attendibile, in particolare quando - unico tra i quattro vangeli e senza che tali eventi siano citati in alcun resoconto storico dell'epoca - narra del forte terremoto che spezzò le rocce e della risurrezione dei morti che poi entrarono in Gerusalemme e furono visti da molti, sembra senza suscitare panico.<ref>Bart Ehrman, ''Prima dei vangeli'', Carocci Editore, 2017, p. 148, ISBN 978-88-430-8869-0.</ref> La scena è ritenuta, dalla grande maggioranza degli studiosi, anche cristiani<ref>Rudolf Bultmann, ''Storia dei vangeli sinottici'', EDB, 2016, p. 274, ISBN 978-88-10-55850-8.</ref><ref>John Dominic Crossan, ''Who killed Jesus?'', HarperOne, 1995, p. 197, ISBN 978-0-06-061480-5.</ref>, di natura leggendaria e - come evidenziano gli esegeti della [[École biblique et archéologique française]] (i curatori della [[Bibbia di Gerusalemme]])<ref>Bibbia di Gerusalemme, EDB, 2011, p. 2388, ISBN 978-88-10-82031-5.</ref> - a livello simbolico, "la risurrezione dei giusti dell'AT è un segno dell'era escatologica"<ref group=Nota>Tali studiosi aggiungono che questi risorti attendono la risurrezione di Gesù per entrare in Gerusalemme, la città santa, e "si ha qui una delle prime espressioni della fede nella liberazione dei morti mediante la discesa di Cristo agli inferi".</ref>. Anche Raymond Brown<ref>Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah Vol. 2'', Anchor Yale Bible, 2010, pp. 1133-1138, 1140, ISBN 978-0385494496</ref> ritiene che tali episodi siano presentati da Matteo, secondo la propria visione teologica, "in linguaggio apocalittico e immagini prese dalle Scritture" e "a creare maggior problema nell'interpretazione letterale è il fatto di non comprendere la loro natura simbolica e il genere letterario nel quale vengono presentati. Un paragone sarebbe per i lettori dell'anno 4000 d.C. il dibattere sulla storicità del libro di George Orwell "''[[1984 (romanzo)|1984]]''": Orwell è stato l'interprete più perspicace delle forze distruttive scatenate durante la sua vita, ma la sua fu una visione discriminante, non la storia di cosa effettivamente accadde in un anno specifico"; Brown evidenzia anche che tale materiale potrebbe esser giunto a Matteo "dagli stessi ambienti che gli fornirono del materiale per la narrativa dell'infanzia (specialmente la storia dei magi, la stella, e il re malvagio del cap.2) e l'episodio della morte di Giuda ossessionato dal rimorso per il sangue innocente. Tale materiale è quasi totalmente composto da intrecci delle Scritture, in cui Matteo dà libero sfogo al simbolismo".
 
=== Linea teologica ===
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* La vita di Mosè si conclude sul monte Nebo dove muore, mentre la storia di Gesù si conclude anch'essa su un monte, dove appare ai suoi discepoli dopo la sua [[risurrezione di Gesù|risurrezione]]; a differenza di Mosè, che passa il ruolo ad un suo successore, Gesù invia in missione i suoi discepoli, assicurandogli che sarà sempre con loro.<ref>[https://www.studibiblici.it/conferenze/idiecimiracolidigesuinmatteo.pdf I dieci miracoli di Gesù nel vangelo di Matteo]</ref>
 
[[Raymond Edward Brown|Raymond Brown]], in merito ai due resoconti della [[Nascita di Gesù|Natività]], ritiene che Matteo e Luca abbiano inserito, probabilmente dopo la stesura dei loro vangeli, tutto o parte dei racconti delle natività in base alle proprie necessità redazionali e teologiche e considera gli "evangelisti come autori veramente creativi e non semplici redattori". Anche il teologo John Dominic Crossan, tra i cofondatori del [[Jesus Seminar]], ritiene che le narrazioni di Matteo e Luca, "caratterizzate da una tale libertà compositiva", non abbiano carattere storico ma rispondano alle necessità teologiche degli evangelisti e, ad esempio, in Matteo "Gesù è un nuovo e più grande Mosè".<ref>John Dominic Crossan, ''Gesù una biografia rivoluzionaria'', Ponte alle Grazie, 1994, pp. 36-46, ISBN 88-7928-270-0.</ref> <br>

Anche in merito agli eventi descritti da Matteo alla morte di Gesù<ref>''E Gesù, emesso un alto grido, spirò. Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono. E uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti.'' ({{Cita passo biblico|Mt27,50-53}}).</ref>, il teologo Raymond Brown<ref>Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah Vol. 2'', Anchor Yale Bible, 2010, pp. 1135-1136, 1140, ISBN 978-0385471770.</ref> sottolinea che "Luca e Matteo hanno entrambi combinato lo squarciarsi del velo del tempio, che presero da Marco, con altri segni apocalittici [Giovanni non menziona, invece, alcuno di questi eventi]. Senza aggiungere nuovi segni, Luca spostò il momento dello squarcio a prima della morte di Gesù e lo unì al buio [su tutta la Terra]", mentre "attingendo da tradizioni popolari, Matteo ha unito lo squarciarsi del velo del Tempio ad altri segni divini apocalittici che intensificano il giudizio provocato dalla crocifissione e morte del Figlio di Dio" e Matteo "insegna che la morte e risurrezione di Gesù segnarono l'inizio degli ultimi tempi e il giudizio divino, scuotendo la terra come complemento all'oscurità minacciosa che si verificò, e con la risurrezione dei santi a una nuova vita".
 
=== Altri temi ===